di: Enrico Casale | 29 Settembre 2025
Lo spazio per operare in Africa esiste. Bisogna sapere cogliere l’opportunità sfruttando gli strumenti a disposizione, a partire dal Piano Mattei per continuare con i mezzi messi a disposizione da Sace e Simest e dalle associazioni di categoria. Se ne è parlato nel corso del convegno “Fare impresa in Africa: opportunità e strumenti per le aziende lombarde”, che si è tenuto venerdì a Milano nella sede di Confindustria Lombardia.
Quando è partito, il Piano Mattei pareva una scatola vuota, ora le iniziative sono così tante che ci si chiede come sfruttarle. Ad affermarlo Lorenzo Ortona, vicario Coordinatore della Struttura di missione del Piano Mattei della Presidenza del Consiglio dei ministri. “Il Piano Mattei – ha osservato – è un’iniziativa di respiro internazionale affinché il nostro Paese faccia sistema e si muova unito nel continente. E’ un importante spazio che cerca di offrire opportunità alle aziende e alla cooperazione internazionale per favorire investimenti e sviluppo economico e sociale”.
Il Piano ha messo a disposizione 5,5 miliardi di euro, questi fondi però stanno crescendo grazie a nuovi strumenti di compartecipazione come il Multi Donor Trust. “Opereremo in settori tradizionali: infrastrutture, agritech, acqua, energia. Ma non abbiamo inventato nulla. Abbiamo solo organizzato uno sforzo che era già in atto da parte di aziende, organizzazioni di categoria Ong, ecc. Ed è anche per questo che il Piano si sta muovendo velocemente”.
Il Piano Mattei però deve mettere rendere protagonisti anche i territori e le piccole imprese. Ne è convinto Raffaele Cattaneo, sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega alle Relazioni internazionali ed europee della Regione Lombardia. “Ci troviamo davanti a un continente giovane e dinamico – osserva – che non vuole più un rapporto di assistenza, ma chiede un rapporto paritario. Di questo dobbiamo tenere conto sfruttando anche la credibilità che l’Italia ha sviluppato negli anni”. In questo contesto tutti gli attori possono fare la loro parte, secondo Cattaneo. “Come Regione Lombardia abbiamo creato un tavolo con tutti i protagonisti – spiega -. I risultati sono già evidenti grazie ai progetti che abbiamo creato in Kenya, Mozambico, Tanzania e Tunisia. Esempi che ci dicono che l’Italia può essere protagonista”.
In sostanza, bisogna guardare all’Africa con occhi diversi e più aperti. “Solo così otterremo ottimi risultati – conclude Fabrizio Lobasso, vicedirettore generale per la Promozione del Sistema Paese e direttore centrale per l’internazionalizzazione economica del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale -. Dobbiamo considerare l’Africa per quello che è: un pezzo importante del nostro futuro”.
“Lo spazio in Africa c’è per tutti gli operatori – ha poi proseguito Eugenio Bettella, avvocato dello studio Berg&More -. Le opportunità sono grandi. Bisogna però andare oltre la sola vendita del prodotto, anche se è ottimo. Bisogna sostenere le nostre imprese e quelle africane sia nel campo finanziario sia nell’assistenza sul territorio. A queste condizioni si può lavorare in un continente che si sta progressivamente industrializzando. Quindi è inutile aspettare che l’Africa sia pronta, bisogna muoversi, prima che gli altri competitor, che ci sono e sono forti, si prendano il mercato”.
Gli strumenti esistono. La Simest affianca le imprese, a partire dalle piccole e medie, in tutto il ciclo dell’internazionalizzazione. “Abbiamo tre fondi che gestiamo per il ministero degli Affari esteri – osserva Federica Ingrosso, senior specialist Relazioni Esterne di Simest -. Attraverso questi fondi sosteniamo il processo di internazionalizzazione, supportiamo l’ingresso nelle commesse estere, aiutiamo gli investimenti esteri. Un’azione che parte dal nostro Paese e continua sul territorio dove abbiamo due sedi: una al Cairo (Egitto) e l’altra a Rabat (Marocco). Gli investimenti vanno sempre accompagnati con un approccio paritario con i partner locali”.
Un’azione portata avanti anche da Sace che supporta gli imprenditori italiani attraverso strumenti assicurativi. “Le difficoltà non mancano – osserva Roberto Allara, Business Network di Sace -. Dal nostro punto di vista è però possibile sfruttare le opportunità. Il Piano Mattei è la nostra opportunità per offrire all’Italia un ruolo di rilievo nell’economia africana”.
Anche Confindustria, attraverso Confindustria Assafrica&Mediterraneo, è in campo. “Dal 1980 quando è nata la nostra organizzazione – osserva Angela Giordano, responsabile Sviluppo Business e Relazioni internazionali – i protagonisti erano le grandi imprese (Eni, Salini, ecc.). Oggi abbiamo a che fare soprattutto con piccole e medie imprese. Il Piano Mattei ha favorito un processo che era già in corso. Negli anni abbiamo compreso che per investire in Africa servono grande conoscenza dei mercati e un supporto finanziario continuo. Senza questi presupposti diventa difficile avere successo. Con essi si può fare un ottimo business”.
“Finalmente il dossier dei rapporti con l’Africa viene affrontata in modo pieno e coordinato – ha finalmente osservato Pietro Sala, direttore Settore affari istituzionali e internazionalizzazione di Assolombarda -. Il Piano Mattei ha rappresentato una grande svolta. Noi come Assolombarda siamo impegnati in prima persona nel sostenere gli imprenditori e nel lanciare progetti, come quello di Pemba, in Tanzania. Una esperienza concreta in un continente antico eppure nuovo per noi”.
L’Africa sta crescendo a ritmi elevati e da 16 anni è seconda al mondo solo all’Asia. Nel 2025 è previsto un balzo del 3,9% e il prossimo anno del 4%. Alcune economie crescono di più e sono soprattutto quelle più diversificate (Senegal, Tanzania, ecc.). L’interscambio Italia/Africa è di 54 miliardi di dollari composto soprattutto da importazioni di materie prime dal Nordafrica. “Ci sono spazi per migliorare – ha precisato Massimo Zaurrini, direttore di Africa e Affari/InfoAfrica -. Ma prima di investire bisogna impegnarsi a conoscere e comprendere i mercati e le loro opportunità. Poi è necessario affidarsi a professionisti specializzati in questo continente”, ha concluso Zaurrini, esortando gli imprenditori ad abbandonare l’immagine stereotipata dell’Africa come un mercato difficile e complesso.
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