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“Taranto tagliata fuori dai progetti industriali innovativi”


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TARANTO – “La scelta di Renexia di investire a Vasto, invece che a Taranto, non è solo una delusione per la città, ma un chiaro segnale che la nostra terra continua a rimanere ai margini di una rivoluzione industriale sostenibile che avrebbe potuto cambiare il nostro futuro”. Sono parole forti quelle di Gianni Cataldino, assessore al coordinamento dell’azione di governo, che esprimono la frustrazione per un’opportunità persa. Il progetto di Renexia, che avrebbe dovuto portare 500 milioni di euro e 1.500 posti di lavoro nella città ionica, è stato invece dirottato verso l’Abruzzo, nonostante Taranto fosse il sito ideale per consolidare una filiera industriale verde e tecnologicamente avanzata.

Il progetto che avrebbe potuto mettere Taranto al centro dell’industria eolica in Italia è ora un ricordo lontano, mentre la città è costretta a fare i conti con progetti industriali decisamente meno innovativi e più energivori, come una centrale termoelettrica e forni elettrici per l’ex Ilva. La scelta di Vasto, secondo Cataldino, non è il frutto di un semplice errore di pianificazione, ma di una mancanza strutturale di strategie a lungo termine per il futuro industriale della città.

Il porto di Taranto, storicamente uno dei più importanti d’Italia, avrebbe potuto essere il cuore di una nuova economia industriale, legata alle energie rinnovabili e alla sostenibilità. Taranto ha fatto da apripista nel settore dell’eolico marino, con la realizzazione del primo parco eolico offshore italiano, un primato che sembrava poter fare da trampolino per un progetto ambizioso. Ma, nonostante questi segnali di apertura verso l’innovazione, il territorio non è stato supportato da politiche industriali lungimiranti che lo mettessero al centro delle nuove dinamiche economiche.

Come sottolinea Cataldino: “Non si può continuare a pensare che Taranto debba essere legata solo ai settori più energivori e inquinanti. La città ha tutte le carte in regola per diventare un polo di eccellenza per l’industria green. Abbiamo bisogno di un cambio di rotta radicale”. La scelta di Vasto, quindi, non è una semplice perdita per Taranto, ma un monito per l’inefficacia di una visione che ha relegato il territorio a un ruolo secondario. Le difficoltà infrastrutturali del porto, le concessioni non operative e la carenza di spazi disponibili hanno sicuramente influito sulla decisione di Renexia, ma non sono le uniche cause. La vera questione, per Cataldino, è la mancanza di una strategia complessiva per lo sviluppo industriale sostenibile.

“Il Governo ha riconosciuto il porto di Taranto come un hub strategico per l’eolico offshore galleggiante, ma a oggi non ci sono investimenti concreti per far sì che questa scelta si traduca in realtà”, aggiunge Cataldino. L’assenza di politiche industriali chiare e la carenza di misure che stimolino l’attrattività del porto per le imprese del settore green sono gli elementi che rallentano una possibile trasformazione del territorio. Nonostante il decreto che ha definito Taranto come un polo strategico, le promesse di crescita verde restano vuote se non supportate da iniziative concrete.

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Le istituzioni locali, dal canto loro, continuano a chiedere azioni tangibili. Cataldino ribadisce l’importanza di un impegno forte da parte dell’amministrazione comunale: “Il nostro compito è rappresentare le istanze della città, chiedendo un riequilibrio delle scelte industriali. Taranto non può più essere esclusa dai progetti innovativi e sostenibili che stanno cambiando l’economia mondiale.” La città ha bisogno di progetti industriali che creino posti di lavoro qualificati, ma soprattutto che siano in linea con le sfide ambientali ed economiche del futuro.

L’Amministrazione comunale, che ha già manifestato l’intenzione di esercitare la propria influenza per attrarre investimenti, continuerà a portare avanti con determinazione una battaglia per garantire che il territorio non sia lasciato indietro in una fase storica in cui la transizione ecologica è l’unica strada percorribile. Taranto ha tutte le potenzialità per diventare il motore di un’industria green e tecnologica, ma questo richiede una pianificazione strategica, un sostegno concreto da parte delle istituzioni e la volontà di superare le difficoltà di un passato che non può più dettare il futuro.

Interrogazione di Turco

“Quest’oggi ho depositato un’interrogazione parlamentare rivolta ai ministri delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, per chiedere spiegazioni sulla decisione di Renexia di abbandonare Taranto e dirottare in Abruzzo il progetto da 500 milioni per la realizzazione di una fabbrica per la produzione di turbine eoliche flottanti, con una prevista ricaduta di 1.500 posti di lavoro” riferisce il senatore Mario Turco, cicepresidente del M5S e Coordinatore del Comitato Economia, Lavoro e Impresa.

“Si tratta di un’occasione storica persa per Taranto, che aveva già trovato le sue linee di indirizzo strategiche e d’investimento durante il Governo Conte II e che nel 2024, con il protocollo d’intesa firmato dal MIMIT, avrebbe potuto consolidarsi. Il Governo Meloni, invece, non ha saputo dare risposte alle necessità industriali dell’azienda, determinando così la fuga di un investimento che avrebbe rilanciato il porto, la filiera delle rinnovabili e l’occupazione ionica, anche attraverso il reimpiego di circa 300 lavoratori ex TCT”, attacca Turco.

“Chiedo ai ministri Urso e Salvini – conclude il senatore – di chiarire le responsabilità di questa vicenda e di indicare quali iniziative urgenti intendano adottare per rilanciare il porto di Taranto e renderlo finalmente competitivo nell’attrazione di investimenti strategici per rilanciare i traffici commerciali, oramai a zero”. 

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