Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

il nuovo business militare da miliardi in Europa


La guerra in Ucraina spinge l’Europa a investire in droni e software militari: un mercato da oltre 27 miliardi con start-up e capitali privati in corsa

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Un muro di droni a protezione dei cieli Ue: è la promessa della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione. La risposta di Bruxelles alla recente incursione di questi velivoli russi in territorio polacco, e di un’incursione in quello rumeno, evoca scenari da fantascienza. La guerra in Ucraina ha spinto governi, investitori e imprese a riconoscere che la Difesa non è più un settore marginale – o da delegare agli Stati Uniti – e questo ha dato il via al proliferare di start-up militari, portando la tecnologia sui campi di battaglia e attirando miliardi di euro di capitali privati.

Nel prossimo triennio il bilancio dell’Unione europea prevede l’acquisto di migliaia di droni. La Commissione ha 7,3 miliardi nel fondo per la ricerca e l’innovazione militare e soltanto a questi sistemi semi-autonomi è assegnato tra il 4 e l’8 per cento del budget annuo. Inoltre, la Banca europea degli investimenti ha inserito la Difesa tra i settori da sostenere. Musica per le orecchie di quegli investitori che, colto il nuovo clima politico, hanno puntato sulle start-up specializzate in droni militari, facendole diventare i nuovi unicorni dei mercati finanziari, ovvero società innovative con una valutazione di almeno un miliardo di euro.

Lo scenario geopolitico porta a pensare che puntare su un’azienda di applicazioni belliche consentirà un ritorno sull’investimento più veloce di quanto non fosse pochi anni fa. Inoltre, le imprese specializzate in questi velivoli autonomi e in software militari in un recente passato erano guardate con sospetto e faticavano a raccogliere capitali, mentre ora sono considerate strategiche per la capacità di contribuire alla sicurezza europea e per i profitti sicuri.

Nel conflitto tra Russia e Ucraina, i sistemi aerei senza pilota capaci di identificare, tracciare e attaccare bersagli con il supporto dell’Intelligenza artificiale, senza un operatore umano diretto, hanno soppiantato i vecchi arsenali di attacco. I droni hanno dalla loro un mix di vantaggi ineguagliabili: sono economici (possono costare 20 mila dollari l’uno), leggeri (ci sono modelli addirittura di polistirolo), ma estremamente efficaci sia che si tratti di bombardamenti sulle città sia di target militari. L’Ucraina è diventata, suo malgrado, un laboratorio a cielo aperto per testare le potenzialità di queste armi. Entrambi gli schieramenti usano sempre più spesso sistemi di volo automatizzati con capacità di targeting intelligente, anche in modalità di sciami.

La tecnologia in questo campo ha fatto passi da gigante, in tempi rapidissimi. I nuovi Uas (Sistemi aerei senza equipaggio) si basano su algoritmi capaci di interpretare movimenti sospetti e prendere decisioni in tempo reale. Modelli modificati e aggiornati dell’iraniano Shahed o del turco Bayraktar TB2 sono oggi potenzialmente in grado di selezionare i bersagli in modo autonomo. Se un tempo per attaccare serviva l’approvazione finale di un operatore, oggi il margine di supervisione umana si è assottigliato. I droni russi sono dotati di modem e schede sim ucraine che si collegano alla rete cellulare per sottrarsi all’individuazione. Alcuni hanno più sim, in modo da passare a un nuovo numero in caso di interruzione della connessione. Il che rende più difficile l’azione di disturbo con le tecniche di jamming, cioè con interferenze che impediscono di distinguere il segnale.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Inoltre i russi hanno superato il modello originale degli Shahed (concesso dall’Iran) costruendone di più economici e letali. Migliaia di euro contro i milioni del costo di un missile. Mosca sta realizzando droni su larga scala in una fabbrica nel Tatarstan e ha aperto una nuova linea produttiva nell’impianto elettromeccanico di Izhevsk. Ora i droni, da protagonisti del conflitto Russia-Ucraina, sono destinati a essere usati su larga scala, a tutte le latitudini e per molteplici fini. Se ne servono perfino i cartelli della droga. Come ha sottolineato il Wall Street Journal, ci troviamo davanti a una nuova “età dell’oro” per la robotica fisica, in cui i capitali privati stanno anticipando le decisioni degli Stati.

La convergenza tra Intelligenza artificiale, sensoristica avanzata e meccatronica promette di cambiare il volto dei campi di battaglia. L’università di Harvard ha stimato che il mercato dei droni militari nel 2032 potrebbe arrivare a muovere un giro d’affari di 27,7 miliardi di dollari. PitchBook, fornitore di dati sul mercato azionario, ha rilevato che dal 2022 a oggi le start-up europee della Difesa hanno ottenuto 2,4 miliardi di euro di finanziamenti, di cui 1,4 miliardi solo nei primi sette mesi di quest’anno. Nel 2020 la cifra era di appena 30 milioni. Un salto che dimostra il cambio di clima.

Tre nuove aziende europee hanno già superato il tetto del miliardo di euro di valutazione. La tedesca Helsing è entrata nel pacchetto investimenti di grandi gruppi come Spotify, tramite il fondo Prima Materia. Un’iniziativa che inizialmente ha suscitato un’ondata di polemiche da parte della comunità artistica poi rientrate. Helsing si è posizionata al quinto posto delle start-up europee più gettonate (sempre secondo PitchBook), tallonando la fintech britannica Revolut, Checkout.com, specializzata in servizi finanziari, e Celonis che fa software. Nell’ultima tornata, Helsing ha raccolto 1,3 miliardi di euro e ha raggiunto una valutazione, come riportato dal Financial Times, di 12 miliardi.

Sotto la lente ci sono altre due start-up di droni militari: la tedesca Quantum Systems, specializzata in unità volanti da ricognizione e combattimento, e Tekever, produttrice di velivoli senza pilota per sorveglianza e intelligence.

Anche l’Italia vuole giocare un ruolo in questo campo e Leonardo ha firmato un memorandum di intesa con il gruppo turco Baykar per lo sviluppo sul nostro territorio di sistemi senza pilota (nelle scorse settimane Panorama ne ha raccontato la produzione).

Ma chi c’è dietro a queste aziende? Un articolo di Reuters spiega che un quarto delle nuove imprese di difesa in Europa è guidato da ex militari. La loro esperienza è utile a individuare errori nella fabbricazione dei droni. L’agenzia riporta la testimonianza di Matt Kuppers, ex ufficiale tedesco e oggi cofondatore di Defence Invest, che ha spiegato come un sistema anti-drone austriaco fosse stato progettato senza considerare il surriscaldamento della canna, che ne riduceva la precisione: un difetto che solo un militare sa rilevare. 

Resta il fatto che l’opinione pubblica è restìa ad accettare che lo sviluppo tecnologico passi anche dalla costruzione di nuove armi, e che si possa guadagnare investendo in aziende specializzate in tecnologia militare. Il sentiero però è tracciato e non si torna indietro.



Source link

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari