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Libro Blu, OsserMare e i driver strategici dell’Economia del mare


Libro Blu

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è per me un onore intervenire in questa occasione così importante, al Forum Risorsa Mare 2025, per commentare l’ottimo lavoro presentato da The European House – Ambrosetti con il Libro Blu 2025Risorsa Mare

Il Libro Blu non è soltanto un documento di analisi: è una vera e propria mappa strategica che offre al nostro Paese strumenti concreti di visione e programmazione. È un’opera che unisce rigore scientifico e capacità di lettura geopolitica, integrando scenari economici, industriali e normativi che si aggiunge hai nostri studi sull’Economia del Mare italiana.

Il mio intervento non vuole ripetere quanto già illustrato con grande competenza, ma sostenere e valorizzare i risultati di questo lavoro di squadra, arricchendoli con la prospettiva di OsserMare, l’Osservatorio nazionale che ha il compito di misurare e monitorare l’Economia del Mare in Italia.

OsserMare è nato per dare al Paese dati ufficiali, solidi e credibili, in grado di orientare decisioni politiche e industriali. Ed è con questo spirito che desidero oggi offrire un commento ragionato ai contenuti del Libro Blu.


1. Le Industrie del Mare: attrattività-Paese ed economia reale

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Il Libro Blu individua nelle Industrie del Mare un fattore chiave di attrattività. E ha ragione: il mare non è solo un settore economico, ma una leva geopolitica e industriale per posizionare l’Italia nei nuovi equilibri globali.

I dati OsserMare 2025 lo dimostrano:

  • 76,6 miliardi di euro di Valore Aggiunto diretto.
  • 216,7 miliardi di Valore Aggiunto complessivo.
  • 11,3% del PIL nazionale.
  • 232.841 imprese attive.
  • 1.089.710 occupati.
  • Crescita del Valore Aggiunto diretto pari al +15,9% nell’ultimo anno.

Questi numeri collocano l’Economia del Mare allo stesso livello di filiere come la moda, l’agroalimentare e la farmaceutica. E con un moltiplicatore pari a 1,8, significa che ogni euro generato nel mare ne produce quasi due nel resto dell’economia nazionale.

Il Libro Blu coglie perfettamente questo punto: le Industrie del Mare non solo creano valore diretto, ma rafforzano l’immagine internazionale dell’Italia, la sua capacità di attrarre investimenti e di esercitare un ruolo geopolitico nel Mediterraneo e nel mondo.


2. Porti e logistica: la porta d’ingresso degli investimenti

Un secondo messaggio decisivo del Libro Blu è quello della valorizzazione dei porti.

È stato affermato con chiarezza: i porti sono la precondizione per attrarre investimenti nelle Industrie del Mare. Senza porti moderni, digitali e sostenibili, non ci può essere logistica competitiva, non ci può essere crescita della cantieristica, non ci può essere sviluppo del turismo crocieristico.

I porti italiani movimentano oltre 500 milioni di tonnellate di merci l’anno, e rappresentano circa il 38% del commercio estero nazionale. Sono snodi vitali, non solo infrastrutture fisiche.

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Il Libro Blu sottolinea due driver fondamentali:

  1. Logistica integrata e semplificazione regolatoria.
  2. Transizione green e digitale dei porti.

Nel Mediterraneo, che oggi è la regione a più alta crescita del traffico marittimo globale, l’Italia può candidarsi ad essere la piattaforma logistica euro-mediterranea. Ma per farlo, occorre rendere i porti non solo più efficienti, ma anche più attrattivi per gli investimenti privati e internazionali.


3. Industria marittima: armamento e cantieristica come eccellenza

L’industria marittima italiana, come ricorda il Libro Blu, è tra le più importanti al mondo.

L’armamento è un punto di forza storico:

  • L’Italia è prima in Europa nello short sea shipping.
  • È leader mondiale nella flotta di traghetti.
  • Vanta un naviglio diversificato, che rappresenta un vantaggio competitivo nei momenti di crisi globale.

Tuttavia, negli ultimi dieci anni abbiamo perso oltre 200 navi dal registro navale, con una riduzione del 15,1%. Il tonnellaggio complessivo è calato del 56%. Questi dati evidenziano una criticità che il Libro Blu non nasconde: la competitività regolatoria.

Paesi come Malta e Portogallo hanno registri navali snelli, flessibili e attrattivi. L’Italia deve colmare questo gap, altrimenti rischia di perdere progressivamente la sua leadership.

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Accanto all’armamento, la cantieristica navale è una delle eccellenze più riconosciute del Made in Italy:

  • 51% del mercato mondiale dei superyacht.
  • 40% delle navi da crociera.
  • Un comparto che vale oltre 10 miliardi di fatturato e conta più di 34.000 addetti diretti.

La cantieristica non è solo industria, è anche innovazione e sicurezza europea. È un settore cruciale per la difesa comune, per la transizione green, per l’adozione di nuove tecnologie digitali.

Il Libro Blu individua chiaramente il driver: innovazione tecnologica e integrazione industriale europea. È questa la direzione per consolidare la leadership italiana nei prossimi vent’anni.


4. Subacquea: la nuova frontiera strategica

Tra i capitoli più innovativi del Libro Blu vi è quello dedicato alla subacquea.

Si tratta di un settore emergente, trasversale e strategico:

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  • Sicurezza delle infrastrutture sottomarine (gasdotti, cavi, pipeline).
  • Produzione e trasporto di energia offshore.
  • Turismo subacqueo e valorizzazione dell’archeologia marina.
  • Ricerca e tutela della biodiversità.

L’Italia ha un potenziale enorme. La creazione del Polo Nazionale della Subacquea a La Spezia, , è un passo importante. Ma serve una politica industriale che ne faccia un asset di lungo periodo.

Il driver della subacquea è la trasversalità: unisce difesa, energia, turismo e sostenibilità. È il paradigma dell’economia blu del futuro.


5. Turismo del mare: crociere, isole minori e porti turistici

Il turismo è la voce più rilevante dell’Economia del Mare.

Il Libro Blu lo sottolinea con dati chiari:

  • L’Italia è il primo hub crocieristico d’Europa.
  • Può contare su un patrimonio straordinario di isole minori, che rappresentano una risorsa unica dal punto di vista economico, culturale e sociale.

Il turismo del mare genera oltre 28 miliardi di Valore Aggiunto e occupa circa 600.000 persone. È il comparto che da solo rappresenta il 37% dell’intera filiera.

Vorrei aggiungere un aspetto decisivo: i porti turistici e le marine italiane.

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Spesso trascurati nel dibattito pubblico, i porti turistici sono invece infrastrutture strategiche per l’attrattività. Non solo accolgono diportisti e yacht, ma generano un indotto economico rilevante: servizi nautici, cantieristica, manutenzione, ristorazione, ospitalità, commercio locale.

Tre sono i driver della portualità turistica:

  1. Attrazione internazionale, con servizi di alta qualità per un turismo nautico globale.
  2. Effetto moltiplicatore territoriale, perché i porti turistici rilanciano economie costiere e borghi marinari.
  3. Sostenibilità e innovazione, con elettrificazione delle banchine, gestione ambientale, digitalizzazione dei servizi.

Il Libro Blu ci invita a guardare al turismo del mare come a una filiera strategica. E OsserMare aggiunge: senza porti turistici competitivi, non possiamo cogliere appieno questo potenziale.


6. Normative e trend di sostenibilità

Il mare è al centro della transizione verde e delle normative europee.

Il Libro Blu dedica ampio spazio a questo tema:

  • Dal 2025 il Mediterraneo è diventato Area SECA, con limiti più stringenti alle emissioni navali.
  • L’ETS europeo si applica al trasporto marittimo.
  • Il pacchetto Fit for 55 impone obiettivi radicali per carburanti alternativi e infrastrutture green.

Il rischio, evidenziato dal Libro Blu, è che queste regole rimangano vincoli difficili da applicare, anziché trasformarsi in occasioni di crescita.

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Il driver è chiaro: occorre trasformare la sostenibilità in opportunità industriale.

Ciò significa:

  • incentivi mirati al rinnovo delle flotte,
  • sostegno agli investimenti in carburanti alternativi,
  • piena utilizzazione delle risorse ETS per finanziare la transizione.

7. Contesto macroeconomico e geopolitico: rotte e Trumponomics

Il Libro Blu analizza con lucidità il contesto internazionale.

Le rotte marittime globali sono in fase di ridisegno. Le crisi nel Mar Rosso e nel Canale di Suez, le tensioni nell’Indo-Pacifico, le nuove vie artiche rese praticabili dal cambiamento climatico: tutti questi fattori stanno cambiando la geografia del commercio.

In questo scenario, l’Italia non può essere spettatrice. Deve essere protagonista, sfruttando la sua posizione geografica e il suo sistema portuale per consolidare il ruolo di hub mediterraneo.

Un altro tema affrontato dal Libro Blu riguarda gli impatti della Trumponomics. L’amministrazione statunitense ha scelto una linea di politica commerciale aggressiva, con dazi e barriere che colpiscono anche partner storici. Le industrie del mare italiane non sono immuni da queste dinamiche.

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Il driver è il posizionamento internazionale. L’Italia deve giocare le sue carte nel Mediterraneo e nei tavoli multilaterali, per difendere le sue imprese e rafforzare la sua competitività.


8. Sud Italia: coesione e sviluppo

Il Libro Blu riconosce l’importanza del Mezzogiorno e delle Isole.

Il Sud genera il 32,5% del Valore Aggiunto dell’Economia del Mare e il 37% degli occupati. È già un motore rilevante, ma può diventarlo ancora di più.

Il driver è la coesione territoriale. Il mare può diventare la leva per ridurre i divari regionali, trasformando i porti e le economie costiere del Sud in porte d’ingresso globali.

La crescita del Paese non può prescindere dalla piena valorizzazione del suo fronte marittimo meridionale.


9. Mare e spazio: due domini connessi

Il Libro Blu richiama un concetto che condividiamo pienamente: i due domini strategici del futuro sono mare e spazio.

Il Libro Verde Made in Italy 2030 lo aveva già indicato. Mare e spazio sono le nuove frontiere di sviluppo economico e geopolitico.

Entrambi richiedono investimenti in tecnologie avanzate, governance internazionale, politiche industriali integrate. Entrambi sono spazi in cui l’Italia può giocare un ruolo di leadership.

Il driver è la visione unitaria: pensare al Mediterraneo e all’orbita terrestre come aree interconnesse, dove sviluppare competenze, innovazione e capacità industriale.


Conclusione

Il mio commento al Libro Blu 2025 si riassume in tre messaggi fondamentali:

  1. È un lavoro eccellente, che offre al Paese una piattaforma di conoscenza e di azione.
  2. I driver individuati – industrie del mare, porti, armamento, cantieristica, subacquea, turismo, porti turistici, sostenibilità, geopolitica, Sud Italia, mare-spazio – sono la mappa strategica dei prossimi vent’anni.
  3. OsserMare continuerà a fare la sua parte, fornendo dati solidi e comparabili, perché senza dati non si costruiscono politiche efficaci.

Il mare non è solo una risorsa da tutelare, ma una strategia da costruire. È il cuore del nostro futuro industriale, economico e geopolitico.

Il Forum Risorsa Mare ci dimostra che l’Italia ha la volontà e la capacità di affrontare questa sfida.

Grazie.



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