Il 2025 si sta rivelando un anno particolarmente ricco di appuntamenti per l’agenda commerciale dell’India. Sono diversi gli accordi di libero scambio (ALS) che New Delhi sta attualmente negoziando. Le discussioni sulla partnership più ampia e ambiziosa in cantiere per il Paese, quella con l’Unione europea (UE), sono in corso: le trattative sono in fase avanzata e dovrebbero concludersi entro la fine dell’anno. Prima di allora si prevede di annunciare un accordo intermedio il prossimo mese. Inoltre, l’India ha finalizzato un accordo di libero scambio con il Regno Unito il 6 maggio scorso e ne sta negoziando uno bilaterale con gli Stati Uniti.
Oltre a questi tre principali “tavoli”, quest’anno New Delhi ha iniziato a negoziare diverse altre intese. Tra i numerosi dossier aperti, si contano le trattative con Nuova Zelanda, Cile, Oman e Consiglio di cooperazione del Golfo. Si sta lavorando per aggiornare gli accordi di libero scambio esistenti con ASEAN e Sri Lanka, mentre diventerà operativo quest’anno quello siglato nel 2024 con i Paesi EFTA (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Il recente disgelo nelle relazioni tra India e Canada dovrebbe vedere entrambi i Paesi accelerare il loro ALS bilaterale, atteso da tempo.
Tra tutti i negoziati commerciali che New Delhi sta portando avanti, quelli con gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Unione europea sono particolarmente significativi. Si tratta infatti dei primi ALS dell’India con i Paesi industrializzati situati su entrambe le sponde dell’Atlantico, nonché con le principali economie del G7. Tra queste ultime, infatti, l’unico accordo di libero scambio esistente è quello con l’unico membro asiatico del gruppo, il Giappone. Se si finalizzassero le tre intese, l’unico Paese del G7 con cui l’India rimarrebbe senza un accordo di libero scambio sarebbe il Canada.
New Delhi-Washington: un tavolo discontinuo
L’accordo commerciale con gli USA deve essere considerato ovviamente in un contesto diverso rispetto ai casi dell’UE e del Regno Unito. New Delhi e Washington sono stati molto vicini alla formalizzazione di un accordo bilaterale durante il primo mandato del presidente Trump (2017-2020). Ma non se n’è più parlato durante l’epoca Biden, apparentemente a causa della riluttanza dell’amministrazione democratica a impegnarsi in accordi di libero scambio. Tuttavia, durante la presidenza Biden l’India si è impegnata in modo proattivo alla costruzione dell’Indo-Pacific Economic Framework (IPEF), che comprende gli Stati Uniti e diversi partner e alleati strategici della regione indo-pacifica. L’India, tuttavia, ha evitato di negoziare questioni commerciali nell’ambito di IPEF e si è impegnata sugli altri pilastri (ad esempio, catene di approvvigionamento, economia pulita ed economia giusta).
Oggi, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, si è tornati a parlare di un accordo commerciale bilaterale tra Stati Uniti e India, la quale è stata tra l’altro uno dei primi Paesi con cui la Casa Bianca ha annunciato di voler procedere lungo tale rotta. In effetti, l’annuncio è arrivato ben prima dell’introduzione dei dazi “reciproci” lo scorso aprile. Tuttavia, man mano che i negoziati con gli USA sono andati avanti, sono emerse altre questioni. Tra queste il conflitto tra India e Pakistan e l’affermazione di Trump di aver mediato un cessate il fuoco. L’India ha ripetutamente negato quanto detto dal presidente degli USA. Non c’è dubbio, tuttavia, che la questione abbia generato un certo attrito nelle relazioni indo-statunitensi, che per altro si sono notevolmente approfondite e ampliate nel corso degli anni. Non si può escludere che gli attriti si riversino sui negoziati commerciali. Ciò vale soprattutto nel caso in cui Washington utilizzi la carta della “garanzia di sicurezza” come strumento per ottenere concessioni al tavolo delle trattative.
I passi in avanti con l’Europa
Le complicazioni di cui sopra, tuttavia, non esistono per gli ALS dell’India con il Regno Unito e l’UE. Quello con Londra è stato accolto con grande entusiasmo da entrambe le parti. Il Regno Unito ha espresso soddisfazione sia per i tagli tariffari ad ampio raggio alle sue esportazioni verso il mercato indiano sia per l’accesso dei suoi fornitori di servizi. L’India, invece, ha definito la partnership “storica e ambiziosa” ed è ugualmente soddisfatta dei tagli tariffari su diverse esportazioni e dell’accesso al mercato estero per le esportazioni di servizi.
Per l’India, un vantaggio significativo derivante da questo accordo è l’esenzione dal pagamento dei contributi previdenziali per i lavoratori temporanei indiani e i loro datori di lavoro britannici per tre anni. Questo porta l’India alla pari di altri Paesi con cui il Regno Unito ha accordi di esenzione simili. In senso più ampio, ciò sarà di grande importanza per molte aziende indiane del settore IT (ad esempio, Infosys e Wipro) che servono i loro clienti nel Regno Unito attraverso servizi digitali e in loco e che ora potranno assumere lavoratori indiani con sede nel Regno Unito senza pagare ulteriori oneri sociali. Ne beneficeranno anche altre importanti industrie indiane nel Regno Unito, come quella automobilistica (quindi, grandi gruppi come Tata Motors e Mahindra) e farmaceutica (ad esempio, Dr Reddy’s e Cipla).
Il governo Starmer e il governo Modi hanno accelerato la conclusione dell’ALS. Uno degli obiettivi comuni a questo proposito era l’intenzione di garantire che sia i beni che i servizi indiani e britannici ottenessero un accesso preferenziale ai rispettivi mercati sulla base di regole esclusive a livello bilaterale, indipendentemente da ciò che accade nei rispettivi negoziati commerciali con Washington. Un altro punto importante da sottolineare in questo contesto è che, nonostante l’importanza degli Stati Uniti per l’India e il Regno Unito come partner geostrategico ed economico, entrambi sono ben consapevoli del carattere dirompente dell’attuale politica commerciale americana. Ciò costituisce un forte incentivo a elaborare preferenze commerciali in un quadro normativo che non sia ostacolato dall’”influenza” statunitense.
Anche i negoziati dell’India con l’UE sono incoraggiati da motivazioni simili. A questo proposito, è importante notare che sia l’India che l’UE hanno dato una nuova urgenza politica nei loro negoziati all’inizio di quest’anno. Ciò è risultato evidente durante la visita della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in India alla fine di febbraio 2025. Una tale urgenza non era stata quasi mai riscontrata nei negoziati precedenti, che sono andati avanti per diversi anni e sono stati occasionalmente in stallo. A questo proposito Trump 2.0 sembra aver giocato un ruolo decisivo nell’accelerare le trattative.
Per molti aspetti la partnership India-UE dovrebbe includere le “nuove” disposizioni presenti nell’accordo di libero scambio con il Regno Unito. Oltre ai profondi tagli dei dazi sulle esportazioni di prodotti alimentari, bevande e automobili, compresi i veicoli elettrici, l’India ha dimostrato audacia nell’offrire un accesso significativo ad alcuni servizi nazionali storicamente protetti. Tra questi, la possibilità per le imprese britanniche di concorrere agli appalti pubblici. Inoltre, l’India e il Regno Unito hanno concordato di consentire alle rispettive autorità competenti nei servizi professionali di stabilire il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali, il che potrebbe essere un’indicazione dell’intenzione di New Delhi di liberalizzare alcuni di questi mercati (ad esempio, contabilità e ambito legale).
L’accordo di libero scambio India-UE deve ancora superare gli importanti ostacoli della finalizzazione dei regolamenti per il trasferimento transfrontaliero dei dati, dell’autorizzazione preventiva per i fornitori di servizi basati sui dati, della facilitazione degli investimenti e del Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM). Nessuna di tali questioni è facile da risolvere e da concordare. Alcune di queste saranno probabilmente affrontate nella prossima fase dei negoziati. Al momento l’UE e l’India sembrano intenzionate ad annunciare la prima fase di un accordo bilaterale, popolarmente etichettato “early harvest”. Anche se si tratta di un passaggio intermedio, l’intenzione di entrambe le parti di far rientrare le loro relazioni commerciali e di investimento nell’ambito di un quadro strutturale di un accordo di libero scambio bilaterale rappresenterà un importante risultato strategico ed economico.
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