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FONDI E PROGETTI EUROPEI SU INTELLIGENZA ARTIFICIALE, ETICA, LOTTA ALLE GUERRE


di Cinzia Boschiero

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Domanda: ci sono fondi e progetti europei sull’intelligenza artificiale che siano etici e ci consentano di monitorare il mondo del lavoro? Mariella Gussavi

Risposta:
ci sono molti fondi e diversi progetti europei sull’intelligenza artificiale in tutti i settori e trasversali a tutti gli ambiti della conoscenza. Si sta lavorando da anni a livello europeo ed internazionale per cercare di dare dei limiti etici allo sviluppo di strumenti che con l’intelligenza artificiale possano ledere i diritti della Persona. Presso la FAST, Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche si sono tenuti diversi corsi, seminari e convegni sul tema AI e uno, di recente, intitolato “’informazione e l’Intelligenza Artificiale: tra etica e deontologia nelle realtà italiane”, in collaborazione con ENIA, ente nazionale per l’Intelligenza Artificiale, un laboratorio di idee e progetti innovativi per società civile, imprese e centri di ricerca. Vi hano partecipato come relatori esperti nazionali ed internazionali quali il dott Alberto Pieri,  Fabio Pizzul, il prof Luca Mari, LIUC,  Gigio Rancilio, l’editore Germano Bertin,  il presidente di Ugis  Giovanni Caprara, la docente ENIA Federica maria Rita Livelli, il dott. Roberto Magnani, consigliere AEIT Milano e organizzatore dell’evento come membro del comitato tecnico scientifico di ENIA,  una rappresentante di  EUSJA e autorità quali Elena Buscemi, presidente del Consiglio comunale di Milano. Esiste inoltre un Osservatorio nazionale sull’adozione dei sistemi di Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che è un primo passo di un percorso mirato a monitorare, analizzare e anticipare gli effetti dell’IA sul mercato del lavoro italiano. L’iniziativa si inserisce nel quadro strategico delle attività promosse dal Ministero in linea con gli obiettivi definiti nel Piano d’Azione del G7 su Lavoro e Occupazione, ospitato a Cagliari nel settembre 2024 e con il documento “Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026” elaborato dall’Agenzia per l’Italia Digitale. La riunione dei Garanti dei Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti), insieme anche al presidente dell’European Data Protection Board -EDPB (Anu Talus) e all’European Data Protection Supervisor – EDPS (Wojciech Wiewiórowski), si è svolta quest’anno a Ottawa, sotto il coordinamento del presidente della Commissione canadese per la protezione dei dati, Philippe Dufresne. Ad Ottawa è stata presentata la  G7 AI Adoption Roadmap, volta a promuovere un’adozione responsabile e sicura dell’AI, con l’obiettivo di sostenere le piccole e medie imprese che rappresentano la spina dorsale delle economie europee; inoltre, per il settore pubblico, questo G7 ha elaborato  la G7 GovAI GrandChallenge, con lo scopo di favorire l’incubazione e lo sviluppo di iniziative che diffondano l’uso responsabile dell’AI pure nel settore pubblico. Inoltre, sia  Milano che ad Ottawa, si è parlato della sostenibilità e dell’efficienza energetica e dell’ impatto dell’AI,  dello sviluppo della data economy, dei data center esistenti e su quelli necessari per servire questa fase di accelerazione tecnologica avanzata in tutti i settori. E’ stato ribadito che serve un bilanciamento tra esigenze di business e libertà personali su cui lavora da sempre l’Unione Europea nel panorama mondiale, come hanno scritto e detto i Garanti del G7. E’ emerso che le norme europee sulla data economy, sui dati, sull’AI e sulle sue applicazioni sono utili per la tutela dei diritti fondamentali delle Persone e dei lavoratori in primis, presidiano i Valori costituzionali e sono un fattore abilitante dell’innovazione se rispettate, se sostenute; oltretutto, se ben modulate  con etica operativa, al fianco della veloce evoluzione scientifica e tecnologica, possono diventare il vero valore aggiunto per le imprese che innovano, generando profitti, nuovi posti di lavoro e benessere sociale a favore di tutti i cittadini, soprattutto dei più fragili.

Domanda: ci sono progetti su AI e alfabetizzazione? Irma Spezia

Risposta:
sì. Ci sono progetti della associazione MedMediaEducation, progetti con il programma comunitario ErasmusPlus e con i fondi strutturali. Ci sono poi progetti di ricerca per realizzare tool innovativi utili per AI e alfabetizzazione digitale. Ci sono inoltre bandi del programma comunitario Europa Digitale aperti. E’ aperto ad esempio sino al 2 settembre un bando di 42 milioni di euro per il Network dei Centri Safer Internet nazionali, voluti dalla Commissione europea per fornire informazioni sulla sicurezza online, risorse educative, strumenti di sensibilizzazione del pubblico e servizi di consulenza e segnalazione gratuiti attraverso linee telefoniche dedicate e hotline per i giovani, gli insegnanti/educatori e i genitori/assistenti. I SIC aiutano i minori ad affrontare i rischi online e a diventare cittadini digitali, resilienti. C’è un altro bando aperto per l’ European Network di Factcheckers per mantenere e sviluppare ulteriormente una piattaforma a sostegno delle operazioni dell‘Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO), nonché approfondire la copertura linguistica e la capacità operativa del fact-checking in Unione Europea. In particolare si  sostiene la cooperazione operativa tra fact-checkers, ricercatori e operatori dell’alfabetizzazione mediatica in tutta l’Unione Europea attraverso EDMO. Eusja, associazione europea dei giornalisti scientifici, partecipa prossimamente a bandi europei per la lotta alle fake news e per ribadire il ruolo dei giornalisti scientifici contro un uso non etico della comunicazione sui social soprattutto. Ad esempio è aperto un bando europeo  di sette milioni di euro per sostenere accademie europee settoriali di digital skills (Digital Skills Academy in GenAI) a supporto della Strategia europea di applicazione dell’IA. Fornirà competenze di base e avanzate per lo sviluppo, la distribuzione e l’applicazione di modelli e applicazioni di IA agli studenti universitari, laureati e post-laurea, e agli attuali e futuri specialisti del settore e delle TIC nelle piccole e medie imprese, nelle startup e nel settore pubblico. Ogni accademia lavorerà in stretto coordinamento con le Fabbriche di IA  europee e ne sosterrà ulteriormente il lavoro.

Domanda: ci sono iniziative e progetti contro le guerre sia digitali che sul campo? Adriano Villardi

Risposta
: sì. In effetti ci sono 56 conflitti aperti sul campo attualmente e diversi “conflitti” aperti nel “campo digitale” con giochi di potere e progetti, sviluppo di tool e strumenti che possano ledere la comprensione dei dati reali e manipolare le menti di persone non avvezze a comprendere e poter distinguere dati, video, foto manipolati o meno. Siamo dinanzi a nuove sfide molto cruciali per la libertà di ogni cittadino nel mondo. CERTH (coordinatore del progetto europeo vera.ai, è uno dei più grandi centri di ricerca greci e tra i primi  10 centri di ricerca dell’Unione Europea; CERTH è rappresentato dal team di Verifica dei Media  dell’Istituto per le Tecnologie dell’Informazione,  che vanta un’esperienza nell’IA per l’analisi multimediale e dei social network, maturata in numerosi  progetti sulla verifica dei social media.  CERTH si occuperà di analisi di immagini e video e di rilevamento di manipolazioni visive, in particolare deepfake. Tra i progetti di ricerca  comunitari c’è dunque  Vera.ai  che terminerà il 14 settembre 2025 ed è un progetto di ricerca e sviluppo incentrato sull’analisi della disinformazione e su strumenti e servizi di verifica supportati dall’intelligenza artificiale. Inoltre c’è il Global Conflict Risk Index (GCRI), sviluppato dalla Commissione Europea, che stima il rischio statistico di conflitti violenti in specifici Stati. Inoltre, il Global Peace Index valuta la pace in vari Stati, inclusi quelli europei. Infine, il Geopolitical Risk Index (GPR) misura la frequenza con cui argomenti legati a crisi e conflitti compaiono nei principali quotidiani internazionali. Per contrastare i conflitti che si combattono nello spazio cibernetico, utilizzando tecnologie informatiche e digitali per attaccare infrastrutture critiche, sistemi di comunicazione, o per diffondere disinformazione e propaganda ci sono i fondi del programma Europa Digitale. Questi attacchi e guerre si affiancano di solito alle forme tradizionali di guerra e possono avere conseguenze molto gravi, come il blocco di servizi essenziali, la diffusione di panico, o la manipolazione dell’opinione pubblica. Siamo più tecnologici, ma siamo pure più fragili sotto certi punti di vista. Il programma dell’UE per la cybersicurezza fornisce agli Stati membri dell’Unione europea, sulla base delle fondamenta gettate dal programma per la cybersicurezza 2017, orientamenti importanti per rafforzarne la preparazione, le capacità di individuazione e la risposta agli incidenti di cybersicurezza, tenendo conto di importanti atti legislativi di recente adozione quali la direttiva NIS2 e il regolamento sulla cybersolidarietà. Il programma dell’UE per la cybersicurezza vuole affrontare un panorama sempre più complesso di minacce informatiche rafforzando le reti comunitarie esistenti, promuovendo la cooperazione tra gli Stati membri e i soggetti interessati e superando eventuali ostacoli. Il Cyber Blueprint dovrebbe consentire agli attori dell’Unione europea competenti di comprendere come interagire e utilizzare al meglio i meccanismi disponibili durante l’intero ciclo di vita della gestione delle crisi. Mira a spiegare cos’è una crisi informatica e cosa innesca un meccanismo di crisi informatica a livello di Unione europea. Spiega l’utilizzo di meccanismi disponibili come il Meccanismo di Emergenza per la Sicurezza Informatica, inclusa la Riserva di Sicurezza Informatica dell’UE, nella preparazione di come gestire, rispondere e riprendersi da una crisi derivante da un incidente di sicurezza informatica su larga scala. Mira inoltre a promuovere una cooperazione più strutturata tra attori civili e militari, inclusa la cooperazione con l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), dato che un incidente informatico su larga scala che colpisca le infrastrutture civili dell’Unione europea da cui dipendono le forze armate può anche attivare i meccanismi di risposta della NATO. Il piano proposto europeo il 25 febbraio 2025 si basa sui quadri esistenti, come la ‘Risposta Politica Integrata alle Crisi’ e il ‘Pacchetto di Strumenti dell’UE per la Diplomazia Cibernetica’, allineandosi al contempo a iniziative recentemente adottate, come il ‘Piano per le Infrastrutture Critiche’ e il ‘Codice di Rete sulla Sicurezza Cibernetica’ per il settore elettrico dell’UE. Propone misure volte a rafforzare la collaborazione tra entità civili e militari, inclusa la NATO, riflettendo al contempo gli obiettivi della futura strategia di preparazione dell’UE. Inoltre, la proposta promuove la sicurezza delle comunicazioni e gli sforzi strategici per contrastare la disinformazione.





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