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Unesco, il candidato direttore generale Al Anany a “Nova”: Integrare l’innovazione ai valori umani


L’Unesco deve puntare a essere una piattaforma flessibile, capace di integrare l’innovazione digitale e l’intelligenza artificiale ai valori umani, sfruttando le potenzialità della tecnologia sulla base dei diritti dei popoli e delle sfide globali. È il messaggio lanciato dall’ex ministro egiziano del Turismo e dell’Antichità Khaled al Anany, candidato alla carica di direttore generale dell’Unesco, in un’intervista ad “Agenzia Nova”. In vista delle elezioni in programma a ottobre, lo slogan della sua campagna, in qualità di unico candidato arabo e africano, è “L’Unesco per i popoli”. “La carica di direttore generale non riguarda la promozione di interessi nazionali o regionali. È un ruolo al servizio della comunità internazionale. E come candidato sostenuto sia dall’Unione africana che dalla Lega degli Stati arabi, ho voluto promuovere una visione transnazionale”, ha spiegato Al Anany.

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“Mi impegno a rappresentare tutti gli Stati membri su un piano di parità, a promuovere l’unità e a garantire che l’Unesco rimanga una piattaforma in cui gli Stati si riuniscono per affrontare le sfide globali più urgenti”, ha affermato il candidato egiziano. Secondo Al Anany, una leadership africana e araba rivestirebbe comunque “un’importanza simbolica ma anche strategica nell’attuale contesto globale, riflettendo un progresso nel percorso di giustizia della rappresentatività all’interno delle organizzazioni internazionali, nel rispetto di un equilibrio che rispecchi la diversità del mondo”. Ad oggi, ha sottolineato il candidato a direttore generale, l’organizzazione non è mai stata guidata da un egiziano o da un arabo. “Se sarò eletto sarò solo il secondo africano nella storia, dopo il grande pensatore senegalese Amadou Mahtar M’Bow, che ha guidato l’Unesco dal 1974 al 1987”.

“Sono orgoglioso del sostegno che ho ricevuto dal gruppo arabo e da quello africano, non solo perché si tratta di un sostegno politico ufficiale, ma anche perché riflette una fiducia reciproca. Il consenso e l’unità su di me come unico loro candidato è un grande onore e una grande responsabilità, e riflette anche una evidente fiducia nella diplomazia egiziana. Sarò una voce autentica per le aspirazioni di questi Paesi. Sarò un ponte che collegherà le loro priorità a una visione globale al servizio dell’umanità”, ha spiegato Al Anany a “Nova”. Il candidato egiziano ha affermato pertanto di volersi impegnare “con i gruppi arabo e africano, sotto l’egida dell’Unesco, a lavorare per garantire una rappresentanza equa e giusta, definire le priorità locali e regionali, proteggere il patrimonio e utilizzarlo per promuovere uno sviluppo sostenibile, oltre ad aumentare gli investimenti nell’istruzione e nella scienza, in particolare nel continente africano”. “Credo che il sostegno dei due gruppi sia un’opportunità per un cambiamento reale e per rendere l’Unesco più inclusiva ed equa. Rimarrò impegnato affinché la voce del mondo arabo e dell’Africa sia ascoltata, influente e integrata nel futuro dell’organizzazione”, ha affermato.

In merito al suo programma, Al Anany ha sottolineato di essere determinato a portare avanti delle riforme “per mettere l’essere umano al centro dell’Unesco”. “Aspiro a rafforzare il ruolo dell’organizzazione come motore principale dello sviluppo sostenibile e della pace attraverso l’istruzione, la cultura, la scienza e la comunicazione”, ha spiegato l’ex ministro egiziano, evidenziando che la sua visione si basa sull’avvicinare l’Unesco alle esigenze dei popoli e renderla efficace nell’affrontare sfide quali la povertà, la transizione digitale e il cambiamento climatico. “Desidero sviluppare sistemi educativi inclusivi ed equi che sostengano la trasformazione digitale e offrano pari opportunità ai giovani e alle donne, oltre a proteggere il patrimonio culturale e promuovere il dialogo tra le civiltà e diversità”, ha aggiunto.

Una delle priorità, ha affermato il candidato a direttore generale dell’Unesco, è quella di “responsabilizzare le comunità attraverso la conoscenza, una ricerca scientifica aperta e l’innovazione, sostenendo inoltre la libertà di espressione e un’informazione indipendente”. Al livello interno, ha spiegato, “mi impegno ad attuare riforme strutturali per rafforzare la trasparenza e la buona governance all’interno dell’Unesco e ad ampliare le sue partnership con gli Stati membri, il settore privato e la società civile per garantire l’adeguato impatto dei suoi programmi a livello globale”, ha detto Al Anany. L’ex ministro egiziano ha quindi evidenziato di voler rendere l’Unesco “sempre più efficiente di fronte ai problemi globali, attraverso una riforma che possa integrare la trasformazione digitale e l’uso responsabile delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale ai valori umani e culturali”.

Secondo Al Anany, è necessario che l’Unesco adotti una “strategia digitale chiara capace di orientare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in settori quali istruzione e cultura, garantendo al tempo stesso un accesso equo e paritario alla tecnologia e riducendo il divario digitale tra i Paesi”. Nel campo dell’istruzione, ha osservato, “l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per sviluppare contenuti didattici adeguati alle capacità degli studenti, migliorare i sistemi di valutazione e sostenere l’insegnamento con strumenti analitici che aiutino a rispondere immediatamente alle esigenze dei giovani”. L’Unesco, ha aggiunto l’ex ministro egiziano, “può anche svolgere un ruolo di primo piano nella definizione di standard internazionali per l’etica dell’uso dell’intelligenza artificiale nell’istruzione, al fine di garantire che i nuovi strumenti tecnologici non vengano utilizzati in modo da discriminare le persone o violare la privacy”.

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Al Anany ha sottolineato che “l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per archiviare il patrimonio culturale immateriale, restaurare materiali a rischio di estinzione, tradurre e facilitare l’accesso a documenti culturali in più lingue, promuovendo il dialogo tra le civiltà e preservando la diversità culturale”. Inoltre, ha osservato, “la tecnologia di realtà virtuale può essere utilizzata per creare esperienze culturali digitali innovative”. “Tutti questi cambiamenti saranno efficaci, ma è necessario anche un rifacimento amministrativo all’interno dell’organizzazione, che includa una semplificazione delle procedure, l’aggiornamento dell’infrastruttura tecnologica, lo sviluppo delle competenze dei dipendenti e l’ampliamento della collaborazione con il settore privato e le aziende in un quadro trasparente ed etico”, ha spiegato Al Anany. In questo quadro, secondo il candidato a direttore generale dell’Unesco, “è necessario rafforzare i meccanismi di monitoraggio e valutazione basati sui dati, per garantire l’efficacia dei programmi e la loro reale risposta alle mutevoli esigenze”.

Secondo l’ex ministro egiziano, la carica di direttore generale dell’Unesco assume oggi “un’importanza doppia”, in un momento in cui “il mondo è teatro di guerre, tensioni politiche e un crescente clima di odio e divisione”. “Desidero che l’Unesco sia una piattaforma per il dialogo culturale tra le nazioni e per l’integrazione dell’educazione alla pace, alla tolleranza e alla cittadinanza globale nei programmi scolastici, in particolare nelle zone colpite da conflitti o estremismi. Inoltre, vorrei che potesse svolgere un ruolo di mediatore culturale attraverso il lancio di iniziative di soft diplomacy rivolte alle comunità, e non solo ai governi, attraverso le arti, i media e la società civile”.

“Il direttore generale eletto deve adottare posizioni di principio e coraggiose contro la distruzione del patrimonio culturale durante i conflitti – ha aggiunto – e contro la politicizzazione dell’istruzione o il suo utilizzo come strumento di propaganda, affermando la neutralità dell’organizzazione e l’impegno a favore del diritto dei popoli alla conoscenza e alla cultura”. A questo riguardo, il candidato arabo e africano alla guida dell’Unesco ha sottolineato l’importanza di salvaguardare l’attività dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani, in quanto “la libertà di espressione è un elemento fondamentale”. “L’Unesco è nata per promuovere la pace e la comprensione tra i popoli attraverso l’istruzione, la cultura e la scienza, e il direttore generale eletto deve essere una voce globale della coscienza, un ponte per il dialogo e un motore per iniziative umanitarie che vanno oltre la politica”, ha concluso Al Anani.



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