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Rassegna stampa aumentata ESG/ 423


In questo numero: Sfdr, chiesta una categoria per i fondi d’impatto- Disclosure climatica, la California pubblica l’elenco delle società- Cina, impegno storico a tagliare le emissioni- Oil&Gas, Trump in pressing sulla World Bank- Oil, Bp prevede l’aumento della domanda fino al 2030- Investimenti in difesa, un report assolve gli Esg

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La “Rassegna stampa aumentata ESG” di ETicaNews, è un resoconto di analisi e commenti, principalmente orientato a livello internazionale, che punta la lente su alcuni dei principali snodi dell’informazione sui temi di sostenibilità negli ultimi sette giorni. Dando la precedenza agli argomenti su cui l’attenzione di ETicaNews è costante.

sfdr, chiesta una categoria per i fondi d’impatto

  • OGGETTO – Gli investitori d’impatto chiedono una categoria distinta per i fondi di impact investing nella revisione del Sustainable Finance Disclosure Regulation
  • DATA – 23 settembre 2025
  • FONTE – Fears over status of impact investing under SFDR review
  • PAROLE CHIAVE: Impact Europe, impact investing, Ue, Commissione europea, fondi d’impatto, Sfdr, Piattaforma sulla Finanza Sostenibile, investimento sostenibile

Impact Europe e una serie di investitori d’impatto hanno firmato congiuntamente una lettera aperta alla Commissione europea, chiedendo una categoria distinta per i fondi d’impatto nell’ambito della revisione del Sustainable Finance Disclosure Regulation (Sfdr). Due anni fa, dopo aver chiesto agli operatori di mercato di esprimere le loro preferenze, la Commissione aveva incluso l’impatto come categoria suggerita. Tuttavia, questa categoria era assente dalle raccomandazioni della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile, il gruppo consultivo dell’Ue. L’esclusione sarebbe dovuta a difficoltà nella definizione del termine e nell’approccio da adottare e alla scarsa comprensione da parte degli investitori al dettaglio delle differenze tra impact investing e investimento sostenibile. Ora che l’Ue sta finalizzando le riforme del Sfdr, gli operatori di mercato hanno sollevato preoccupazioni che il quadro normativo integri adeguatamente l’impact investing.

disclosure climatica, la california pubblica l’elenco delle società

Il California Air Resources Board (Carb) ha pubblicato un elenco di 4.160 aziende statunitensi che operano in California che saranno tenute a conformarsi alle nuove leggi statali in materia di disclosure climatica. I nuovi regolamenti SB 253 e SB 261, approvati dal Governatore Newsom nel 2023 e trasformati in legge nell’ottobre 2024, impongono la divulgazione di informazioni sui rischi e sulle opportunità legati al clima alle aziende con un fatturato superiore a 500 milioni di dollari, e la rendicontazione annuale delle emissioni di gas serra dirette Scope 1 e 2 e di quelle indirette Scope 3 associate alla catena del valore per le aziende con un fatturato superiore a un miliardo di dollari. La divulgazione delle emissioni di Scope 1 e 2 dovrebbe iniziare nel 2026, la rendicontazione delle emissioni di Scope 3 nel 2027 e il reporting sui rischi correlati al clima entro il 1° gennaio 2026. L’elenco include la maggior parte delle società che compongono l’indice S&P 500.

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cina, impegno storico a tagliare le emissioni

  • OGGETTO – Per la prima volta la Cina si è impegnata a raggiungere un obiettivo preciso di riduzione delle proprie emissioni.
  • DATA – 24 settembre 2025
  • FONTE – China makes landmark pledge to cut its climate emissions
  • PAROLE CHIAVE: Cina, emissioni, obiettivi climatici, Onu, Xi Jinping, Accordi di Parigi, Cop30

Per la prima volta la Cina, il principale emettitore mondiale di gas serra, si è impegnata a raggiungere un obiettivo preciso di riduzione delle proprie emissioni. In una dichiarazione video all’Assemblea generale dell’Onu a New York, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che Pechino ridurrà le sue emissioni totali almeno del 7-10% entro il 2035, e che si sforzerà di fare anche meglio. L’annuncio fa parte dei nuovi piani climatici che tutti gli Stati firmatari  degli Accordi di Parigi sul clima dovrebbe presentare ogni cinque anni. Da un lato, l’impegno del gigante asiatico è un passo importante in vista della Cop30, che si terrà in Brasile a novembre, e in un momento in cui gli Stati Uniti stanno ridimensionando i propri impegni climatici; dall’altro, però, il piano della Cina non è così ambizioso come sperato e come necessario per mantenere gli obiettivi climatici globali entro il limite di 1,5 °C previsto dagli Accordi di Parigi.

oil&gas, trump in pressing sulla world bank

  • OGGETTO – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta facendo pressione sulla World Bank affinché finanzi più progetti sui combustibili fossili
  • DATA – 22 settembre 2025
  • FONTE – Donald Trump pushes World Bank to finance more fossil fuel development
  • PAROLE CHIAVE: Usa, Trump, World Bank, combustibili fossili, gas, energia, Paesi in via di sviluppo, cambiamento climatico

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la sua amministrazione starebbero facendo pressione sulla World Bank affinché finanzi più progetti sui combustibili fossili, comprese anche le trivellazioni per estrarre nuovo gas. Lo riporta il Financial Times citando funzionari della Banca Mondiale. Nello specifico, l’amministrazione statunitense starebbe prendendo di mira il finanziamento dell’energia nei Paesi in via di sviluppo e starebbe facendo pressione affinché l’ente rimuova le restrizioni sui progetti di combustibili fossili. La mossa rientra in una più ampia campagna contro gli sforzi per contrastare il cambiamento climatico, lanciata da Trump da quando è tornato alla Casa Bianca. Un aumento dei prestiti per progetti di esplorazione del gas da parte della Banca Mondiale e di altre istituzioni multilaterali per lo sviluppo segnerebbe un sorprendente cambio di direzione per i finanziatori e comprometterebbe gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura globale.

oil, bp prevede l’aumento della domanda fino al 2030

Nel suo ultimo Energy Outlook, la major petrolifera britannica Bp ha previsto una crescita della domanda globale di petrolio fino al 2030, cinque anni in più rispetto alle previsioni di un anno fa. Nello specifico, il report prevede che, seguendo la traiettoria attuale basata sulle politiche e sugli impegni esistenti, la domanda globale di petrolio raggiungerà i 103,4 milioni di barili al giorno entro il 2030, prima di scendere a 83 milioni di barili al giorno entro il 2050. L’anno scorso, l’analisi di Bp prevedeva invece un picco della domanda entro il 2025, a circa 102 milioni di barili al giorno. Tuttavia, nel frattempo lo studio ha rilevato un rallentamento degli sforzi per aumentare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni globali di carbonio. Se l’indebolimento degli sforzi in termini di efficienza energetica dovesse persistere, la domanda di petrolio aumenterà fino a circa 106 milioni di barili al giorno entro il 2035.

investimenti in difesa, un report assolve gli esg

  • OGGETTO – Un report del Royal United Services Institute ha rilevato che i regimi di etichettatura Esg non precludono gli investimenti nel settore della difesa
  • DATA – 25 settembre 2025
  • FONTE – Blaming ESG for defence funding woes ‘often unsubstantiated’, UK report finds
  • PAROLE CHIAVE: Royal United Services Institute, UK Sustainable Investment and Finance Association, criteri Esg, difesa, investimenti, burocrazia, preoccupazioni reputazionali

Il Royal United Services Institute è stato incaricato dall’Uk Sustainable Investment and Finance Association di condurre una ricerca indipendente per verificare se il rallentamento della crescita della difesa possa essere attribuito agli standard ambientali, sociali e di governance (Esg). Dal report emerge che i regimi di etichettatura Esg e le pratiche degli investitori in genere non precludono gli investimenti nel settore della difesa e «hanno un impatto limitato sull’accesso al capitale dell’industria della difesa». Lo studio ha rilevato che i fattori chiave che limitano l’accesso del settore ai finanziamenti sono la burocrazia, le preoccupazioni reputazionali delle banche in merito al finanziamento della difesa e le caratteristiche generali del mercato della difesa, non i criteri Esg. L’indagine ha concluso che le accuse ai criteri Esg di essere responsabili delle difficoltà di accesso ai servizi finanziari di base delle aziende della difesa sono «spesso infondate». Inoltre, il documento sottolinea che il dibattito pubblico sull’accesso ai finanziamenti per il settore è «inquadrato in modo errato».

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