La domanda globale di metalli strategici e la spinta verso tecnologie industriali avanzate collocano i cosiddetti exchange traded fund su terre rare tra le soluzioni più ricercate dagli investitori che desiderano valorizzare il loro portafoglio. Il crescente utilizzo di questi materiali nei settori tecnologico, energetico e della mobilità sostenibile, unitamente a particolari caratteristiche di scarsità, ha contribuito a rendere centrale il tema della diversificazione tramite strumenti finanziari efficienti e accessibili. L’investimento in ETF legati alle terre rare rappresenta non solo una possibilità di accedere a un segmento in espansione, ma anche una risposta concreta alla necessità di presidiare asset influenzati da dinamiche geopolitiche e macroeconomiche.
Cosa sono le terre rare e perché investire tramite ETF
Le terre rare costituiscono un gruppo di 17 elementi chimici, fra cui lantanio, neodimio, ittrio e scandio, la cui estrazione complessa li rende particolarmente preziosi. Tali elementi sono fondamentali per la produzione di dispositivi elettronici, motori elettrici, turbine eoliche e altri componenti ad alta tecnologia. L’investimento diretto in materie prime comporta sfide significative in termini di logistica e accesso ai mercati, diversamente dagli ETF che consentono l’acquisto indiretto attraverso paniere di azioni di imprese attive nell’intera catena del valore, dalla mining all’automazione industriale. Questo approccio assicura una gestione dei rischi operativi e facilita una maggiore trasparenza, condizioni essenziali per l’investitore che ricerca solidità e aggiornamento continuo.
Le principali tipologie di ETF su terre rare: strumenti e indici di riferimento
Gli ETF specializzati sulle terre rare si distinguono tipicamente in due macro-aree:
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ETF focalizzati su metalli strategici e rare earths: questi strumenti replicano indici che raccolgono aziende impegnate nell’estrazione, raffinazione e commercializzazione di elementi critici, tra cui cobalto, palladio, litio e cromo. -
ETF a composizione mista: offrono esposizione anche ad altri metalli industriali utilizzati nelle tecnologie energetiche e nell’automotive, garantendo una diversa ripartizione geografica e settoriale dei titoli nel paniere.
Le scelte d’investimento si basano sull’analisi degli indici sottostanti come MVIS Global Rare Earth/Strategic Metals e MSCI Global Metals & Mining Producers, che pongono particolare attenzione a criteri di capitalizzazione, diversificazione geografica e bilanciamento del rischio. La valutazione dell’emittente, della dimensione del fondo e del Total Expense Ratio (TER) resta un indicatore chiave per la selezione dello strumento più adatto al proprio profilo.
I migliori ETF terre rare del 2025: caratteristiche, rendimenti e società coinvolte
L’analisi aggiornata del 2025 individua alcuni ETF distintivi per solidità, rendimento storico e composizione:
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VanEck Rare Earth and Strategic Metals UCITS ETF: focalizzato su aziende coinvolte nell’estrazione e lavorazione, offre una buona copertura, soprattutto su Cina, Australia e Stati Uniti. TER (0,59%) tra i più competitivi, capitalizzazione in crescita e relativa stabilizzazione della performance negli ultimi dodici mesi. -
iShares S&P/TSX Global Base Metals Index ETF: replica il segmento minerario canadese, mostrando elevata esposizione sulle società quotate a Toronto, con TER di circa 0,55%. Rivalutato per l’alto volume di scambi e buona liquidità. -
WisdomTree Energy Transition Metals and Rare Earths Miners UCITS ETF: guarda anche ai metalli legati alla transizione energetica, tra cui litio, nichel e cobalto; TER 0,50% e strategia di diversificazione geografica. -
SPDR S&P Metals and Mining ETF: apprezzato dai trader per la periodicità dei dividendi e la forte esposizione su aziende statunitensi, con TER al 0,35% e capitalizzazione superiore a 1,5 miliardi di dollari.
Le principali società raccolte nei panieri includono attori di primo piano come Lynas Rare Earths, MP Materials, China Northern Rare Earth Group e Iluka Resources. Prestare attenzione alla provenienza geografica e alla quota percentuale della Cina, che si attesta mediamente intorno al 30-35% nella maggior parte degli strumenti.
Guida pratica: come investire in ETF sulle terre rare (broker, piattaforme, strategie operative)
Per accedere a questi strumenti è necessario utilizzare broker regolamentati e piattaforme affidabili, come Interactive Brokers, eToro o XTB, che offrono una vasta scelta di prodotti e strumenti di formazione. La procedura di investimento si articola generalmente in quattro passaggi:
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Registrazione presso una piattaforma regolamentata e verifica dell’identità -
Deposito di fondi (possibilità di importi iniziali minimi e account demo) -
Selezione dell’ETF tramite ticker o codice ISIN e analisi dei dati storici e della composizione del fondo -
Definizione della quantità e modalità di investimento (acquisto diretto o negoziazione con derivati)
Strategicamente, per chi desidera ridurre la volatilità, è raccomandabile adottare un approccio di piano di accumulo del capitale (PAC), diluendo così il rischio nei diversi momenti del ciclo di mercato.
Costi e tassazione degli ETF sulle terre rare: cosa sapere prima di investire
Il costo di gestione per questi ETF, riflesso nel TER, oscilla mediamente tra lo 0,35% e lo 0,59% annuo: parametri inferiori rispetto a fondi attivi equivalenti. Tuttavia vanno considerati anche i costi di transazione del broker scelto e l’eventuale impatto su spread e quotazioni. Ai fini fiscali, in Italia gli ETF sono equiparati agli altri prodotti finanziari:
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Plusvalenze e dividendi sono soggetti all’imposta nella misura del 26% -
Il regime amministrato permette il calcolo e la compensazione automatica delle minusvalenze. -
Per gli ETF a distribuzione, i proventi percepiti vengono tassati all’atto dell’incasso.
Rimane essenziale mantenere una documentazione aggiornata per l’eventuale compensazione e monitoraggio degli investimenti.
Opportunità e rischi: analisi della volatilità, liquidità e diversificazione degli ETF sulle terre rare
Tra i principali vantaggi connessi a questi ETF si annoverano la possibilità di diversificare rapidamente su molte aziende, la trasparenza e la liquidità giornaliera tipica degli strumenti quotati. Tuttavia, alcuni fattori di rischio specifici meritano analisi attenta:
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Bassa capitalizzazione di alcuni strumenti, rischio di delisting e limitata profondità di mercato -
Elevata volatilità dei prezzi legata sia a eventi geopolitici che ciclicità dei settori produttivi -
Concentrazione geografica, con forte prevalenza di aziende cinesi o australiane nei panieri principali -
Scarsa differenziazione settoriale rispetto ad altri ETF tematici
Ecco una panoramica dei principali aspetti:
Opportunità
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Svantaggi
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Diversificazione tematica
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Sbilanciamento geografico
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Basso costo rispetto ai fondi gestiti attivi
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Liquidità non sempre elevata
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Accesso ad asset strategici e industriali
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Volatilità dei prezzi e rischi geopolitici
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Previsioni e trend di settore: domanda globale, transizione energetica e futuro degli ETF su terre rare
Gli sviluppi della transizione energetica, delle energie rinnovabili e della produzione di veicoli elettrici stanno aumentando costantemente il fabbisogno di metalli critici. Secondo le ultime analisi di mercato, la domanda mondiale di terre rare dovrebbe crescere nei prossimi anni, sostenuta da incentivi istituzionali e regolamentari. Restano tuttavia incognite legate all’instabilità delle politiche commerciali cinesi, alla capacità di riciclo e alla scoperta di nuovi giacimenti estrattivi. Gli ETF che implementano filtri ESG e sostenibilità potrebbero ricevere crescente interesse da parte sia di investitori retail che istituzionali, offrendo ulteriore supporto alla solidità dell’asset class.
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