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«Ricostruzione nel Maceratese: in questa provincia sperimentati diversi metodi innovativi»


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Il commissario alla ricostruzione Guido Castelli

Dalla cantierizzazione programmata del centro storico di Camerino allo sblocco della ricostruzione degli istituti scolastici che ora procede spedita, fino agli investimenti del Piano complementare e a quelli che interessano Ussita, Visso e Castelsantangelo contro il rischio idrogeologico del fiume Nera. Sono solo alcuni degli esempi citati dal commissario alla Ricostruzione, Guido Castelli, riguardo la ripartenza in provincia di Macerata dopo la presentazione del Rapporto 2025 sulla ricostruzione post sisma. 

Commissario Castelli, la prima domanda è obbligatoria: Come sta andando la ricostruzione e in particolare nella nostra regione?

«Lo sblocco rilevato nella ricostruzione privata negli ultimi anni ha riscontrato una progressione costante, segnalato soprattutto dagli incrementi dei pagamenti erogati da Cassa depositi e prestiti verso le imprese che operano nei cantieri. Nel 2023 le erogazioni Cdp sono balzate di +37% sul 2022; nel 2024 il ritmo è ulteriormente incrementato con un +24% rispetto al 2023 e, i primi cinque mesi del quadrimestre 2025 segnano un ulteriore +22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In totale sono stati liquidati oltre 6 miliardi di euro, di cui oltre il 60% liquidato dal 2023 ad oggi. Al 31 maggio 2025 le Richieste di Contributo presentate sono arrivate a 34.148 (per un valore di oltre 15,8 miliardi di euro) con un incremento rispetto all’anno scorso vicino al 10%. In particolare, nelle Marche al 31 maggio 2025 sono pervenute 19.315 domande (per un importo richiesto di quasi 10,5 miliardi). Nei primi cinque mesi dell’anno le pratiche approvate dagli Uffici Speciali sono 22.482, oltre il 65,8 % delle 34.148 domande presentate. Nelle Marche le pratiche approvate sono 13.624 (70,5% di quelle presentate). Sempre nelle Marche i cantieri in corso sono 5.643, quelli chiusi 7.388. Si aggiungeranno in corso d’anno altri 1200 cantieri per la ricostruzione pubblica, in tutto il cratere. Nelle Marche si concentra oltre la metà delle opere, con 1.873 interventi per 2,47 miliardi di euro. Nei primi cinque mesi del 2025 solo nelle Marche ne sono già stati aperti 200».

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Il cantiere del nuovo ospedale di Tolentino (foto repertorio)

Lei continua a ripetere che non basta rimettere in piedi gli edifici. Occorre ridare opportunità di vita a chi è rimasto, quindi lavoro, servizi, connessioni. In questo caso, con la rigenerazione socio-economica a che punto siamo?

«Arginare il fenomeno dello spopolamento dei territori colpiti dal sisma 2016 rappresenta ancora oggi uno dei principali obiettivi da affrontare con maggior risolutezza. Restituire condizioni socio-economiche in grado di migliorare la qualità della vita e, al contempo, proporre un modello di rigenerazione territoriale rappresenta un impegno imprescindibile nei confronti delle comunità colpite dal sisma. Si tratta, allo stesso tempo, di una condizione fondamentale per garantire un presidio attivo del territorio. E si può dire che c’è vita nel cratere. Infatti, è significativo l’esito dei bandi avviati per favorire il rilancio del tessuto socio economico dell’area dei crateri con il programma NextAppennino. Del complessivo 1,8 miliardi di euro, 625 milioni di euro sono stati resi disponibili sotto forma di agevolazioni sui nuovi investimenti: le domande sono state oltre duemila, per un valore complessivo di 2 miliardi e 541 milioni di euro, con la richiesta di 1 miliardo e 490 milioni di euro di contributi. Per quanto riguarda la ripartizione tra le regioni dei progetti e delle risorse, le Marche, con oltre il 46% dei progetti ed il 45% delle risorse, risulta la regione che ne ha assorbito la maggior quota. Segue l’Abruzzo che ha fatto registrare oltre il 34% dei progetti complessivi a fronte del 38,6% delle risorse concesse; l’Umbria con oltre il 9% dei progetti presentati e quasi il 9% delle risorse; infine, la regione Lazio con il 10% dei progetti ed il 7,5% delle risorse».

Ripresa economica in corso, dunque. C’è anche qualche segnale positivo sul fronte occupazionale?

«In termini occupazionali, gli investimenti attiveranno circa 4.700 nuovi posti di lavoro. Ma ci sono già dei segnali più che positivi. I dati Sisco evidenziano che, nel triennio 2022-2024, i 138 comuni del cratere sismico del 2016 hanno registrato un progressivo rafforzamento dei flussi in entrata nel mercato del lavoro. Le nuove attivazioni sono passate dalle 25,1 mila del primo trimestre 2022 alle 26,8 mila del primo trimestre 2024 (+7,0%), con un picco di 30,8 mila nel terzo trimestre 2023. La crescita media annua delle assunzioni è pari al +3,9% nel 2023 e al +2,4% nel 2024 (+6,4% tra media 2024 e media 2022). Nell’area del cratere che insiste sulle Marche si registra un picco particolarmente significativo, che supera il 10%».

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Un cantiere della ricostruzione nell’entroterra (foto repertorio)

Lei ha sempre detto che il grande problema è lo spopolamento.

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«Lo spopolamento delle aree interne, comprese quelle del cratere, era accentuato anche prima del terremoto. Le scosse hanno accelerato una tendenza in atto. Ma dietro alla cattiva notizia ci sono segnali di “restanza” e “tornanza”, per dirla con i vocaboli del festival, presi in prestito dalla riflessione antropologica e sociologica di Vito Teti, anche lui ospite del Festival che abbiamo celebrato pochi giorni fa a Colli del Tronto. Sempre Istat, in quella occasione ha fornito i dati di una indagine che documenta, tra il 2023 e il 2024, in queste aree, un saldo che è tornato positivo tra emigrazione e immigrazione. Le analisi dell’oggi – dell’Istat – si incrociano con coerenza con le analisi predittive degli anni a venire, elaborate dal Cresme, che prevede un ritorno di quasi 40mila residenti. Qualcosa di buono sta accadendo».

Il Rapporto 2025 evidenzia numerosi interventi nella provincia di Macerata. Qual è il ruolo di questo territorio nella strategia della ricostruzione post-sisma?

«È qui che abbiamo sperimentato approcci innovativi come la cantierizzazione programmata del centro storico di Camerino, suddivisa in tre fasi coordinate per garantire il ritorno alla vita normale. Oggi possiamo celebrare risultati concreti: l’istituto Betti di Camerino è stato completato e sarà inaugurato a settembre con un progetto pedagogico innovativo della Andrea Bocelli Foundation, mentre l’Itts Divini di San Severino procede ora a ritmo sostenuto dopo lo sblocco definitivo. Ma l’eccellenza del territorio maceratese emerge anche nei 142 interventi complessivi della Misura A del Piano nazionale complementare, per un investimento totale di 133,6 milioni di euro. Particolarmente strategici sono inoltre gli interventi nell’Alto Nera, che coinvolgono i Comuni di Ussita, Visso e Castelsantangelo, dove stiamo affrontando in modo strutturale il rischio idrogeologico del fiume Nera con 42,8 milioni di euro di investimenti, grazie anche al supporto scientifico dell’Università Politecnica delle Marche. Il Recovery Art di Camerino (primo nelle Marche con circa 33 milioni di investimento complessivo) diventerà un centro di eccellenza internazionale per il recupero dei beni culturali danneggiati dalle calamità. Tutto questo si regge sulla collaborazione fondamentale con il presidente Francesco Acquaroli, la cui visione strategica è stata determinante. Insieme stiamo dimostrando che Macerata, così come il resto delle Marche, non è solo territorio da riparare, ma fucina di soluzioni replicabili per tutte le aree interne d’Italia».

(redazione CM)

«Ricostruzione privata a +22% e cresceranno occupazione e Pil»





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