La collaborazione scientifica e accademica tra Stati Uniti e Cina, un tempo profonda e di successo, sta subendo una netta separazione.
Mentre un tempo partenariati come quelli tra Microsoft Research Asia (MSRA) e l’Università di Tsinghua producevano ricerche rivoluzionarie come il paper ResNet, oggi la dinamica è cambiata radicalmente.
Sotto la pressione politica, le grandi aziende tecnologiche americane stanno chiudendo o ridimensionando i loro laboratori di ricerca in Cina, mentre i legislatori statunitensi esortano le università a interrompere i programmi congiunti con enti cinesi come il Chinese Scholarship Council. Questo disaccoppiamento mira a contenere il trasferimento di tecnologia, ma sta portando a una progressiva frammentazione dell’ecosistema di ricerca globale.
L’era d’oro della collaborazione scientifica Usa-Cina
Le relazioni tra Stati Uniti e Cina, un tempo caratterizzate da una solida cooperazione in ambito scientifico e tecnologico, stanno attraversando un’epoca di profondo disaccoppiamento. Quella che in passato era una collaborazione simbiotica tra accademie e industrie dei due paesi sta oggi cedendo il passo a una competizione strategica, che si estende anche agli scambi studenteschi. I segni di questa frizione sono tangibili: il Science and Technology Cooperation Agreement (STA), per decenni un caposaldo del partenariato, è stato oggetto di tese trattative e rinnovi a breve termine, a testimonianza di una fiducia erosa a livello politico. A questo si aggiungono le chiusure di laboratori di ricerca di giganti americani in Cina e proposte legislative negli Stati Uniti che mirano a limitare l’accesso di studenti cinesi ai programmi STEM, segnando un netto allontanamento da un modello di apertura che un tempo ha favorito la crescita di entrambi i paesi.
Fino a poco tempo fa, l’interconnessione tra gli ecosistemi di ricerca dei due paesi era profondissima. L’architettura per questa partnership è stata stabilita il 31 gennaio 1979, con la firma dello STA da parte di Jimmy Carter e Deng Xiaoping. Le università statunitensi hanno formato oltre 90.000 studenti cinesi che hanno conseguito un dottorato di ricerca, con circa il 70% di essi specializzato in campi STEM. Si stima che l’80% di questi talenti sia rimasto negli Stati Uniti, contribuendo in modo significativo al capitale umano e alle capacità di ricerca americane. Questa era d’oro della cooperazione è stata esemplificata da istituzioni come la Microsoft Research Asia (MSRA) di Pechino e l’Università di Tsinghua, entrambi prodotti di questo partenariato. Secondo il Journal of Quantitative Science Studies pubblicato dal MIT Press, la Cina e gli Stati Uniti sono diventati i principali partner l’uno dell’altro nelle pubblicazioni di ricerca ad alto impatto, una prova evidente della profondità di questa collaborazione.
I frutti della partnership Usa-Cina: da ResNet all’ecosistema globale
La profondità di questa collaborazione ha prodotto ricerche di importanza mondiale. Un esempio è il paper Deep Residual Learning for Image Recognition (comunemente noto come ResNet), proposto da He Kaiming durante il suo periodo di ricerca presso l’MSRA. Questo articolo è considerato il paper scientifico più citato del XXI secolo e le sue “connessioni residue” sono diventate onnipresenti nei moderni modelli di deep learning, dai Transformer a AlphaGo Zero e a quasi tutti gli attuali modelli di IA generativa. He Kaiming stesso, prima di lavorare presso MSRA, aveva conseguito una laurea presso l’Università di Tsinghua e aveva svolto uno stage proprio nel laboratorio di ricerca di Microsoft a Pechino, a riprova della profonda interconnessione tra le due istituzioni. Il legame tra MSRA e l’ecosistema tecnologico cinese è ulteriormente evidenziato dal fatto che un altro autore del paper ResNet, Xiangyu Zhang, lavora ora presso Megvii, un’importante azienda cinese di IA che è stata inserita nella lista nera del governo degli Stati Uniti.
Oggi, tuttavia, questa partnership è entrata in una fase di profonda incertezza, scivolando da un motore di progresso condiviso a un campo di battaglia della competizione strategica. L’effetto più evidente è un paradosso geopolitico: nel tentativo di contenere le capacità tecnologiche di Pechino, gli Stati Uniti stanno involontariamente accelerando l’impulso della Cina verso l’autosufficienza.
Strategie di contenimento: il manuale americano
La postura degli Stati Uniti nei confronti della Cina si è spostata dal considerare la relazione come reciprocamente vantaggiosa a una di intensa competizione. Le collaborazioni scientifiche e accademiche sono ora viste attraverso la lente della sicurezza nazionale, con una crescente preoccupazione per il trasferimento tecnologico e lo spionaggio. Questo cambiamento ha portato Washington a mettere in atto un approccio sofisticato e a più livelli, comunemente definito il “nuovo manuale” di contenimento.
La ritirata delle aziende tech americane dalla Cina
Il segno più tangibile di questa tensione è il ritiro o la riorganizzazione delle attività di ricerca delle aziende statunitensi in Cina. Mentre Google ha chiuso il suo laboratorio di ricerca sull’IA , Amazon ha sciolto il suo centro di ricerca a Shanghai a causa delle “crescenti pressioni politiche dagli Stati Uniti” e degli “aggiustamenti strategici nel contesto delle tensioni tra Stati Uniti e Cina”. Questa chiusura è avvenuta nonostante il laboratorio avesse pubblicato oltre 100 articoli di ricerca e creato un framework di rete neurale open-source che aveva generato circa 1 miliardo di dollari di entrate per Amazon. Anche altre grandi aziende hanno ridimensionato le loro operazioni: IBM ha tagliato più di 1.000 posti di lavoro di ricerca e sviluppo nel 2023 e Microsoft ha offerto a centinaia di dipendenti delle sue divisioni cloud e IA la possibilità di trasferirsi all’estero nel 2024.
L’approccio di Microsoft all’MSRA è un caso di studio della “competizione gestita”. L’azienda ha ammesso di aver implementato nuove “barriere di protezione” (“guardrails”) per impedire ai ricercatori con sede in Cina di lavorare su aree considerate politicamente sensibili, come il riconoscimento facciale e il calcolo quantistico. Questa mossa è una risposta diretta alle critiche secondo cui la collaborazione accademica, compresa la co-produzione di studi sull’IA con la National University of Defense Technology (NUDT), un’istituzione gestita dai militari, ha rafforzato le capacità militari e di sorveglianza della Cina.
Gli strumenti del contenimento: controlli ed export ban
Oltre a questi aggiustamenti aziendali, il governo statunitense ha utilizzato una serie di strumenti per attuare il contenimento tecnologico.
- Controlli sulle esportazioni. A partire dall’ottobre 2022, gli Stati Uniti hanno implementato controlli molto specifici sulle esportazioni di semiconduttori avanzati. Le restrizioni mirano a chip logici di 16 nm o meno, chip di memoria DRAM di 18 nm half-pitch o meno e chip flash NAND con 128 o più strati. L’obiettivo è esplicito: limitare la capacità della Cina di progettare, produrre e accedere a chip per l’IA e alla relativa tecnologia, soprattutto per prevenire il loro utilizzo in applicazioni militari e di sorveglianza. Tali controlli mirano anche a limitare il capitale umano, costringendo i cittadini statunitensi e i titolari di green card a lasciare l’industria cinese dei semiconduttori.
- Sanzioni mirate. Nel 2019, l’azienda cinese di IA Megvii Technology Ltd. è stata inserita in una lista nera commerciale statunitense per il suo presunto coinvolgimento in violazioni dei diritti umani nella regione dello Xinjiang. Questa designazione, che ha limitato la sua capacità di acquistare componenti da fornitori statunitensi, ha reso l’offerta pubblica iniziale (IPO) di Megvii a Hong Kong una “difficile da vendere” per molti investitori americani. È importante notare, tuttavia, che c’è stata una confusione significativa tra due persone con nomi simili. Le sanzioni statunitensi non si applicano a Li Shipeng, uno dei fondatori dell’MSRA , ma al generale Li Shangfu, l’ex Ministro della Difesa cinese, per l’acquisto di equipaggiamento militare dalla Russia.
- Pressione legislativa sulle università. Questo approccio restrittivo si estende anche al settore accademico. A luglio, il presidente Moolenaar (R-Mich.) del Comitato speciale sulla Cina ha inviato lettere a sette università (tra cui Dartmouth College, Temple University e l’Università del Tennessee) invitandole a porre fine ai loro programmi congiunti con il Chinese Scholarship Council (CSC), l’organismo del Ministero dell’Istruzione cinese che fornisce supporto agli scambi accademici internazionali. Il comitato considera il CSC un’iniziativa gestita dal Partito Comunista Cinese (PCC) che sfrutta le istituzioni statunitensi per il trasferimento di tecnologia a vantaggio della crescita militare e scientifica cinese. Secondo i rapporti, i beneficiari di queste borse di studio sono tenuti a firmare giuramenti di lealtà al Partito Comunista Cinese e a ricevere “formazione ideologica” prima di recarsi all’estero, evidenziando una chiara preoccupazione per l’influenza politica. L’azione fa seguito al rapporto del comitato, “CCP on the Quad”, pubblicato a settembre scorso, che ha denunciato come centinaia di milioni di dollari di ricerca finanziata dai contribuenti statunitensi abbiano contribuito a migliorare le capacità militari della Cina.
- Nuovi accordi economici. In uno sviluppo senza precedenti, gli Stati Uniti hanno esplorato la monetizzazione della politica commerciale. Come condizione per la ripresa delle vendite di specifici chip per l’IA in Cina, Nvidia e AMD hanno accettato di versare il 15% dei loro ricavi al governo statunitense. Questo accordo ha suscitato aspre critiche da parte dei legislatori, che l’hanno definito un “pericoloso abuso dei controlli sulle esportazioni” e un “creativo schema di tassazione mascherato da politica di sicurezza nazionale”.
Oltre a tutto ciò, le tensioni tra Washington e Pechino continuano a evolvere, con annunci recenti che definiscono ulteriormente il quadro della competizione.
Il 13 agosto, la Casa Bianca ha confermato che l’amministrazione Trump sta finalizzando un accordo per imporre una tassa di esportazione del 15% sulle vendite di chip di Nvidia e AMD alla Cina. Questo accordo, in cambio di licenze di esportazione per chip per l’IA specificamente progettati per il mercato cinese, potrebbe essere esteso in futuro ad altre aziende. Il presidente Trump vuole che le aziende “paghino noi come paese” per il rilascio di tali licenze, sebbene la legalità del piano sia ancora oggetto di dibattito tra gli esperti di commercio e gli avvocati.
A sua volta, il Dipartimento del Commercio ha annunciato azioni volte a rafforzare ulteriormente i controlli sulle esportazioni di chip per l’IA. La nuova guida mira ad avvisare l’industria sui rischi legati all’utilizzo di chip cinesi avanzati (come i chip Huawei Ascend) e a mettere in guardia l’industria statunitense sulle possibili conseguenze che derivano dal consentire l’utilizzo di chip per l’IA per l’addestramento di modelli cinesi. Contemporaneamente, la tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina, che doveva scadere, è stata estesa di 90 giorni, fino al 10 novembre 2025. Questo rinvio temporaneo mira a evitare una potenziale escalation economica e a permettere ulteriori negoziati, una decisione che gli esperti attribuiscono in parte all’influenza della Cina sui minerali critici, come le terre rare.
La strategia cinese: dall’autonomia all’eccellenza
Invece di soffocare lo sviluppo tecnologico della Cina, le misure statunitensi hanno agito da potente catalizzatore per l’accelerazione di una strategia nazionale preesistente di autosufficienza. Iniziative come “Made in China 2025” (MIC2025), lanciata nel 2015, e il “Piano di Sviluppo dell’IA di Nuova Generazione” del 2017 avevano già l’obiettivo di trasformare la Cina da una “fabbrica del mondo” a una potenza ad alta tecnologia, riducendo la dipendenza dai fornitori stranieri. Il piano MIC2025, in particolare, è stato fortemente ispirato dal programma tedesco “Industry 4.0” e ha funzionato come una “tabella di marcia direzionale” per l’innovazione, spingendo le imprese a ridurre la dipendenza dai fornitori stranieri attraverso incentivi statali, finanziamenti diretti per la R&S e politiche che favoriscono l’acquisizione di tecnologia da parte di aziende cinesi.
Successi asimmetrici ma significativi
I progressi sono stati asimmetrici ma significativi. Sebbene la Cina abbia faticato a raggiungere il suo obiettivo del 70% di autosufficienza nei semiconduttori entro il 2025 , ha comunque visto una crescita esponenziale nel settore, con il numero di aziende di chip registrate che è salito a 22.800 entro il 2020 e le vendite che sono più che raddoppiate nello stesso periodo. Nonostante permanga un divario nei chip più avanzati a causa della mancanza di “competenze intangibili” e di attrezzature come le macchine per fotolitografia EUV , l’industria cinese ha dimostrato la sua resilienza.
Leadership cinese nei settori strategici
In altri settori, il successo è inequivocabile. La Cina è diventata un leader mondiale nella produzione di veicoli elettrici, superando i 10 milioni di unità all’anno, e domina oltre il 75% della produzione globale di batterie agli ioni di litio. I successi cinesi non si limitano all’industria automobilistica; il paese ha raggiunto traguardi impressionanti in altre aree ad alta tecnologia, come il computer quantistico Zuchongzhi 3.0, che opera trilioni di volte più velocemente dei supercomputer classici, e l’aereo anfibio di produzione nazionale AG600. La sua rete ferroviaria ad alta velocità è la più grande e avanzata del mondo, con oltre 48.000 km in servizio, e il suo modello di IA, che eccelle nella “vasta adozione” anziché solo nell’innovazione di fascia alta, sta diffondendo la sua tecnologia in tutto il mondo in via di sviluppo attraverso iniziative come la Via della Seta Digitale.
Il costo economico del disaccoppiamento
L’analisi economica di un disaccoppiamento tecnologico completo mostra perdite di benessere per entrambi i paesi. In uno scenario unilaterale in cui gli Stati Uniti interrompono completamente i flussi di tecnologia verso la Cina, il benessere cinese diminuirebbe dell’1,65%, mentre un divieto commerciale da solo ridurrebbe il benessere solo dello 0,014%. Questo dato, emerso da uno studio che ha utilizzato un modello di commercio quantitativo dinamico, sottolinea che la restrizione del flusso di conoscenze è molto più dannosa della restrizione del commercio di beni, evidenziando l’importanza strategica del capitale umano e intellettuale nella rivalità attuale.
Due modelli di innovazione a confronto
In questo contesto, la rivalità tra Stati Uniti e Cina si sta plasmando come una gara tra due modelli di innovazione distinti. Il modello statunitense, guidato dai giganti del settore privato, eccelle nell’innovazione di “fascia alta” e nella creazione di modelli di IA all’avanguardia. Tuttavia, questo stesso ambiente competitivo ha spinto le aziende statunitensi a differenziarsi e innovare in nuove aree, come risposta strategica alle pressioni competitive cinesi. Al contrario, il modello cinese, diretto dallo stato, eccelle nella “vasta adozione” e nell’integrazione dell’IA su vasta scala nell’economia e nello stato. Il rischio a lungo termine per gli Stati Uniti è che, pur mantenendo la leadership nell’innovazione di punta, possano perdere la competizione per la quota di mercato e l’influenza globale a favore di un ecosistema cinese più accessibile e ampiamente adottato.
Il paradosso del contenimento
Ciò che è chiaro, in definitiva, è che la dinamica tra i due paesi ha creato un paradosso profondo. Le misure di contenimento degli Stati Uniti, sebbene possano rallentare l’accesso della Cina alle tecnologie più avanzate, stanno alimentando la sua determinazione a diventare un’entità tecnologicamente autosufficiente. La Cina, spinta dalla paura della “strangolatura” tecnologica, sta costruendo un ecosistema indigeno che potrebbe emergere come un concorrente ancora più formidabile e resiliente nel lungo periodo.
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