La trasformazione digitale è una priorità fondamentale per l’Unione Europea, perseguita attraverso gli obiettivi del decennio digitale per il 2030. Eurostat, l’ufficio statistico dell’UE, ha da poco pubblicato una relazione interattiva, Digitalisation in Europe, che traccia un quadro dettagliato relativo all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) da parte di individui e imprese.
Le competenze digitali
Il primo dato che viene messo in evidenza nel report è che, nonostante la maggior parte degli europei utilizzi internet regolarmente, solo poco più della metà (55,6%) possiede le competenze digitali di base o superiori. Mentre Paesi Bassi e Finlandia mostrano percentuali elevate, l’Italia si trova al di sotto della media europea (45,8%). In sostanza, più della metà degli italiani non possiede competenze digitali adeguate. Il report non presenta una suddivisione per fasce di età, pertanto non è possibile stabilire con certezza l’influenza della popolazione anziana su questi dati allarmanti. Tuttavia, è piuttosto evidente che il 54% degli italiani che non possiedono le competenze ICT necessarie non possa appartenere esclusivamente alla fascia di popolazione più anziana, ma debba comprendere anche le fasce più giovani, rendendo il quadro ancora più preoccupante.
Un altro degli obiettivi dell’Unione Europea è quello di aumentare il numero di specialisti ICT, con un target di 20 milioni entro il 2030 e con una partecipazione equilibrata tra uomini e donne. Nel 2024, gli specialisti ICT rappresentavano una quota rilevante dell’occupazione totale in Europa (5%), in crescita rispetto al 2014. Svezia, Lussemburgo e Finlandia registrano i tassi più alti (8%), mentre Grecia e Romania (2,5%, 2,8%) sono tra i più bassi. Anche in questo caso l’Italia si colloca nella parte inferiore della classifica, rimanendo sotto la media europea con un tasso di impiego nell’ICT del 4%.
Un tasto dolente messo in luce dal report è che, a livello europeo, pur a fronte di una crescita generale del settore, la presenza femminile nell’ambito ICT rimane limitata (19%, contro l’81% di impiego maschile). Alcuni Paesi come Estonia, Romania e Bulgaria mostrano una maggiore inclusione femminile (27-28%), ma in Italia, ancora nel 2024, le donne rappresentano una percentuale molto bassa, e al di sotto della media europea, attestandosi al 16%. Si tratta di una sproporzione che non può non saltare all’occhio, e che va affrontata a partire già a livello scolastico e universitario.
Integrazione digitale nelle imprese:
obiettivi e realtà
L’integrazione delle tecnologie digitali è fondamentale per la competitività delle imprese. L’UE mira a garantire che, entro il 2030, oltre il 90% delle PMI possa raggiungere un livello base di intensità digitale e che il 75% delle imprese arrivi ad utilizzare servizi cloud, big data o sistemi di intelligenza artificiale. Il Digital Intensity Index (DII) serve proprio a misurare l’utilizzo delle tecnologie digitali. Nel 2024, la maggior parte delle imprese dell’UE ha raggiunto un livello base di digitalizzazione. Per le PMI, tale obiettivo è ancora lontano, mentre per le grandi imprese è quasi raggiunto. Le grandi imprese mostrano livelli di intensità digitale più elevati rispetto alle PMI, che si trovano per lo più a livelli bassi o molto bassi. In Italia, le PMI mostrano prevalentemente livelli di intensità digitale bassi (43,5%) o molto bassi (29,3%).
I servizi di cloud computing offrono alle imprese accesso a risorse informatiche esterne, evitando la necessità di infrastrutture proprie. Nel 2023, quasi la metà delle imprese dell’UE ha acquistato servizi cloud. Le grandi imprese ne fanno un uso maggiore rispetto alle PMI. Finlandia, Svezia e Danimarca sono tra i maggiori utilizzatori.
Inoltre, negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale sta diventando sempre più diffusa per migliorare le attività aziendali. Nel 2024, una percentuale significativa (13%) delle aziende dell’UE ha utilizzato sistemi di IA, in aumento rispetto al 2023 (8%). L’uso dell’IA è più comune nelle grandi imprese che nelle PMI, e le tecnologie più utilizzate includono l’analisi e la generazione di linguaggio. L’uso dell’IA è più elevato in Danimarca, Svezia e Belgio, mentre è più basso in Romania, Polonia e Bulgaria. In Italia, la percentuale di imprese che utilizzano l’IA è al 8%, anche in questo caso ben inferiore rispetto alla media europea.
Quasi tutte le aziende dell’UE, indipendentemente dalle dimensioni, dispongono ormai della connessione a banda larga, che è divenuta fondamentale. Più della metà delle imprese dell’UE utilizza i social media e tiene riunioni online, mentre il commercio elettronico permette loro di vendere beni o servizi online. Nel 2024, una parte delle imprese dell’UE ha effettuato vendite elettroniche, un aumento rispetto al 2014. Le vendite tramite sito web/app e lo scambio elettronico di dati sono le principali modalità di vendita. Le grandi imprese effettuano più vendite online rispetto alle PMI. Le vendite elettroniche rappresentano una quota crescente del fatturato totale delle imprese dell’UE.
La sicurezza ICT è fondamentale in questo ambito. Nel 2024, una parte delle imprese dell’UE ha subito incidenti di sicurezza ICT. Le aziende implementano diverse misure di sicurezza, come l’autenticazione con password forti, il backup dei dati e il controllo degli accessi. Circa la metà delle imprese dell’UE ha informato il personale sui propri obblighi in materia di sicurezza ICT. Molte aziende hanno anche una documentazione sulle misure di sicurezza, che viene regolarmente aggiornata.
E-Government e attività online dei cittadini
Il report di Eurostat evidenzia inoltre come l’uso di Internet per le procedure amministrative sia in crescita, grazie all’e-government, che offre efficienza e accesso alle informazioni della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo dell’UE per il 2030 è che tutti i principali servizi pubblici siano disponibili online. Nel 2024, quasi la metà delle persone nell’UE che hanno usato Internet ha cercato informazioni sui siti web delle autorità pubbliche. Questa percentuale varia molto da un Paese all’altro, con Danimarca, Finlandia e Cipro in testa, mentre l’utilizzo è diffuso in tutte le fasce d’età.
Un altro dato da evidenziare è che, nel 2024, quasi tutti gli utenti Internet dell’UE (93%) hanno dichiarato di avervi fatto ricorso negli ultimi tre mesi. Si tratta di un dato significativo, se messo in relazione alle scarse competenze ICT viste sopra, e che dà l’idea di quante persone utilizzino quotidianamente le tecnologie digitali senza avere le conoscenze e competenze adeguate. Le attività più comuni includono la comunicazione (e-mail, messaggistica), la ricerca di informazioni su beni e servizi, le chiamate online, le operazioni bancarie online, la lettura di notizie e l’uso dei social network.
Gli acquisti online sono molto diffusi e, rispetto al 2014, la popolazione dell’UE che ha acquistato online nel 2024 è aumentata. La percentuale di acquirenti online varia da un Paese all’altro, con l’Italia tra quelli con le percentuali più basse. Gli acquisti online sono più popolari tra le fasce d’età giovani. Abbigliamento e servizi di streaming sono i prodotti più acquistati. L’uso di dispositivi connessi a Internet (IoT), come gli elettrodomestici intelligenti, è in aumento. Nel 2024, una percentuale significativa di utenti Internet dell’UE ha utilizzato dispositivi IoT, principalmente per l’intrattenimento domestico intelligente.
Eurostat: Italia e digitalizzazione, verso il 2030
Il report Eurostat 2025 sulla digitalizzazione in Europa restituisce insomma l’immagine di un continente in trasformazione. È evidente un progresso in diverse aree, ma emergono anche nodi da sciogliere. L’Italia, in particolare, deve ancora fare numerosi passi avanti relativamente alla diffusione delle competenze digitali e – aspetto di grande rilevanza – all’inclusione delle donne nel settore ICT. Per centrare gli ambiziosi traguardi digitali dell’Unione Europea, sarà essenziale intensificare gli sforzi per migliorare le competenze digitali della popolazione, favorire una maggiore partecipazione femminile nel settore tecnologico e promuovere l’adozione diffusa delle tecnologie digitali da parte delle imprese, con un’attenzione specifica alle piccole e medie realtà. Si tratta di un percorso che richiede impegno e visione, ma che può portare a un futuro più connesso e inclusivo per tutti.
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