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Calabria, la sfida di Teresa Sicoli: «Fermare l’esodo dei giovani con lavoro e speranza»


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AMANTEA (Cs) – C’è un filo sottile ma potente che lega l’aula scolastica alla politica: la consapevolezza che il futuro si gioca oggi, nelle vite dei ragazzi che siedono dietro i banchi. Teresa Sicoli, candidata al Consiglio regionale della Calabria con il Movimento 5 Stelle a sostegno di Pasquale Tridico, porta con sé proprio questa visione, maturata in 27 anni di insegnamento e in oltre un decennio di impegno civico.

“Ogni giorno incontro studenti con intelligenze brillanti, creativi come tele bianche da riempire. Ma poi mi chiedo: cosa accadrà quando avranno terminato gli studi?”, racconta la docente. Il dubbio non è solo suo, ma è lo specchio di una realtà drammatica: 137mila giovani e donne hanno lasciato la Calabria negli ultimi anni, un esodo silenzioso che continua a svuotare la regione di energie, professionalità e sogni.

Un programma che riparte dai giovani

Il Movimento 5 Stelle e la candidatura di Pasquale Tridico alla presidenza regionale, sottolinea Sicoli, puntano proprio a invertire questa rotta. “Il nostro programma ha una visione chiara: dare ai giovani la possibilità di restare o di tornare. Non possiamo più accettare che la Calabria sia una terra da cui fuggire, deve diventare una terra in cui costruire il proprio futuro”.

Il tema del lavoro, fulcro della campagna, si intreccia con la questione della formazione: competenze, innovazione, incentivi alle imprese, sostegno a chi vuole intraprendere. Una politica che, secondo Sicoli, deve essere finalmente al servizio dei cittadini e non di equilibri di potere.

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La lettera che diventa simbolo

Un episodio personale ha colpito particolarmente la candidata: la lettera ricevuta da una sua ex alunna del Tirreno cosentino. Una testimonianza che racchiude in poche righe la condizione di migliaia di coetanei:

“Prof, è da un anno e mezzo che cerco lavoro. Faccio colloqui, mando curriculum, mi impegno. Non trovo nulla. Non vorrei andare via, ma sono costretta a partire”.

Parole semplici e dure, che mettono a nudo il paradosso calabrese: una gioventù formata, preparata, con capacità riconosciute, che però non trova spazio nella propria terra.

Politica di servizio, non di facciata

Sicoli rivendica il percorso fatto all’interno del Movimento 5 Stelle, da 13 anni impegnata in quella che definisce “politica di servizio”. Non slogan, ma lavoro quotidiano tra le persone, tra le difficoltà della scuola, tra le famiglie che vivono il dramma della precarietà.

“La mia candidatura nasce da questo vissuto, dall’esperienza diretta. Ho visto troppi ragazzi partire, troppe famiglie spezzate da un destino che sembra ineluttabile. Ma non lo è: se investiamo davvero nei nostri giovani, possiamo cambiare la storia della Calabria”.

La sfida del 5 e 6 ottobre

Le elezioni regionali del prossimo 5 e 6 ottobre diventano, in questo contesto, un appuntamento cruciale. Non solo per il Movimento 5 Stelle, ma per l’intera regione. Il sostegno a Pasquale Tridico, ex presidente dell’INPS, è letto da Sicoli come la possibilità di unire competenza e visione: “Abbiamo un candidato che conosce a fondo il tema del lavoro, che ha dimostrato di saper gestire sfide nazionali e che oggi vuole mettere questa esperienza al servizio della Calabria”.

Dietro i numeri dell’emigrazione, dietro le statistiche che raccontano una Calabria che si svuota, ci sono storie, volti, scelte dolorose. C’è la voce di studenti che sognano un futuro dignitoso e che invece preparano valigie. La politica, in questa narrazione, non è solo un’arena di scontri ma la possibilità di dare risposte concrete.

La candidatura di Teresa Sicoli si inserisce qui: nella volontà di trasformare la denuncia in progetto, la testimonianza in impegno, il dolore dell’assenza in speranza di ritorno. Una sfida che non riguarda solo la Calabria, ma l’Italia intera: perché una terra che perde i suoi giovani perde anche una parte della sua anima.

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Ecco la lettera integrale della ex alunna:

«Qualcuno dice a noi giovani di avere “speranza” in questo mondo… Ma quale mondo ci state offrendo? Un mondo in cui siamo costretti a lasciare la nostra terra per emigrare, perché lavoro non ce n’è. Nasciamo, cresciamo, ci istruiamo e facciamo sacrifici per frequentare l’università, con il desiderio di realizzare i nostri sogni professionali. E poi?

Una volta laureati, iniziamo a fare colloqui e la prima domanda che ci viene posta è: “Hai esperienza?”. Ma come possiamo avere esperienza se siamo appena usciti dall’università? Come possiamo acquisirla se nessuno ci apre una porta per iniziare a lavorare?

Io sono laureata in Scienze Motorie, con una magistrale LM-67, e sto trovando enormi difficoltà. Nel nostro settore c’è addirittura una competizione costante con i fisioterapisti, che finiscono per tagliarci le gambe. Nelle cliniche riabilitative o sei fisioterapista, o sei fuori.

Da anni si chiede al governo di approvare la riforma del chinesiologo e di inserirlo tra le professioni sanitarie. L’esercizio fisico è prescritto dai medici, ma non essendo riconosciuto dal sistema sanitario, le persone finiscono per rivolgersi ai fisioterapisti, anche quando non rientra nelle loro competenze.

Se si vuole tentare la strada dell’insegnamento, le difficoltà sono altre: ogni anno le regole cambiano. I 24 CFU sono diventati 60, con un costo di circa 2.000 euro. A questi si aggiungono un master da 1.100 euro, la certificazione linguistica B2 (altri 500 euro), l’EIPASS (300 euro) e altre spese necessarie per ottenere punteggio nelle graduatorie.

Ma come si può chiedere a un giovane disoccupato di spendere tutti questi soldi? E come può un genitore affrontare tali costi se già fatica ad arrivare a fine mese? Dopo cinque anni di università, è giusto dover investire ancora migliaia di euro senza alcuna certezza di inserimento? Quando, allora, un giovane dovrebbe iniziare a lavorare? A quarant’anni?

E intanto ci si sente dire: “Abbiate speranza”. Ma fatevi i conti con il mondo che avete creato e che ci state lasciando:

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– un mondo di guerre e di lotte politiche per interessi personali;

– un mondo di violenza, ipocrisia e mancanza di rispetto;

– un mondo in cui i tumori aumentano, dove in estate manca persino l’acqua, bene prezioso;

– un mondo in cui vanno avanti i raccomandati e chi si rimbocca le maniche resta a casa;

– un mondo in cui il costo della vita cresce, mentre gli stipendi restano fermi;

– un mondo che ci chiede di correre senza mai riuscire a raggiungere il passo.

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Quando dite “speranza” ai giovani, guardatevi intorno e provate a risolvere davvero questi problemi. Perché i giovani oggi non riescono più a immaginare un futuro, e fanno fatica persino a sognare di costruire una famiglia.

La vita è una sola e va vissuta. Non si può chiedere a un giovane di rinunciare ai propri sogni, perché viviamo in un mondo che sembra ancora fermo alla schiavitù, invece che proiettato verso la libertà».



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