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Distretti, andamento lento: agroalimentare e farmaceutico i punti di forza della Campania


di
Paola Cacace

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Monitor di Intesa Sanpaolo: nel 2024 il Sud ha totalizzato esportazioni per quasi 9,9 miliardi, segnando un +0,4% sul 2023. In regione l’anno si chiude a 4,6 miliardi (in lievissimo calo)

Nel 2024 la Campania ha confermato la propria centralità nell’export del Mezzogiorno, chiudendo l’anno con un valore di esportazioni superiore a 4,6 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con il 2023. A dirlo l’ultimo «Monitor dei Distretti del Mezzogiorno» di Intesa Sanpaolo. Un risultato di tenuta in un contesto complesso, dove la crescita media dell’area meridionale è stata pari allo 0,4%, inferiore al +0,9% nazionale, e raggiunta grazie alla resilienza dell’agroalimentare e del comparto farmaceutico, che hanno saputo controbilanciare le difficoltà del sistema moda e dell’arredo.
In questo quadro, la Campania si è distinta per alcuni punti di forza che ne consolidano il ruolo di locomotiva industriale del Sud. Da un lato, la filiera agroalimentare ha confermato la propria vitalità: +10,7% per il distretto del Caffè e confetterie del napoletano, +1,2% per l’Alimentare napoletano, +0,3% per la Mozzarella di bufala campana. 

Dall’altro, spicca il risultato del polo farmaceutico di Napoli, che ha registrato una crescita a doppia cifra: +19,8%, fino a quota 7,1 miliardi di euro. Tra i distretti agroalimentari della regione, spiccano invece le Conserve di Nocera, che pur mantenendo stabile il valore complessivo dell’export (1,527 miliardi), rappresentano il primo distretto per peso economico dell’intero comparto del Mezzogiorno. «I distretti industriali del Mezzogiorno stanno mostrando una tenuta che, pur in un contesto macroeconomico non semplice, rappresenta un segnale importante di vitalità economica. L’andamento registrato in diverse aree e in determinate filiere conferma che le imprese del Sud sono in grado di reagire alle sfide, puntando su qualità, specializzazione e capacità di innovare– commenta Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo – Il nostro impegno è sostenere le aziende meridionali nei loro piani di crescita e di investimento per migliorare la propria competitività su nuovi mercati e per governare i processi di transizione ambientale e digitale». 




















































Lo scenario non è privo di ombre. Il sistema moda, pur mantenendo un peso significativo nell’export campano, ha subito contrazioni: l’Abbigliamento del napoletano ha registrato un calo del 3,1%, mentre le Calzature napoletane hanno perso il 7,2%. E se due capisaldi dell’economia tradizionale campana sembrano rallentare, di contro il capitolo forse più dinamico del 2024 è stato però quello dell’hi-tech, trainato dal polo farmaceutico di Napoli. Il distretto ha beneficiato dell’investimento di 80 milioni da parte di Novartis per l’ampliamento del sito produttivo di Torre Annunziata. L’intervento non solo ha potenziato la capacità industriale, ma ha consolidato la posizione internazionale del polo, che si è attestato come motore di crescita dell’intero Mezzogiorno. Al contrario, il polo aerospaziale della Campania ha segnato una battuta d’arresto con un calo del 5,8%, pur mantenendo un ruolo strategico grazie alla presenza di Leonardo e di numerose collaborazioni con università e centri di ricerca.

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Guardando ai mercati di sbocco, gli Stati Uniti restano la principale destinazione per molte filiere campane. Per le Conserve di Nocera, ad esempio, il mercato americano rappresenta il 7,6% dell’export, e ha registrato una crescita annua del 18,1%. Ottime performance anche per l’Alimentare napoletano, che verso gli Usa ha messo a segno un +2,6%, con picchi trimestrali ben oltre il 30%. Da segnalare il +15% annuo per il Caffè e confetterie del napoletano e l’ottimo andamento delle esportazioni di Pasta di Fara (+6,7%) e Olio e pasta del barese (+27,1%), con destinazioni sempre più orientate ai mercati lontani ad alto potenziale.

Il 2024 è stato però anche un anno di volatilità. Il primo trimestre ha visto la Campania arretrare del 3,7%, seguito da una ripresa tra aprile e settembre (+2,5% e +1,8%), prima di tornare leggermente negativa nell’ultimo trimestre (-0,4%). Una dinamica altalenante che riflette l’incertezza macroeconomica e l’effetto ritardato dell’inflazione sul potere d’acquisto delle famiglie, con un impatto evidente sul sistema moda (-2,8% a livello meridionale) e su quello casa (-13,3%). Nel complesso, il contributo della Campania all’export del Mezzogiorno resta determinante. Con quasi la metà delle esportazioni dell’intera area, la regione si conferma pilastro industriale del Sud. Per rafforzare questa posizione, sarà essenziale proseguire lungo il percorso dell’innovazione, della valorizzazione del marchio e della diversificazione dei mercati. Le prospettive per il 2025 restano dunque legate alla capacità delle imprese di cogliere le opportunità nei mercati emergenti, fronteggiare le tensioni protezionistiche internazionali e investire con decisione nella qualità e nel digitale. Il tessuto produttivo campano, forte di un mix tra eccellenze tradizionali e distretti tecnologici in espansione, sembra avere le carte in regola per affrontare questa sfida.

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