Un vero esercito di startup ha presentato le proprie soluzioni innovative dal palco del World Agri-Tech Innovation Summit 2025 di Londra, evento di cui AgroNotizie® è partner. Selezionate dagli organizzatori o arrivate grazie all’adesione a programmi di accelerazione, come quello di EIT Food o Cultivator Canada, i team innovativi hanno presentato le proprie idee nella speranza di attrarre investitori o di stringere accordi con le molte aziende presenti al summit londinese.
Uno dei settori in maggiore fermento è quello dei sensori volti a monitorare le colture per guidare le decisioni degli agricoltori nella gestione del campo. Ad esempio Bug Bug ha presentato un sistema di rilevamento di insetti dannosi che si basa sull’utilizzo di microfoni. Alcune specie infatti, si sviluppano allo stadio larvale all’interno dei tronchi degli alberi da frutto o degli stocchi del mais o della canna da zucchero. Il sistema di Bug Bug è in grado di ascoltare i movimenti delle larve e di avvertire l’agricoltore in caso di infestazione, in modo che possa intervenire per eliminare il problema.
Altro sensore è quello di Soilmonitor, che ha messo a punto un vero e proprio laboratorio di analisi da interrare ai piedi di alberi da frutto e orticole. Il device è in grado di captare la soluzione circolante nel suolo e di analizzarla per quantificare l’azoto disponibile. Il dato viene poi trasmesso ad una piattaforma, consultabile da remoto, che fornisce un consiglio nutrizionale. Per ora è solo l’azoto ad essere monitorato, ma presto il device sarà ampliato a fosforo, potassio e ai micronutrienti.
Il laboratorio da campo sviluppato da Soilmonitor
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani – AgroNotizie®)
Altro sensore è quello di HarvestEye. Si tratta di un sistema hardware-software composto da una telecamera da installare sul nastro di carico delle macchine da raccolta e da un algoritmo di riconoscimento delle immagini in grado di identificare i frutti e gli ortaggi che finiscono poi nei bins. Il sistema conta il numero di prodotti e li suddivide per calibro, in modo che l’agricoltore, le cooperative o i grossisti, sappiano nel dettaglio quale tipologia di prodotto è stoccata.
Un interessante sistema di coltivazione, utile soprattutto in contesti climatici sfidanti, è quello proposto da AirPonix, una startup che ha messo a punto un impianto di produzione di patate in aeroponica. Il modulo, di forma triangolare e installabile all’interno delle serre, ha delle postazioni dove vengono alloggiate le piante. Una porta consente di accedere ad un locale dove avviene la crescita delle radici e dei tuberi, che sono costantemente immersi in una nebbia di soluzione nutritiva. Qui i tecnici possono raccogliere le patate che crescono sospese nell’aria. Soluzione interessante, ma la cui sostenibilità economica è ancora da verificare.
AirPonix è una startup che ha messo a punto un impianto di produzione di patate in aeroponica
Sul fronte della difesa delle piante era presente UV Boosting, una startup investita da Kubota che ha messo a punto un sistema di illuminazione UVC (raggi ultravioletti a onde corte) in grado di fungere da elicitore. In altre parole, la radiazione luminosa allerta il “sistema immunitario” delle piante, che sono così in grado di rispondere prontamente alle infezioni fungine. Uno strumento che da solo non basta a rimpiazzare i prodotti fungicidi, ma che è utile per integrare in maniera sostenibile le strategie di difesa.
Solo una startup norvegese poteva ideare un sistema di disinfezione delle plantule basato sulla sauna. Moleda ha infatti realizzato un modulo installabile all’interno dei vivai, dove possono essere inserite delle piante (per ora le prove sono state fatte sulla fragola) che subiscono dei cicli di riscaldamento e raffreddamento controllati. I fondatori assicurano che questo processo consente di eliminare non solo patogeni fungini, ma anche eventuali microrganismi che si annidano all’interno dei tessuti, riducendo quindi la morte delle piante dopo il trapianto.
Italiana è Plant Flow, spin off dell’Università degli Studi di Torino, che ha lanciato un servizio di analisi delle performance dei biostimolanti, una classe di prodotti su cui è forte l’attenzione delle aziende. Plant Flow si occupa di testare i nuovi formulati, anche grazie all’impiego di camere di crescita all’avanguardia, per comprenderne le performance e i processi metabolici che i nuovi formulati attivano.
Se il 99% dei microrganismi presenti nel suolo è sconosciuto, Starfish si propone di mappare il microbiota del terreno per individuare i batteri chiave e valutare il grado di vitalità del campo. Successivamente, sulla base delle analisi, il sistema offre un inoculo batterico composto da consorzi microbici il cui mix è stabilito in base agli obiettivi da ottenere. Il fine ultimo è quello di avere un terreno più sano, in grado di sostenere al meglio la crescita delle piante.
Il sistema di riconoscimento e calibratura dei frutti di HarvestEye
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani – AgroNotizie®)
Un’altra startup biotech è MoMaze, che si è prefissata come obiettivo quello di riuscire a predire il fenotipo sulla base dell’analisi di un campione di pianta. L’idea è quella di far risparmiare ai breeder del tempo dando una idea di come la pianta interagirà con l’ambiente di crescita e dunque quale sarà il fenotipo che i ricercatori avranno davanti dopo settimane o mesi di crescita.
Nature Robots si è invece focalizzata sull’ottimizzare i software dei robot. Nelle nostre campagne si stanno vedendo i primi modelli di AgBot, i quali hanno una serie di funzioni base da gestire, come ad esempio il movimento in campo o l’identificazione degli oggetti. Ebbene, gli ingegneri di questa startup tedesca hanno ottimizzato i software per migliorare le performance dei robot, ad esempio sul fronte del consumo di energia come nel riconoscimento degli oggetti al suolo.
Mentre sul palco del World Agri-Tech 2025 sfilavano le startup, dall’Italia è arrivata la notizia della chiusura di un round da 850mila euro da parte di Yeastime, una startup romana che ha brevettato una tecnologia plug & play basata sull’applicazione di ultrasuoni per ottimizzare i processi di fermentazione. Il dispositivo viene applicato esternamente ai bioreattori, riducendo fino al 30% i tempi di fermentazione senza alterare la qualità del prodotto finale.
L’operazione è stata guidata da Farming Future, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico dell’Agrifood Tech promosso da CDP Venture Capital SGR, con il supporto di ToSeed & Partners. Al round ha partecipato anche EIT Food, presente all’evento londinese con le sue startup.
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