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come combattere lo spreco alimentare


Ogni italiano in media spreca 555, 8 grammi di cibo a settimana, ma lo spreco alimentare, dall’ambito domestico a quello di filiera e della ristorazione, si può ridurre. Ecco chi ci è riuscito.

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  • Il 29 settembre si celebra la 6° Giornata internazionale di consapevolezza sulla perdita e lo spreco alimentare.
  • In Italia abbiamo ridotto lo spreco di 100 grammi a testa a settimana in dieci anni, ma l’obiettivo di sostenibilità non è ancora raggiunto.
  • Ecco alcune iniziative di Comuni, associazioni, start up, aziende e applicazioni per contrastare lo spreco di cibo.

In Italia oggi ogni persona in media spreca 555,8 grammi di cibo a settimana. Nel 2015, ai tempi dell’adozione dell’Agenda 2030 con l’obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare, nel nostro paese si registrava uno spreco di circa 650 grammi: si rileva dunque un miglioramento di quasi 100 grammi in dieci anni ma, per arrivare ai 369,7 grammi del traguardo di sostenibilità, di strada ce n’è ancora da fare.

L’obiettivo numero 12 dell’Agenda 2030 dell’Onu riguarda la riduzione dello spreco alimentare

Lo spreco alimentare in Italia e la Generazione Z come motore di cambiamento

Sono i dati dell’Osservatorio Waste Watcher International per campagna Spreco Zero, monitoraggio Ipsos, diffusi in occasione della 6° Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari. I cibi più sprecati si confermano la frutta, la verdura, il pane; si spreca di più al sud, nelle famiglie senza figli, nei Comuni di media grandezza rispetto ai grandi. Il motore del cambiamento sembra rappresentato dalla Generazione Z che, stando a quanto emerge dal report, è molto attenta alle questioni legate allo spreco alimentare e alla sostenibilità dei consumi. “La vera sfida è trasformare il caso della Gen Z in pratica diffusa, capace di coinvolgere le generazioni meno digitali, le fasce più vulnerabili e naturalmente le generazioni future”, ha dichiarato Andrea Segrè, direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International e della campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero, e professore ordinario di Economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile all’Università di Bologna.

spreco alimentare
Secondo l’Osservatorio Waste Watcher International la generazione Z è molto attenta allo spreco di cibo © iStock

Lo spreco di cibo nel mondo: un problema etico, sociale e ambientale

Nel mondo vengono sprecate ogni anno 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, un terzo della produzione alimentare globale. Di questo 33 per cento, il 19 per cento del cibo viene sprecato a livello di vendita al dettaglio, ristorazione e famiglie, mentre il 13–14 per cento nella fase di produzione e raccolta. Mentre il cibo viene sprecato, la fame persiste: 673 milioni di persone soffrono la fame, pari all’8,2 per cento della popolazione mondiale, di cui il 20,2% in Africa e il 6,7% in Asia. In aggiunta: 2,3 miliardi di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare, senza accesso garantito a un’alimentazione sufficiente e nutriente.

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Lo spreco e le perdite alimentari non sono solo un problema etico e sociale: hanno un impatto devastante sull’ambiente: lo spreco di cibo è responsabile di quasi il 10 per cento delle emissioni globali di gas serra, ovvero 5 volte quelle generate dall’aviazione. Il 28 per cento dei terreni agricoli, pari a 1,4 miliardi di ettari, viene utilizzato per produrre cibo che non verrà mai mangiato. È una superficie pari a quattro volte l’intera Unione Europea. E un quarto dell’acqua dolce utilizzata in agricoltura viene sprecato nella produzione di alimenti che finiranno nella spazzatura: si tratta di circa 250 km3 di acqua, l’equivalente del fabbisogno idrico annuo dell’intera popolazione mondiale.

Lo spreco alimentare nell’Unione europea: addio all’obiettivo dimezzamento

Il 9 settembre scorso, l’Unione europea con una revisione della Direttiva 2008/98/EC si è “accontentata” di fissare una riduzione del 10 per cento nello spreco della trasformazione/manifattura e del 30 per cento pro capite nei consumi finali (retail, ristorazione, famiglie). Guardando in particolare lo spreco delle famiglie l’Italia resta sopra la media europea nello spreco alimentare pro-capite settimanale: come detto in precedenza, le rilevazioni Waste Watcher attestano uno spreco settimanale medio pro capite di 555,8 grammi per l’Italia, a fronte di 512,9 g settimanali per la Germania, 459,9 grammi per la Francia, 446,5 grammi per la Spagna, 469,5 per i Paesi Bassi. Intanto sono 33 milioni i cittadini europei in situazione di insicurezza alimentare e ben 4,9 milioni gli italiani che versano nella medesima condizione.

Comuni contro lo spreco alimentare

A Milano sono attivi otto food hub: si tratta di centri per il recupero delle eccedenze alimentari e la redistribuzione ai più fragili. Funzionano grazie a una sinergia tra enti pubblici e privati e nel 2024 hanno permesso di recuperare 795  tonnellate di cibo trasformate in oltre un milione e mezzo di pasti.

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La logistica di un food hub milanese, in particolare quello del gallaratese © Milano Food Policy

Il comune di Bologna, con il progetto “Non si butta via niente”, nei primi sei mesi del 2025 ha recuperato cinque tonnellate di alimenti. I donatori sono diversi attori della filiera alimentare presenti sul territorio e le eccedenze di cibo sono destinate a enti no profit. Sono state evitate 17.900 kg di emissioni di CO2 e risparmiati 10.500 metri cubi d’acqua.

Brutti ma buoni non vanno buttati

Bella Dentro è un progetto nato a Milano per salvare la frutta e la verdura che viene scartata perché “brutta”: gli ideatori comprano direttamente dalle aziende agricole pagando ai produttori un prezzo equo e rivendono i prodotti. Da una vendita ambulante su un’ape car, Bella Dentro si è evoluto in un negozio, un laboratorio di trasformazione e una kitchen dove gustare bowl sostenibili.

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I volontari di Recup © Recup

Recup è un’associazione che recupera dai mercati rionali di Milano e Roma il cibo scartato perché non corrispondente ai canoni estetici di vendita e lo distribuisce gratuitamente a chi ne ha bisogno. Combatte lo spreco alimentare, ma anche la crisi climatica e l’esclusione sociale. Nella capitale collabora con Mammagari, un’associazione nata con l’obiettivo di riportare le persone nei mercati a fare una spesa stagionale, locale e consapevole. Unisce la musica allo storytelling dei produttori all’attenzione per lo spreco alimentare recuperando le eccedenze di cibo e donandole in beneficenza.

Il pane che diventa birra

Biova è un progetto torinese di economia circolare per produrre birra, snack, soft drink recuperando il pane invenduto, ma anche le eccedenze di pasta e riso. Dalla fondazione nel 2019 a oggi ha recuperato altre 16 tonnellate di pane e ha permesso di risparmiare 138 tonnellate di Co2 dalla gestione dell’invenduto.

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L’aperitivo antispreco di Biova Project © Biova Project

Applicazioni anti spreco (anche con l’intelligenza artificiale)

Too good to go è l’app che consente di acquistare una Surprise bag contenente le eccedenze di bar, ristoranti e negozi a prezzi scontati. Con la Box dispensa si può acquistare anche una scatola di prodotti direttamente dalle aziende dell’industria alimentare. Ha lanciato anche l’iniziativa “Etichetta consapevole” per incoraggiare le persone a fidarsi dei propri sensi quando valutano i prodotti con dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”.

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Cucinalo è l’app inventata da due ragazzi campani 17enni. Basta fare una foto al frigo o alla credenza oppure inserire una lista di ingredienti e l’applicazione, attraverso l’intelligenza artificiale, suggerisce piatti e ricette da preparare con gli ingredienti che si hanno in casa.Si può chattare con l’Ai per chiedere consigli e si possono personalizzare le ricette in base a preferenze o intolleranze.

Dal supermercato a chi ha bisogno

“Buon fine” è il progetto ventennale di Coop che dona ad associazioni no profit tutti i prodotti alimentari che vengono ritirati dagli scaffali per scadenza ravvicinata o confezione esterna ammaccata, ma che sono ancora perfettamente integri e commestibili. Nel 2024 sono state donate oltre 884 tonnellate di cibo.

 

 

 

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