Come anticipato dai mercati, non si ferma il percorso di normalizzazione della politica economica della BCE (Banca Centrale Europea) che ha deciso, nella riunione del Consiglio direttivo appena conclusa, di tagliare i tassi di interesse di altri 25 punti base.
Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,00%, al 2,15% e al 2,40%, con effetto dall’11 giugno 2025. Lo comunica la BCE. Trarranno vantaggio da questa decisione i risparmiatori che hanno un mutuo a tasso variabile, e in generale sarà più vantaggioso, nel lungo periodo, accendere un mutuo bancario.
“Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine. Soprattutto nelle attuali condizioni caratterizzate da eccezionale incertezza, l’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, ha detto la presidente Christine Lagarde, in conferenza stampa a Francoforte
Lagarde: “Investimenti in difesa e infrastrutture sosterranno crescita”
“Benché ci si attenda che l’incertezza relativa alle politiche commerciali gravi sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo. L’aumento dei redditi reali e un mercato del lavoro robusto consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe aumentare la capacità di tenuta dell’economia agli shock mondiali”. Lo ha detto la presidente.
Outlook inflazione più incerto del solito, pesano i dazi
“Le prospettive di inflazione nell’area dell’euro sono più incerte del solito, a causa della volatilità del contesto delle politiche commerciali globali. Il calo dei prezzi dell’energia e un euro più forte potrebbero esercitare un’ulteriore pressione al ribasso sull’inflazione”, ha detto ancora Lagarde in conferenza stampa.
“Tale situazione potrebbe essere rafforzata se dazi doganali più elevati portassero a una minore domanda di esportazioni nell’area dell’euro e inducessero i paesi con eccesso di capacità produttiva a dirottare le proprie esportazioni verso l’area dell’euro. Le tensioni commerciali potrebbero portare a una maggiore volatilità e avversione al rischio nei mercati finanziari, il che peserebbe sulla domanda interna e, di conseguenza, ridurrebbe anche l’inflazione. Al contrario, una frammentazione delle catene di approvvigionamento globali potrebbe aumentare l’inflazione, spingendo al rialzo i prezzi delle importazioni e aggravando i vincoli di capacità nell’economia nazionale. Un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe anch’esso aumentare l’inflazione nel medio termine. Gli eventi meteorologici estremi e, più in generale, la crisi climatica in atto potrebbero far aumentare i prezzi dei prodotti alimentari più del previsto”.
Codacons: “Risparmi sui mutui fino a 30 euro nella rata”
Il Codacons stima l’impatto sulle spese di una famiglia che ha accesso un finanziamento a tasso variabile per l’acquisto della prima casa.
Per un mutuo a 20 anni di importo compreso tra i 100mila e i 200mila euro, il risparmio sulla rata mensile varia tra i 13 e i 27 euro, pari ad una minore spesa annua tra -156 e -324 euro – analizza il Codacons – Se il finanziamento ha una durata di 30 anni, il taglio dei tassi dello 0,25% produce un risparmio medio tra i 15 e i 30 euro sulla rata mensile, tra -180 e -360 euro annui. Per un mutuo da 125mila euro a 25 anni, invece, un analogo taglio si traduce in un risparmio di circa 17 euro al mese, con un impatto da 204 euro su base annua.
I tassi di interesse sui mutui effettivamente praticati alle famiglie sono calati complessivamente dell’1,38% passando dal record del 4,92% di novembre 2023 al 3,54% di marzo 2025 (dato Bankitalia). Tuttavia – avverte l’associazione – occorre mantenere alta la guardia: la spada di Damocle dei dazi rischia di avere effetti negativi sul mercato dei mutui, portando a rialzi dei tassi di interesse con conseguenze pesanti per le famiglie.
Fabi, Bce taglia ma il Taeg sui mutui resta oltre il 3,5%
La discesa del tasso Bce di 250 punti base, dal 4,5% di settembre 2023 al 2% di oggi, “è valsa, finora, una riduzione di soli 118 punti base per i tassi di erogazione di mutui per abitazione alle famiglie” calcolata come differenza tra il Taeg a ottobre 2023, pari a 4,72%, e Taeg a marzo 2025, pari a 3,54. Lo scrive la Fabi in uno studio dopo la decisione di politica monetaria. “Se a ciò si aggiunge il fenomeno della ricrescita, seppure lenta, dei tassi di interesse sui mutui a tasso fisso, così come registrata nei primi mesi del 2025 – prosegue la Fabi – anche il taglio odierno del costo del denaro da parte della Banca centrale europea corre il rischio di mettere a dura prova l’attrattività delle nuove offerte di prestiti da parte del settore bancario e di avere effetti meno incisivi del previsto nel rilancio della liquidità nel tessuto economico”
“Il taglio dei tassi da parte della Bce rappresenta un segnale importante, forte e atteso, ma ora serve un cambio di passo e uno sforzo condiviso, anche da parte delle banche, per far arrivare maggiori benefici alla clientela”, dice Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, Federazione autonoma bancari italiani. “I segnali che arrivano dai dati sui mutui e sui prestiti mostrano che i benefici del nuovo corso monetario si stanno affacciando, ma ancora con lentezza. Serve uno scatto in avanti e una regia politica che favorisca l’accesso al credito per le famiglie e per chi vuole investire nel proprio futuro e che coinvolga tutti i soggetti in campo: istituzioni, banche, imprese e parti sociali. Il credito resta una leva strategica per la crescita del Paese e per l’occupazione”.
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