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Legge spaziale italiana: la riforma tra ambizioni e aree grigie


L’11 giugno 2025 il Senato ha approvato la proposta di legge organica in materia di economia dello spazio e attività spaziali. Si tratta di una riforma attesa da anni, volta a colmare un vuoto normativo che limitava lo sviluppo di un settore strategico in rapida espansione in Italia e a livello globale.

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La normativa introduce per la prima volta un sistema completo di autorizzazione, vigilanza, responsabilità e promozione dell’economia spaziale. Ma se da un lato il provvedimento si distingue per ambizione e modernità, non mancano aree grigie e aspetti potenzialmente problematici.

Quadro normativo e principi generali della legge spaziale italiana

La legge delinea un quadro normativo coerente e aggiornato, che si allinea al corpus di trattati internazionali, con riferimenti più o meno evidenti al Trattato sullo spazio extra-atmosferico (Outer Space Treaty) e alla Convenzione sull’immatricolazione di oggetti lanciati nello spazio.

Regola non solo le attività di lancio e gestione in orbita, ma anche aspetti come la rimozione dei detriti spaziali, l’esplorazione di corpi celesti e le attività in orbita stratosferica. Questa visione rispecchia l’evoluzione del settore, che oggi include diversi attori, tra startup, aziende private, enti pubblici e attività commerciali che erano impensabili anni fa.

Obblighi assicurativi e gestione detriti spaziali

Una delle regolamentazioni introdotte è la previsione di un obbligo assicurativo per gli operatori (art. 21), con massimali fino a 100 milioni di euro. Viene introdotta anche la logica di prevenzione delle collisioni e la gestione dei detriti spaziali in orbita.

Fondo per l’economia dello spazio e sistema di responsabilità

Viene istituito il “Fondo per l’economia dello spazio (art. 23), con una dotazione iniziale di 35 milioni di euro, che vuole finanziare progetti innovativi e promuovere il trasferimento tecnologico.

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Il sistema di responsabilità civile è chiaramente articolato: l’operatore è responsabile per i danni a terzi e lo Stato può rivalersi su di esso in caso di obblighi internazionali.

Criticità del processo autorizzativo nella legge spaziale italiana

Il processo autorizzativo, pur essendo dettagliato (artt da 4 a 10 e 13), può risultare eccessivamente complesso. Il coinvolgimento di più attori istituzionali e un termine massimo di 120 giorni per il rilascio dell’autorizzazione potrebbero rappresentare un freno per l’attrazione di investimenti, specialmente nel confronto con sistemi più snelli adottati da altri Paesi (ad esempio Lussemburgo, Emirati Arabi Uniti o Stati Uniti d’America).

Sicurezza nazionale e cybersecurity

La normativa include le modalità di ricezione, dell’uso e della diffusione dei dati di origine spaziale “per la sicurezza nazionale”, ma non vengono specificati criteri chiari o organi decisori. Inoltre, il tema della cybersecurity è affrontato marginalmente all’art. 5 comma 1 lett. b), dove viene specificata la necessità di resilienza dell’infrastruttura satellitare rispetto a rischi informatici, fisici e di interferenze, come criterio per ottenere l’autorizzazione.

Gestione della capacità trasmissiva nazionale

Durante le fasi di approvazione alle Camere, la tematica più criticata è stata quella affrontata nell’ art. 25: non sono definiti criteri chiari per la selezione dei soggetti incaricati di gestire la capacità trasmissiva nazionale. Si affida ampia discrezionalità al Ministero. Inoltre, questa riserva potrebbe essere acquisita da infrastrutture spaziali “gestite esclusivamente da soggetti appartenenti all’Unione europea o all’Alleanza atlantica”.

Mining spaziale: il vuoto normativo della legge italiana

La legge non approfondisce un tema caldo del futuro dell’economia spaziale: l’estrazione delle risorse da corpi celesti (ovvero il mining spaziale). La tematica porta con sé diverse problematiche, da questioni etiche a questioni sulla suddivisione delle zone di estrazione e l’allineamento ai trattati internazionali. È però da considerare il fatto che altri stati hanno normato queste attività, di fatto liberalizzando le operazioni di sfruttamento delle risorse per le aziende e gli attori privati.

Confronto con altre normative nazionali e attività in ambito spaziale

Diversamente infatti, gli Stati Uniti, con il “Commercial Space Launch Competitiveness Act” del 2015, e il Lussemburgo nel 2017, hanno riconosciuto esplicitamente il diritto delle imprese private a detenere le risorse estratte nello spazio. Il Giappone si è mosso nella stessa direzione nel 2021. Gli EAU invece consentono tali attività con autorizzazione, ma senza limitarne la proprietà.

Approccio pubblicistico italiano vs modelli internazionali

Questa nuova legge italiana si caratterizza per un forte impianto pubblicistico: l’autorizzazione alle attività spaziali è concessa da una combinazione di soggetti istituzionali – Agenzia Spaziale Italiana (ASI), COMINT e Presidenza del Consiglio. Vengono introdotti requisiti tecnici, finanziari, assicurativi e di sicurezza dettagliati.

Questo approccio è simile a quello adottato in Giappone, dove lo Stato esercita un controllo preventivo rigoroso per garantire la compatibilità con gli interessi nazionali.

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La filosofia negli Stati Uniti risulta ancora differente, le autorizzazioni sono affidate a singole agenzie (ad esempio FAA, FCC, NOAA) a seconda dell’attività, con linee guida flessibili e orientamento pro-business. Il Lussemburgo, invece, si è affermato con una normativa “leggera”, affidando l’autorizzazione a un singolo ministero con tempi molto più rapidi.

Risorse economiche e prospettive di sviluppo

Come accennato in precedenza, uno dei punti più promettenti della legge è l’attenzione al “Fondo per l’economia dello spazio” con una dotazione iniziale di 35 milioni di euro, pensato per sostenere progetti innovativi, start-up e forme di partenariato pubblico-privato. Tuttavia, la portata economica delle misure è ancora modesta rispetto alle cifre mosse dalle missioni spaziali e al numero di attori che operano nel settore in Italia.

Questa legge segna un importante passo avanti nel colmare una mancanza importante in un settore in rapida espansione, creando una cornice normativa moderna. È da rilevare la posizione distante rispetto a modelli più agili, competitivi e (forse) attrattivi adottati da Paesi come USA, Lussemburgo ed EAU.

Le sfide principali per trasformare la legge in una leva di sviluppo concreto possono riguardare l’aumento degli investimenti pubblici, snellire le procedure e chiarire i criteri per l’ingresso di operatori stranieri nella fornitura di riserve/gestione della connettività e capacità trasmissiva nazionale.



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