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IRES premiale 2025: aliquota ridotta per imprese che reinvestono in innovazione digitale e transizione energetica | Tax and Legal Solutions


A cura dei Team Tax Incentives & Grants e Global Compliance Services

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Con il decreto 8 agosto 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 190 del 18 agosto, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha dato attuazione alla riduzione dell’aliquota IRES al 20% prevista dall’art. 1, commi 436-444, della legge 30 dicembre 2024, n. 207. Si tratta della cosiddetta “IRES premiale”, un meccanismo che riconosce, per il solo 2025, una riduzione di quattro punti percentuali dell’imposta alle imprese che reinvestono gli utili in progetti qualificati, in particolare nell’ambito dell’innovazione digitale, dell’automazione dei processi produttivi e della transizione energetica.

La misura, che si inserisce nell’alveo della delega fiscale (L. 111/2023), rappresenta un tassello centrale della strategia governativa di incentivazione della competitività e dell’innovazione, andando a integrare il già articolato sistema di agevolazioni esistenti (dal piano Industria 4.0 al credito d’imposta Transizione 5.0).

Il quadro normativo e i presupposti di accesso

Il decreto individua con precisione le condizioni che consentono alle imprese di accedere all’aliquota ridotta. In primo luogo, è richiesto che almeno l’80% dell’utile 2024 sia accantonato a riserva e che almeno il 30% di tale quota venga destinato a investimenti rilevanti o, in alternativa, che l’ammontare investito non sia inferiore al 24% dell’utile 2023.

Gli investimenti ammissibili sono quelli in beni strumentali nuovi individuati negli allegati A e B della legge 232/2016 (beni materiali e immateriali 4.0), oltre a quelli previsti dall’art. 38 del DL 19/2024, funzionali al conseguimento di una riduzione dei consumi energetici (Transizione 5.0).

Elemento decisivo è il requisito dell’interconnessione: i beni 4.0 devono essere integrati con i sistemi di gestione della produzione o con la rete di fornitura, e tale collegamento deve permanere per più della metà del periodo di sorveglianza quinquennale. Nel caso di beni legati a Transizione 5.0, l’impresa deve inoltre dimostrare una riduzione dei consumi energetici pari almeno al 3% a livello di struttura produttiva, o al 5% del singolo processo produttivo.

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Accanto al vincolo sugli investimenti, la norma introduce un requisito occupazionale: l’azienda deve garantire almeno la stabilità della base lavorativa rispetto alla media del triennio precedente, e procedere a nuove assunzioni a tempo indeterminato pari ad almeno l’1% della forza lavoro, con un minimo di un’unità. Sono escluse le imprese che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione (salvo limitate eccezioni), a conferma della volontà di legare il beneficio a una reale crescita economica e occupazionale.

Le clausole di salvaguardia e le cause di decadenza

La normativa non manca di introdurre un rigido sistema di controllo e di “recapture rule”. La riduzione decade, infatti, se l’utile accantonato viene distribuito entro il secondo esercizio successivo al 2024, o se i beni oggetto di investimento vengono ceduti, estromessi o delocalizzati all’estero entro il quinto periodo d’imposta.

È comunque prevista la possibilità di sostituire i beni, mantenendo l’agevolazione, a condizione che i nuovi cespiti rispettino i requisiti normativi già fissati dalla legge 205/2017. Particolare attenzione è rivolta ai contratti di leasing: la cessione del contratto durante il periodo di sorveglianza è assimilata a un’estromissione del bene, con conseguente perdita del beneficio.

Le disposizioni si coordinano con il consolidato fiscale e con il regime di trasparenza, prevedendo criteri specifici per l’attribuzione della quota agevolata all’interno dei gruppi e ai soci in regime di trasparenza. Si tratta pertanto di un decreto attuativo complesso, che mira a evitare arbitraggi e a mantenere la coerenza del sistema tributario.

Implicazioni operative per le imprese

Dal punto di vista operativo, l’IRES premiale si traduce in un incentivo fortemente condizionato: non basta generare utili, ma occorre dimostrare una strategia orientata al reinvestimento in beni tecnologici avanzati ed alla crescita occupazionale. La misura, inoltre, si interseca con altre agevolazioni già esistenti: i beni 4.0 e quelli che garantiscono un efficientamento energetico sono infatti gli stessi che danno diritto ai crediti d’imposta per investimenti di tipo Industria 4.0 e Transizione 5.0. Tuttavia, il DM chiarisce che per l’IRES premiale non si applicano gli adempimenti informativi legati a prenotazioni e monitoraggi previsti per i crediti d’imposta, semplificando almeno in parte gli oneri burocratici.

Modalità di fruizione

L’IRES premiale si applica in maniera automatica in sede di dichiarazione dei redditi, senza necessità di presentare istanze preventive o comunicazioni telematiche. L’impresa che rispetta le condizioni previste dal decreto espone direttamente l’aliquota ridotta (20% in luogo del 24%) nel modello Redditi relativo al periodo d’imposta agevolato. Ciò semplifica l’accesso rispetto ad altri regimi incentivanti, ma rende centrale le fasi di analisi preliminare di applicabilità e di predisposizione della documentazione di supporto: sarà infatti onere del contribuente conservare, in vista di eventuali futuri controlli, tutta la documentazione comprovante il rispetto dei requisiti, incluse le perizie asseverate sui beni 4.0 e le attestazioni di riduzione dei consumi energetici per i progetti Transizione 5.0.

Cumulabilità con altri incentivi

La riduzione IRES è pienamente cumulabile con gli altri strumenti agevolativi già operativi, in particolare i crediti d’imposta per investimenti in beni strumentali 4.0 e per interventi di efficientamento energetico legati al piano Transizione 5.0. In pratica, la stessa spesa può beneficiare sia della detassazione sugli utili reinvestiti sia del credito d’imposta, fermo restando il divieto di doppio vantaggio sugli stessi costi entro il limite della base costo agevolabile.

Considerazioni finali

L’introduzione dell’IRES premiale segna un’evoluzione significativa nella politica fiscale italiana rappresentando un’opportunità unica per le aziende italiane: dal mero sostegno alla redditività d’impresa si passa, ancora una volta, a un modello che premia il reinvestimento produttivo, l’innovazione tecnologica e la sostenibilità energetica. Tuttavia, la complessità delle condizioni e la rigidità delle clausole di decadenza rischiano di limitarne l’effettiva applicazione. Proprio per questo le aziende dovranno adottare efficienti sistemi e strumenti di pianificazione fiscale e compliance per ottenerne i benefici.

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In definitiva, l’IRES premiale non va intesa come un automatismo, ma come uno strumento selettivo che indirizza le risorse verso progetti innovativi a reale valore aggiunto. Se utilizzata correttamente, potrà rafforzare il legame tra fiscalità e sviluppo, premiando quelle imprese che investono sul futuro tecnologico ed energetico del Paese.

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