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La musica accende l’innovazione nei borghi. Il Molise protagonista della nona edizione di Jazz’Inn, l’evento dove imprese e start up incontrano i territori per sviluppare progetti sostenibili


Torna “Jazz’Inn”, l’evento ideato dalla Fondazione Ampioraggio che porta l’innovazione nei borghi italiani, unendo imprese, start up e territori attraverso musica, confronto e progetti sostenibili. La nona edizione si svolge dal 29 settembre al 3 ottobre 2025 in Molise, tra Campobasso e tredici comuni delle aree interne. L’obiettivo è creare connessioni concrete tra centro e periferia, generando sviluppo e investimenti

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Spesso si associa l’innovazione a grandi città o poli tecnologici. Il festival Jazz’Inn parla di innovazione e sviluppo, ma si svolge in piccoli borghi e aree interne, comuni periferici con accesso limitato ai servizi essenziali, del paese. Potrebbe sembrare un ossimoro, ma otto edizioni dimostrano il contrario. «L’innovazione non è una prerogativa delle grandi città. Nella periferia di Campobasso non ci sono stazioni, tutte le strade sono a una sola corsia, ma ci sono cinquecento persone già iscritte da tutta Italia. Le idee rendono attrattive anche le zone meno centrali», racconta Giuseppe De Nicola, direttore generale di Fondazione Ampioraggio. Jazz’Inn è un’iniziativa di Fondazione Ampioraggio sperimentata per la prima volta nel 2017, in occasione del Jazz Festival Sotto le Stelle di Pietrelcina (BN). Il progetto nasce con un’intenzione chiara: sviluppare idee e generare investimenti concreti, superando gli ostacoli che spesso limitano l’incontro tra l’offerta di innovazione, proposta da start up e centri di ricerca, e la domanda, pubblica e privata. Il tutto in un contesto di contaminazione, dove l’innovazione si mescola con l’arte e la musica e ogni sera i borghi coinvolti diventano palcoscenico di concerti jazz.

Il Molise protagonista

Ogni edizione si svolge in un luogo diverso. Dal 29 settembre al 3 ottobre 2025 sarà la volta di Campobasso e 13 borghi del Molise, che verranno trasformati in un luogo di confronto, con l’intento di favorire una crescita sostenibile e investimenti sul territorio. Un living lab di open innovation, con tavoli multidisciplinari, incontri e integrazione di competenze. Jazz’Inn coinvolge aziende, amministrazioni pubbliche, investitori, start up, centri di ricerca e associazioni che presentano una propria sfida con l’obiettivo di trovare soluzioni innovative. «Progettualità concrete che emergono dai nostri case giver, 62 quelli selezionati quest’anno: da Roma Capitale, Almaviva e Kpmg, piuttosto che dal piccolo borgo di Siddi (SU) o dalla Comunità Montana Gennargentu Mandrolisai (NU). E sono questi confronti che ad oggi hanno permesso di stimolare sinergie, collaborazioni e investimenti per oltre novanta milioni di euro». Attraverso le edizioni passate, il format ha portato a ricadute economiche e sociali misurabili sul territorio, trasformando un evento in un borgo in un sistema di open innovation nazionale, capace di farsi notare dalle capitali mondiali dell’innovazione. La nona edizione si apre con una convinzione ormai solida: ogni luogo, se messo nelle condizioni di esprimersi, può diventare motore di cambiamento. «La distanza non è un problema. Lo abbiamo riscontrato a Pietrelcina, dove abbiamo cominciato, fino a Merano lo scorso anno, con la partecipazione di 698 persone, di cui solo 40 altoatesine. In questo senso non esistono periferie, e anche la dimensione lenta diventa un aspetto cruciale. Al termine di una giornata di lavoro intensa sono proprio i momenti conviviali come i concerti a consentire un confronto orizzontale informale tra amministratori delegati, sindaci e start up, ricercatori, studenti», prosegue De Nicola, evidenziando come la lentezza possa essere trasformata in un acceleratore di relazioni, idee e sviluppo.

L’obiettivo del Festival

Come innovare e rigenerare in modo sostenibile borghi e aree interne? Come creare comunità sostenibili capaci di affrontare la crisi climatica? Che ruolo può giocare l’intelligenza artificiale se orientata al bene comune? Come formare le competenze per gestire il cambiamento? Il festival è un percorso che parte dalle esigenze reali di chi vive e amministra i territori, e le sottopone alla forza generativa dell’intelligenza collettiva. «Gli amministratori locali, e tutte le persone che hanno partecipato alle passate edizioni, hanno avuto la possibilità di confrontarsi, cosa che non capita loro di frequente, con un ecosistema nazionale. Portare figure di grande prestigio nel mondo dell’open innovation in un’area minore permette di trasferire opportunità. Si crea un nesso tra centro e periferia. E allo stesso tempo, lavorando sul territorio, dialogando con gli attori locali, si può comprendere quello che realmente serve. È una reciproca contaminazione», conclude De Nicola. Un “non – evento”, come lo definisce il presidente della fondazione Ampioraggio, unico nel suo genere. Capace di creare connessioni tra centri e periferie, start up e multinazionali, imprese e territori. Roma Capitale, case giver onorario, presenterà “Julia”, un’assistente virtuale. Accessibile via WhatsApp, Telegram, Messenger e web, pronta a fornire informazioni su mobilità, cultura, servizi, sicurezza e sanità. Julia parla più di ottanta lingue, si basa solo su dati pubblici certificati ed è pensata per ascoltare le esigenze dei cittadini in tempo reale. L’iniziativa segna anche il passaggio di testimone verso Jazz’Inn Capitale 2026, con la presenza del Sindaco Roberto Gualtieri. Ad accogliere i partecipanti ci sarà anche la sindaca di Campobasso, Marialuisa Forte. «Si tratta di un progetto che rappresenta molto più di un semplice evento», spiega la prima cittadina. «È il simbolo di una scommessa condivisa con tredici piccoli comuni dell’hinterland di Campobasso. La città e il suo territorio hanno vissuto per troppo tempo l’isolamento infrastrutturale e il fenomeno dello spopolamento che attanaglia le aree interne. Oggi, scegliamo di affrontare queste sfide con determinazione».

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