La vecchia centrale a idrogeno di via Boschi di Stefano rinasce come Ergon-U19, polo da cento ricercatori dove Università di Milano-Bicocca intreccia scienza accademica e industria. Luca Beverina inaugura così un luogo che promette trasferimento tecnologico, sostenibilità e dialogo con il territorio, racconta Sbircia la Notizia Magazine alla comunità scientifica e civile meneghina.
La rinascita industriale di Ergon-U19
Per oltre vent’anni l’edificio, progettato in origine per sperimentazioni sull’idrogeno e caratterizzato da un imponente carroponte, è rimasto silente dietro i cancelli del quartiere Bicocca. Oggi, grazie a un intervento che Sbircia la Notizia Magazine ha potuto seguire passo dopo passo e la cui accuratezza è stata verificata dall’agenzia stampa Adnkronos, quello spazio riapre senza rinnegare il proprio passato. Le travi in acciaio, le altezze generose e quell’anima da officina raccontano visivamente un ponte fra manifattura e ricerca di frontiera, ponendosi come laboratorio vivente di contaminazione disciplinare.
Sul campo le ambizioni sono chiare: fino a cento scienziati lavoreranno fianco a fianco su materiali per lo stoccaggio energetico, spettroscopia avanzata utile alla medicina e alla geotermia, oltre a progetti di monitoraggio ambientale e territoriale. Ergon-U19 diventa così il luogo dove i risultati dei laboratori trovano una prima traduzione in prototipi e processi, pronti a dialogare con aziende interessate a soluzioni concrete. È una risposta tangibile al divario, spesso citato ma raramente affrontato, fra pubblicazioni scientifiche e applicazioni che migliorano la vita quotidiana di persone e comunità locali.
Architettura che sfida i limiti dei laboratori tradizionali
Quando il professor Beverina e il suo team hanno varcato la soglia del capannone, la prima cosa che li ha colpiti è stata la presenza dell’enorme carroponte in quota, simbolo di un passato produttivo che sembrerebbe estraneo al lessico accademico. Invece proprio quell’elemento dirompente ha suggerito una diversa scala di sperimentazione: apparecchiature volumetriche, prototipi pesanti e strumentazioni di spettroscopia che altrove non avrebbero trovato spazio qui possono convivere senza compromessi. Conservare l’impianto strutturale è divenuta una scelta identitaria più che un vincolo tecnico.
La decisione di non frazionare gli ambienti in uffici convenzionali consente ai gruppi di lavoro di percepirsi come parte di una singola comunità, riducendo barriere fisiche e psicologiche. Open space che unisce aree di modeling computazionale e banchi di prova meccanica, scale industriali e spazi di co-working, spinge alla collaborazione spontanea. La quiete tipica delle biblioteche universitarie lascia posto a una colonna sonora di idee scambiate ad alta voce, trapani di precisione e sensori in acquisizione dati, elevando l’interdisciplinarità a quotidiano modus operandi.
Dalla teoria al prototipo: sinergie per il territorio
I risultati di questa impostazione si ricollegano in modo diretto al piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, e all’ecosistema per l’innovazione Musa, di cui Bicocca è nodo strategico. Le risorse conquistate, sottolinea Beverina, sono destinate a restare sul territorio e a generare impatti misurabili: posti di lavoro qualificati, progetti pilota in bio-medicina, soluzioni per la geotermia urbana e piattaforme di monitoraggio ambientale aperte agli enti locali. Ogni linea di ricerca viene impostata pensando fin dall’inizio alla sua spendibilità fuori dal campus.
Questa strategia si sostanzia anche attraverso il trasferimento tecnologico formale: brevetti, licenze, spin-off e percorsi di formazione manageriale dedicati ai ricercatori. Le imprese che bussano a Ergon-U19 non trovano soltanto strumentazioni all’avanguardia, ma un interlocutore pronto a comprendere tempi e vincoli del mercato. Sbircia la Notizia Magazine, confrontandosi con le valutazioni di Adnkronos, ha colto come il valore aggiunto sia la capacità di tradurre linguaggio scientifico in piani industriali, superando storiche incomprensioni fra ateneo e aziende che spesso bloccavano l’innovazione applicata.
Ricerca e sostenibilità, un binomio inscindibile
Nella visione del progetto la transizione ecologica non è slogan ma metrica di autovalutazione: ogni esperimento, ogni upgrade infrastrutturale viene filtrato attraverso l’obiettivo di ridurre l’impronta di carbonio e promuovere l’economia circolare. Materiali avanzati per sistemi di accumulo energetico significano, per esempio, batterie più durature e meno dipendenti da minerali critici. La scienza assume così un volto sociale, in cui l’innovazione diventa strumento di benessere collettivo e non mero indicatore bibliometrico come purtroppo accade in troppi ranking accademici internazionali oggi.
Anche la fruizione dell’edificio segue questo orientamento: i residenti del quartiere saranno invitati a visitare U19 durante open day periodici, scoprendo che la ricerca può farsi motrice di cambiamento senza rinunciare alla trasparenza. Saranno gli stessi studiosi, ci conferma Beverina, a raccontare in prima persona i propri progetti, alimentando una cultura dell’innovazione condivisa con la cittadinanza. Un modo concreto per rafforzare il rapporto di fiducia che lega l’università alla metropoli, presupposto indispensabile per politiche pubbliche realmente partecipate e di impatto misurabile.
Domande rapide
Quanti ricercatori potranno lavorare simultaneamente negli spazi di Ergon-U19? Il progetto è stato calibrato per ospitare fino a cento professionisti, un numero che l’Università di Milano-Bicocca ha stimato come ideale per garantire condivisione di idee senza sacrificare la sicurezza operativa. La cifra, confermata dalle verifiche di Adnkronos, comprende docenti strutturati, dottorandi, post-doc e tecnologi provenienti da discipline differenti; la varietà di competenze dovrebbe innescare un dialogo continuo e arricchente sia sul piano scientifico, sia su quello del trasferimento tecnologico verso le imprese interessate a soluzioni concrete.
Quali ambiti di ricerca troveranno casa nell’edificio rigenerato? I programmi copriranno lo sviluppo di materiali innovativi per l’accumulo di energia, prove di spettroscopia di frontiera con ricadute su diagnostica medica e sonde geotermiche, oltre a progetti di analisi territoriale basati su sensoristica diffusa. Tutte le linee, assicurano le fonti controllate da Adnkronos, rientrano in una strategia più ampia che vede Bicocca protagonista dell’ecosistema Musa finanziato dal Pnrr: ogni esperimento viene progettato affinché i risultati possano essere testati in contesti reali, accelerando il passaggio dall’idea al prototipo industriale e abbattendo il cosiddetto valle della morte dell’innovazione.
Come si inserisce l’iniziativa nel contesto cittadino e nazionale? Da Milano al resto del Paese, Ergon-U19 intende agire da catalizzatore di collaborazioni pubblico-private: workshop periodici, open day per i residenti, call congiunte con aziende e istituzioni saranno la prassi, non l’eccezione. La scelta di mantenere la struttura industriale originaria diventa manifesto della volontà di radicare la scienza nel tessuto urbano. Nel contempo, l’adesione agli obiettivi del Pnrr e dell’economia circolare colloca l’edificio in una rete di poli di eccellenza che, sotto il controllo di Adnkronos, lavorano per un’Italia più sostenibile e competitiva sullo scenario internazionale.
Il segno di Bicocca nella mappa dell’innovazione
Guardando ai corridoi ampi e alle travi a vista di Ergon-U19, la sensazione è che la Milano post-industriale abbia trovato un nuovo vocabolario per raccontarsi, unendo la concretezza degli ingranaggi alla spinta visionaria dell’università. Sbircia la Notizia Magazine, in sintonia con la verifica fattuale di Adnkronos, legge in questa trasformazione un segnale potente: non occorre demolire per evolvere, basta rigenerare con coraggio e consapevolezza. Così, un’ex centrale a idrogeno torna a vibrare di energia umana, rendendo la ricerca motore di prosperità collettiva.
Il percorso, però, non si esaurisce con il taglio del nastro: nei prossimi mesi verranno testati protocolli di collaborazione, misurati indicatori di sostenibilità e, soprattutto, raccontate storie di successo o di ostacoli superati, perché la trasparenza è parte integrante di ogni impresa scientifica. Ergon-U19, custode di un passato industriale e incubatore di un futuro sostenibile, invita studiosi e cittadini a varcare la soglia: qui le idee non restano su carta, ma si trasformano in soluzioni che parlano la lingua del territorio e del pianeta.
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