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Al via l’Assemblea di Farmindustria, Cattani: “Farmaceutica italiana protagonista in Europa, record per export e produzione”


“Farmaci e vaccini al primo posto in Italia per surplus con l’estero, con oltre 21 miliardi di attivo nel 2024. Con nuovi record per produzione, 56 miliardi di euro, ed export, 54 miliardi, raggiunti nel 2024 dall’industria farmaceutica in Italia, che conferma il ruolo di leader in Ue della nostra Nazione, insieme a Germania e Francia. Imprese che sono prime dal 2022 al 2024 anche per incremento del valore aggiunto, +18%, rispetto a una crescita cumulata del Pil dell’1,4%”, ha affermato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, nel corso dell’Assemblea che si svolge oggi a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione.

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“Bisogna incentivare la ricerca e per questo l’industria è fondamentale. Dobbiamo lavorare perché possa essere il modo per tutelare i cittadini. Non è solo un comparto che porta benessere e crea lavoro ma migliora anche la qualità della vita”, ha aggiunto il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, presente all’Assemblea. Sull’Europa, il ministro sottolinea: “sono un convinto europeista, senza Europa non c’è possibilità di competere a livello globale. Ma dico anche – proprio perché sono un convinto europeista – che ci sono troppe cose che non vanno: trappa burocrazia, troppe regole. Quando si fanno troppe regole, manca il coraggio di farne poche ma buone. Serve una profonda rivoluzione anche a livello istituzionale. Lo dico da europeista: bisogna arrivare a una riforma che preveda un’Europa più democratica, ci deve essere un solo leader eletto dai cittadini”

L’export fa da traino

Guardando ai numeri del settore, in 10 anni è aumentato del 157%, più della media Ue (+137%). Nel 2000 rappresentava il 3,5% del totale manifatturiero, oggi l’11%. Tra il 2021 e il 2024 l’Italia è seconda al mondo per crescita in valore delle esportazioni di farmaci. L’industria farmaceutica è prima nel Paese per aumento dell’export e concorre agli obiettivi del Piano strategico del Maeci, che ha previsto dal 2022 al 2027 una crescita del +12% e può contare sull’apporto delle aziende farmaceutiche già oggi al +24%.

Quale potrebbe essere il peso dei dazi

Un primato che potrebbe essere messo a rischio dalla politica dei dazi scatenata nei confronti dell’Europa dal presidente americano Donald Trump. Sul tema Cattani chiarisce:  “Abbiamo grande fiducia nel lavoro del governo, nel ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e nel commissario europeo al commercio, Maroš Šefčovič, per evitare l’imposizione dei dazi. Il danno sarebbe soprattutto per gli Stati Uniti e per i cittadini americani con rischi di carenze, aumento dei costi assicurativi, sanitari e un impatto sul Pil. Ma c’è un effetto immediato che è l’accelerazione della corsa sulla ricerca e lo spostamento degli investimenti verso la Cina. Riteniamo che questo debba essere scongiurato, che non sia nell’interesse degli Stati Uniti e tanto meno dell’Europa che in questa fase storica è ferma a guardare”.

L’ipotesi ai dazi del 10% soddisferebbe Farmindustria? “Siamo convinti che sui farmaci l’equazione debba essere zero a zero. L’interconnessione della filiera farmaceutica fra le due sponde atlantiche sia molto forte. Durante le fasi di lavorazione di farmaci e vaccini tanti componenti migrano più volte da una sponda all’altra dell’Oceano Atlantico, quindi, crediamo che questa situazione abbia anche un risvolto positivo: mettere pressione sull’Europa per reagire, per agire adesso, in maniera forte e concreta, e mettere al centro dello sviluppo europeo l’industria e soprattutto l’industria farmaceutica e del life science che sono quelle che fanno crescere il Pil e l’expo”.

Consistenza del settore

Farmindustria conta circa 200 aziende associate a capitale nazionale e a capitale estero – che sono un valore strategico per la salute, la crescita e la sicurezza – con oltre 130 stabilimenti su tutto il territorio. Gli addetti del settore nel 2024 sono 71 mila (+1,4% nel 2024 e +8% in 5 anni), con un incremento del 21% di under 35 negli ultimi 5 anni, e con un’elevata presenza di donne, il 45% del totale. E 4 sono i miliardi di investimenti, 1,7 impianti ad alta tecnologia e 2,3 in R&S. Con una crescita delle domande di brevetto farmaceutico del Paese del 33% negli ultimi 5 anni, a fronte di un +18% della media dei big Ue.

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Verso un futuro sostenibile

Imprese che occupano una posizione di leadership anche per le politiche di welfare aziendale, orientate al wellbeing, e per competitività, con il più alto dato di produttività tra i Big Ue e circa +5% rispetto alla media di Germania, Francia, Spagna e Belgio.

Con uno sguardo sempre attento a un futuro caratterizzato dal calo demografico e dal mismatch delle competenze. Già oggi – proprio per sviluppare quelle necessarie alle imprese – sono molte le iniziative di formazione rivolte ai giovani, dai “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (Pcto) per le scuole superiori, all’Academy di settore (Its pharma academy di Roma).

Ma anche nelle Università, prova ne è il protocollo siglato da Farmindustria con il Mur e la Crui. “L’industria farmaceutica Made in Italy”, riprende Cattani “con i numeri che ha, le eccellenze su cui può contare – dalle risorse umane, alla partnership con il pubblico, che conta su un Ssn che è un unicum a livello globale – ha l’ambizione di essere la più competitiva al mondo”.

Un’industria strategica

E può davvero farcela, se si interviene attraverso alcune riforme del contesto normativo per valorizzare gli investimenti in Ricerca e produzione, con una nuova governance che aumenti le risorse per la farmaceutica e riduca da subito gli insostenibili payback, per poi superarli dal 2027, con un adeguamento della spesa sanitaria ai reali fabbisogni di salute dei cittadini, con un accesso ai farmaci più rapido e omogeneo sul territorio, con l’aumento degli investimenti in prevenzione come proposto dal ministro della Salute e con misure che permettano l’uso del dato clinico per necessità di Ricerca, nel rispetto della privacy.

Oggi abbiamo un esecutivo autorevole e stabile, che ha una visione strategica dell’industria e del nostro settore: “alla farmaceutica è legata una parola chiave: valore”, ha affermato la Premier Giorgia Meloni. Così come appare ben definito il ruolo dell’Europa nell’articolato quadro geopolitico attuale. Sempre la Premier ha dichiarato “Per avere un’industria forte bisogna avere una strategia”. E il Governo ce l’ha. In più di un’occasione ha infatti dimostrato di volere un’Ue più attrattiva per l’innovazione, schierandosi in maniera netta contro provvedimenti europei ideologici contro l’industria, come per esempio la revisione della legislazione farmaceutica, che riduce la proprietà intellettuale, e la direttiva delle acque reflue, che comporta costi aggiuntivi e sproporzionati per le nostre imprese”.

Non c’è feeling con l’Europa

“In Europa – continua Cattani – la situazione è molto difficile. Sia per misure che hanno compromesso la competitività complessiva dell’industria, con alcuni settori che rischiano di sparire, sia per una serie di lunghezze burocratiche che recano danni alla competitività, aumentano i costi e impediscono di fare passi avanti nello scenario internazionale. La domanda che ora l’Ue deve farsi: vogliamo essere leader o follower?”.

Il mondo sta cambiando radicalmente. In 20 anni sono aumentati gli scenari di guerra, da 30 a 60. Il trend demografico in Occidente è quello di una società che sta invecchiando, con una domanda sempre maggiore di assistenza sanitaria.

Il nuovo volto della Cina e l’avanzare delle tecnologie digitali

Esistono difficoltà di approvvigionamenti nelle filiere e crescono i costi per la loro sostenibilità (+30% rispetto al 2021). Partner storici stanno diventando concorrenti. Nuovi attori stanno emergendo, tra cui la Cina, che ormai contribuisce per il 20% al Pil mondiale, 20 anni fa ne costituiva il 5%, mentre l’Ue è al 18%, 20 anni fa era al 25% e gli Usa sono sempre la prima economia del mondo. E con uno sviluppo tecnologico – basti pensare alla digitalizzazione dei dati sanitari e l’uso crescente dell’intelligenza artificiale, alla R&S nello spazio – che rappresenta un trampolino di lancio per l’innovazione farmaceutica permettendo di migliorare la diagnosi, il trattamento, la personalizzazione della Ricerca. Sono 24.000 i medicinali in sviluppo nel mondo, di cui 8.000 orfani, con investimenti in R&S a livello globale da parte delle imprese farmaceutiche di 2.000 miliardi di dollari tra il 2025 e il 2030. Si è passati dai “blockbuster” alla medicina di precisione, con una rivoluzione nelle cure e risparmi per il sistema di welfare. L’Intelligenza Artificiale ha fatto registrare una crescita del 300% sull’identificazione di molecole in sviluppo con 67 potenziali nuovi farmaci.

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 Serve un cambio di rotta e l’attuazione di una life science strategy

“In questo scenario – riprende Cattani – serve un cambio di rotta evidente e rapido. Le regole di venti anni fa non possono essere adatte a un mondo radicalmente diverso e in continua evoluzione. Sono urgenti scelte politiche coraggiose e veloci. La salute deve diventare prioritaria, anche in chiave di sicurezza nazionale, ed essere considerata un investimento che genera risparmi sociali ed economici evitando altri costi. E l’industria farmaceutica deve essere percepita come un’alleata su cui contare perché trasforma le conquiste scientifiche in cure per i cittadini. Occorre una Life Sciences Strategy capace di attrarre nuovamente investimenti per conservare la leadership globale oggi a rischio. Strategia che tenga conto del contesto di incertezza e instabilità, che espone le filiere, e “metta in sicurezza” anche la salute dei cittadini. E che collochi al centro l’industria – “industry first” – asse portante dell’economia, della crescita, della produttività, dell’innovazione, dell’export”, conclude Cattani.

Il Made in Italy rimane un pilastro per l’economia europea

L’industria farmaceutica in Italia è un unicum in Europa, costituita per circa il 40% da imprese a capitale italiano e il 60% a capitale internazionale. E tutte – grandi, medie, piccole – rappresentano al meglio il Made in Italy. Produzione e investimenti o 56 miliardi di produzione, Italia leader in Ue con Germania e Francia; o 2% il peso sul Pil dell’industria farmaceutica, direttamente e con l’indotto; o +18% crescita valore aggiunto nella farmaceutica tra il 2022 e il 2024 rispetto a +1,4% di Pil; o prima per competitività e produttività (3 volte la media) (Istat); o 4 miliardi di investimenti (1,7 in produzione e 2,3 in R&S), + 13% nel 2024; +33% tra 2019 e 2024; o oltre 800 milioni in studi clinici, presso strutture del Servizio sanitario nazionale (Ssn), che permettono ai pazienti di accedere a terapie innovative e al Ssn di avere benefici di circa 3 euro per ogni euro investito dalle aziende (Altems); o +33% crescita domande brevetto negli ultimi 5 anni (+18% media Big Ue); o produttività +5% vs Big Ue e farmaceutica primo settore in Italia per contributo alla crescita della produttività negli ultimi 20 anni (dati Eurostat e Rapporto Excelsior); o industria farmaceutica prima in Italia per Open Innovation; o specializzazioni in farmaci sia di sintesi chimica sia biotecnologici, nei vaccini, nelle terapie avanzate, nelle malattie rare e nei plasmaderivati; o Primato europeo per Cdmo (produzione “conto terzi”) con 4 miliardi nel 2024, il 24% del totale europeo. Export o 54 miliardi di export, +157% in 10 anni (vs +137 media UE); o industria farmaceutica seconda al mondo per crescita dell’export tra il 2021 e il 2024 (+19 mld $).

Come cresce la farmaceutica

Negli ultimi 3 anni la più alta crescita in Italia in valore e in percentuale per la farmaceutica: +61% rispetto a +20% della media manifatturiera e +25% degli altri Paesi Ue; o Una crescita fondamentale perché l’Italia raggiungesse il 4° posto al mondo per export complessivo; o farmaci e vaccini primo settore “made in Italy” per surplus con l’estero (+21,2 miliardi nel 2024); o +11,2 miliardi saldo estero totale nel 2024, incluse le materie prime; o export fondamentale in tanti territori, Nord, Centro e Sud; o quota export farmaceutico sul totale manifatturiero da 3,5% a 9,1% in 20 anni; o +100%: aumento valore medio export tra 2014 e 2024 (+47% media Big UE). Dato che riflette l’aumento del contenuto innovativo e di qualità della produzione e che è superiore alla media dei Big europei.

Articolo in aggiornamento



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