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Il colosso della logistica: «Dobbiamo essere


Mario Pittorelli è fondatore e presidente di Bianchi Group, fatturato di 150 milioni e 500 attuali collaboratori. «Dazi e aria di guerra frenano i flussi delle merci su scala globale. Stiamo implementando l’uso delle tecnologie AI»

Nel 2024 Como ha esportato merci per oltre 6,8 miliardi di euro, in aumento di oltre il 3% sul 2023. In particolare gli Stati Uniti sono il 4° Paese destinatario delle esportazioni con un saldo positivo per 372,7 milioni. La bilancia commerciale comasca è però messa a dura prova dall’incertezza internazionale. Mario Pittorelli, presidente di Bianchi Group, azienda di trasporto merci e logistica, leader sul territorio, rileva dalla sua esperienza gli elementi di maggiore difficoltà.

Le trattative in corso sui dazi Usa quale impatto possono avere sui commerci internazionali e in particolare sulle nostre imprese e il loro business?

Si è partiti da un diktat fatto in perfetto “stile Trump”, conseguente alle dichiarazioni rilasciate in campagna elettorale, per arrivare a una situazione di trattative bilaterali piuttosto confusa e che si sta prolungando nel tempo.

Da settimane sono in atto discussioni bilaterali sull’entità dei dazi, sulle merci alle quali si applicano e sui tempi di applicazione, in un tira e molla che non fa bene all’economia globale.

I fornitori europei e asiatici, ma anche il Canada e il Messico, sono in fibrillazione e negli Stati Uniti c’è preoccupazione per l’effetto che i dazi possono avere sui commerci e sui prezzi al consumo. Il rinvio delle date di applicazione è provocato in gran parte dalle critiche interne.

Intesi per rilanciare la produzione interna e stimolare investimenti dall’estero, i dazi sono uno strumento critico, in quanto l’effetto desiderato, se mai raggiungibile, ha tempi che non sono sincronizzati con quelli dell’inflazione, con il rischio aggiuntivo che si venga a creare una mancanza sul mercato di specifiche merci.

Come sempre nelle situazioni confuse, avvengono fatti anomali che a qualcuno tornano comodi. Tralasciando coloro che sulle dichiarazioni di Trump hanno giocato in Borsa sfruttando abilmente gli alti e bassi, l’annuncio dei dazi ha accelerato e moltiplicato le esportazioni e importazioni, nel tentativo di attuarle in tempo per evitare i dazi. Ma l’effetto benefico è momentaneo. Ogni caso è a sé e può variare nel tempo in modo imprevedibile. Il Regno Unito, per fare un esempio, ha concordato dazi generali del 10% ed è stata esentata dai dazi su acciaio e alluminio, addirittura azzerando il 25% precedente. La Cina ha in corso trattative sui dazi inizialmente annunciati, ma resta la grande antagonista degli Usa e reagisce con una frenetica riconversione dell’export verso il Sudest asiatico e l’Europa.

Venendo a noi, grandi esportatori verso gli Stati Uniti, il danno è notevole, dovuto innanzitutto all’atmosfera di incertezza.

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Poi c’è il danno diretto dei dazi, stimato intorno ai 13 miliardi euro di perdita di esportazioni, sui 67 miliardi del 2023. Non è cosa da poco. E certamente il settore della logistica ne potrà essere affetto.

Sta per cominciare, per le aziende più strutturate, una programmazione di investimenti in Usa per poter produrre direttamente in America le merci destinate al mercato locale, vede crescere questa tendenza?

È certamente una strada percorribile, ma solo da aziende di dimensioni medio-alte. Alcune multinazionali hanno già deciso di aprire sedi negli Usa in cui portare alcune lavorazioni. Quanto alle piccole aziende artigianali o industriali, nerbo dell’economia italiana, si fa fatica a pensare che abbiano le forze e le conoscenze per impiantare una sede secondaria negli Usa, anche se là tutto è più facile che in Europa e l’imprenditore è molto ben considerato e agevolato dalla pubblica amministrazione nell’espletamento della sua attività. Inoltre la politica commerciale adottata dall’amministrazione Trump favorisce i reinvestimenti delle imprese nazionali e gli investimenti diretti esteri.

Ora gli investimenti diretti negli Usa finalizzati alla produzione di beni destinati al mercato locale possono determinare modifiche nelle strategie logistiche e nei trasporti. Un incremento della produzione locale potrebbe ridurre la dipendenza dai trasporti a lunga distanza, promuovendo un maggiore utilizzo di sistemi di trasporto regionali e locali.

L’insicurezza internazionale, mi riferisco a Ucraina e Israele, hanno un impatto anche sui consumi e scambi europei?

In generale, l’“aria di guerra” che si respira in questi ultimi anni non favorisce investimenti e consumi. Le guerre non sembrano avere un loro decorso verso trattative o verso una pace, giusta o meno che sia. Sembrano invece farsi più aspre e impegnare le parti sempre più a fondo. Quanto all’Europa, la sferzata della guerra in Ucraina ha evidenziato divisioni già presenti da tempo, ma ha anche ricompattato in buona parte le istituzioni comunitarie e una Nato che era data in disfacimento; inoltre ha riavvicinato all’Europa il Regno Unito, che ha mostrato di voler correggere velocemente alcuni inconvenienti causati dalla Brexit. Tuttavia l’incertezza economica potrebbe tradursi in una contrazione dei consumi sia per le famiglie che per le imprese; il mercato europeo, nostra principale area di attività, sta registrando una flessione delle sue principali economie con conseguente riduzione delle merci trasportate. La nostra società sta fronteggiando questa situazione accelerando l’adozione di nuove tecnologie nel campo dell’intelligenza artificiale per ottimizzare i flussi delle merci trasportate.

In prospettiva, quali sono le limitazioni e gli elementi di criticità più forti per il commercio nazionale ed europeo?

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Oltre all’incertezza e ai dazi, ci sono anche situazioni geopolitiche che possono avere effetti tangibili sui commerci, tra cui conflitti locali o blocchi navali o sulle linee ferroviarie che possono interrompere la catena dei trasporti o disincentivare a investire in determinate aree del mondo.

Il controllo degli “Stretti”, tanto caro agli strateghi dell’era coloniale, sta tornando in auge, come le azioni degli Huthi lungo le coste del Mar Rosso stanno a indicare. Tuttavia, così come l’indisponibilità del gas russo ha fomentato la ricerca di fonti energetiche o di fornitori alternativi, certo ci sono stati maggiori costi, ma non dipendere da un monofornitore è un formidabile elemento di sicurezza, allo stesso modo l’attuale situazione potrebbe avere effetti positivi sulla ridefinizione dei modi di produrre e su un maggior equilibrio dei rapporti tra le diverse aree economico-politiche del mondo.

Essere ottimisti non è facile oggi, ma è un dovere provarci e ritengo che un’imprenditoria responsabile debba sentirsi impegnata a fondo anche in situazioni difficili.

Tra le innovazioni tecniche, l’intelligenza artificiale ha un impatto sulla gestione della logistica?

Tutti ne parlano, ma la conosciamo ancora così poco che è difficile fare previsioni. Nella logistica può rappresentare un’evoluzione dei programmi di gestione, tale da rendere più sicura e affidabile l’intera catena delle operazioni. L’AI trova applicazione nel settore logistico per diverse finalità, tra cui la pianificazione delle spedizioni, l’ottimizzazione della gestione del magazzino, l’analisi delle condizioni di carico e l’ottimizzazione degli spazi di stoccaggio e delle rotte di trasporto. Gli algoritmi basati su AI supportano i professionisti della logistica nella previsione dei tempi di transito, nell’individuazione del vettore più efficiente a costi competitivi e nell’identificazione di percorsi alternativi. Inoltre, queste tecnologie permettono di automatizzare numerosi aspetti del servizio clienti tramite chatbot intelligenti capaci di gestire richieste elementari e strumenti analitici che monitorano i reclami, fornendo dati utili ai team logistici, con benefici concreti nell’ottimizzazione delle operazioni di magazzino e nel miglioramento complessivo dell’efficienza operativa. Anche il Gruppo Bianchi sta implementando tecnologie avanzate basate sull’intelligenza artificiale in tutti i suoi impianti per rispondere efficacemente alle esigenze della clientela e ottimizzare i processi interni. Si può anche immaginare che l’AI possa anche sostituire in futuro parecchie funzioni di basso livello, ma ritengo che passerà ancora del tempo prima che l’ “essere umano” possa essere sostituito nelle funzioni di tipo superiore. Penso alle situazioni di emergenza, che possono richiedere intuito, capacità di decisione in base a parametri non codificati, gestione di rapporti complessi con altri esseri umani o macchine.

A questo proposito, le innovazioni che riguardano la guida assistita o anche autonoma possono in un futuro non lontano risolvere il problema della mancanza di personale?

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Si teme sempre l’innovazione in relazione all’effetto che ha sull’occupazione e sull’esistenza stessa di interi settori. Gli 80.000 cavalli di Parigi nella Belle Époque e il loro indotto di personale e mestieri scomparvero in un batter d’occhio. Eppure a Parigi tutti lavorano e in più il digitale ha creato milioni di posti di lavoro e nuovi mestieri. Una volta realizzata, la guida autonoma potrebbe in effetti risolvere problemi di carenza di personale. Ma l’Italia e l’Europa non sono l’America. La morfologia del territorio, le variabilissime conformazioni urbane e viabilistiche e le diverse normative locali sono una bella sfida per il robot fatto di sensori e circuiti che deve gestire il movimento e la navigazione di un mezzo in Europa. Quindi ben venga la guida autonoma, soprattutto se portasse più elevati livelli di sicurezza, ma non la vedo dietro l’angolo perché prevede anche il rinnovamento delle infrastrutture stradali per sviluppare un sistema di mobilità più sicuro e integrato.

Il Gruppo Bianchi già dispone e sta implementando una flotta di automezzi a guida assistita, equipaggiati con tecnologie avanzate che supportano il conducente durante la guida, incrementando sicurezza ed efficienza operative. Per ora questi sistemi non sostituiscono integralmente il conducente, ma forniscono assistenza in diverse circostanze come il mantenimento della corsia, la frenata d’emergenza e il controllo della velocità. Sono i primi passi verso la guida autonoma.

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