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La transizione giusta secondo Eni


In un mondo in cui le grandi corporation si trovano sempre più spesso a fare i conti con la responsabilità di guidare una trasformazione sostenibile e inclusiva, le tematiche Esg si sono trasformate da ambiti accessori a pilastri fondanti del business. Gli investitori, i consumatori, i governi e la società civile non si accontentano più di performance economiche brillanti se queste non sono accompagnate da un impegno concreto verso la tutela dell’ambiente, la valorizzazione delle persone e lo sviluppo dei territori. In questo scenario, Eni si pone come una delle realtà industriali più attive nel costruire un modello di crescita che integri in maniera organica sviluppo economico, responsabilità sociale e transizione energetica. L’impegno dell’azienda verso una “Just Transition” – una transizione giusta che non lasci indietro nessuno – si manifesta in molteplici iniziative su scala globale, capaci di generare valore condiviso nei Paesi in cui opera. 

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Oltre 100 progetti di sviluppo locale in 21 Paesi con attività concrete per affrontare temi cruciali come l’accesso all’acqua, all’energia, alla salute e all’educazione. Tra queste, spiccano tre progetti emblematici che riflettono l’approccio integrato di Eni alla sostenibilità: uno in ambito sociale, uno in ambito ambientale e uno in ambito economico e industriale.

Il primo, Pro-Jeunes in Costa d’Avorio, è un progetto triennale (2023-2025) realizzato da Eni in collaborazione con Iveco Group e l’Ong International Rescue Committee (Irc), che mira a offrire ai giovani ivoriani provenienti da comunità vulnerabili l’opportunità di costruirsi un futuro dignitoso e autonomo attraverso la formazione professionale e l’inserimento lavorativo nei settori dell’energia e dell’automotive. Coinvolgendo 300 giovani del nord e del sud del Paese (aree caratterizzate da instabilità e flussi migratori), il progetto combina lezioni teoriche e formazione pratica on-the-job presso aziende pubbliche e private leader nei rispettivi settori. L’obiettivo è chiaro: fornire competenze concrete, allineate alla domanda del mercato del lavoro, che consentano ai partecipanti di emanciparsi e contribuire allo sviluppo locale. Il valore di iniziative come Pro-Jeunes non risiede solo nel numero di beneficiari, ma nel potenziale trasformativo che hanno sull’intero tessuto sociale, creando modelli replicabili in altri contesti fragili. 

Il secondo progetto, denominato Clean Cooking, affronta invece una delle più gravi emergenze ambientali e sanitarie dell’Africa subsahariana: l’utilizzo diffuso di biomassa legnosa per cucinare, con conseguenze devastanti sia per la salute delle persone – soprattutto donne e bambini – sia per la deforestazione. Avviato da Eni nel 2018, il programma promuove la diffusione di fornelli migliorati in grado di ridurre drasticamente il consumo di legna e le emissioni nocive, migliorando la qualità dell’aria domestica e contribuendo alla conservazione delle foreste. Ad oggi, l’iniziativa ha raggiunto circa 1,5 milioni di persone in paesi come Congo, Mozambico, Angola, Ruanda, Tanzania e Costa d’Avorio. Solo nel 2024 sono stati distribuiti 230mila fornelli efficienti, con un impatto su oltre 1,1 milioni di individui. Ma l’ambizione è ancora più ampia: Eni si è impegnata a raggiungere 10 milioni di persone entro il 2027 e 20 milioni entro il 2030. Il programma prevede anche la fabbricazione locale dei fornelli, generando occupazione e favorendo l’imprenditorialità nei territori coinvolti. Un modello di intervento circolare che risponde simultaneamente a esigenze ambientali, sanitarie ed economiche. 

Sul fronte industriale, l’impegno di Eni si concretizza nella trasformazione profonda del proprio modello produttivo, come dimostra il piano di riconversione della raffineria di Livorno in bioraffineria, approvato nel settembre dello scorso anno e previsto in completamento entro il 2026. Il progetto si inserisce nella strategia di Enilive, la società del gruppo Eni dedicata ai prodotti e ai servizi per la mobilità, che nel 2024 ha già raggiunto una capacità di bioraffinazione di 1,65 milioni di tonnellate e mira a superare i 5 milioni entro il 2030. La nuova bioraffineria di Livorno, che seguirà i precedenti esempi virtuosi di Venezia (2014) e Gela (2019), avrà una capacità produttiva di 500 mila tonnellate annue di HVO diesel, VVO nafta e bioGPL. Si tratta di una tappa fondamentale nel piano di Eni per potenziare la disponibilità di carburanti sostenibili, tra cui anche il Sustainable aviation fuel (Saf), per cui l’obiettivo è superare i 2 milioni di tonnellate/anno entro il 2030. Altri progetti sono in fase di studio, come la possibile riconversione del sito Versalis di Priolo e una quinta bioraffineria in fase preliminare in Italia, a testimonianza della volontà dell’azienda di continuare a investire in innovazione industriale e transizione green. 

Progetti che delineano un percorso coerente e ben definito di Eni verso un modello integrato alla sostenibilità. È proprio su questa visione che si articola “Eni for 2024 – A Just Transition”, il report volontario di sostenibilità pubblicato dall’azienda e giunto alla sua 19esima edizione. Il documento – complementare alla nuova Rendicontazione di Sostenibilità obbligatoria conforme alla direttiva Csrd – racconta i risultati ottenuti e le prospettive future dell’azienda, con un linguaggio accessibile e una struttura ricca di approfondimenti e casi studio. Tra i principali traguardi, la riduzione delle emissioni nette Scope 1 e 2 del 55% per l’Upstream e del 37% per l’intera Eni rispetto al 2018, e il rinnovato impegno a ridurre le emissioni di metano fino a portarle prossime allo zero entro il 2030. Un altro obiettivo ambizioso è quello della positività idrica entro il 2035 per almeno il 30% dei siti operati in aree soggette a stress idrico: un impegno concreto per la tutela delle risorse naturali.

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Ma la sostenibilità, per Eni, è anche e soprattutto questione di equilibrio tra persone, ambiente e impresa. «Per Eni», sottolinea Francesca Ciardiello, Head of Sustainability del Gruppo, «just transition significa decarbonizzare l’energia di sempre, investendo in efficienza energetica e in soluzioni per la riduzione progressiva delle emissioni di CO₂, la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Significa investire nelle energie di domani con i 4 GW di capacità di energia elettrica da fonti rinnovabili già installate da Plenitude e l’obiettivo di arrivare a 15 GW nel 2030. Significa aumentare la capacità di bioraffinazione, in modo tale che i nostri clienti possano avere a disposizione dei carburanti maggiormente sostenibili per le loro esigenze di mobilità e significa tutelare la sicurezza delle persone. Tutto ciò significa investire nelle competenze, nell’innovazione, nei territori dove siamo presenti contribuendo allo sviluppo locale, al fine di essere anche un soggetto che generi valore condiviso nel lungo termine». 

L’azienda ha fatto della collaborazione con partner istituzionali e Ong internazionali, come ad esempio ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e IFC (Fondo Italiano per il Clima), un must, per promuovere il rispetto dei diritti umani e condizioni di lavoro eque lungo tutta la filiera, in particolare quella dell’agri-feedstock. 

All’interno del report “Eni for 2024” trovano spazio anche i progressi delle società controllate: da Enilive, che si distingue per il ruolo pionieristico nella produzione di carburanti alternativi e sostenibili, a Plenitude, che, puntando ai 15 GW di capacità installata da fonti rinnovabili entro il 2030, fornirà energia e servizi integrati a oltre 10 milioni di clienti, supportando la mobilità elettrica attraverso una rete di 21mila punti di ricarica. 

Il modello satellitare – che prevede la creazione di poli integrati e autosufficienti a livello energetico e industriale – è la base su cui si fonda la strategia di crescita sostenibile di Eni. «Abbiamo un piano concreto di trasformazione e decarbonizzazione che mira a conciliare la sostenibilità economica, ambientale e sociale, a partire dall’obiettivo di neutralità carbonica al 2050», continua Ciardiello. «Pensiamo che la transizione energetica si possa attuare se genera delle basi per opportunità di business integrati, innovativi e profittevoli, come stiamo dimostrando grazie all’esecuzione del nostro modello satellitare». Perché qualsiasi transizione, per essere davvero “giusta”, non può prescindere dalla tutela dell’ambiente, dal rispetto delle persone e dalla creazione di valore condiviso e duraturo.



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