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Idroelettrico, le aziende vogliono la proroga: «Le gare non valorizzano gli investimenti» | Corriere.it


«L’assegnazione di concessioni mediante gara appare lo strumento giuridicamente più coerente con i principi di concorrenza», aveva detto in Senato il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli riguardo alle centrali idroelettriche. Una visione che però, secondo i principali gruppi energetici tra cui Alperia e Dolomiti Energia, potrebbe provocare danni ingenti all’intero settore dell’oro bianco. Il tema interessa da vicino il Trentino-Alto Adige perché sono 22 le concessioni a rischio e la regione è il terzo produttore in Italia per potenza installata: 3,4 gigawatt. Le preoccupazioni del comparto e le soluzioni per uscire dall’impasse sono state presentate durante l’annuale forum di Cernobbio organizzato dal The European House-Ambrosetti (Teha).

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Lo studio di Teha

Ma andiamo con ordine. Nello studio di Teha, in collaborazione con Enel, «Energia dall’acqua, forza e sicurezza del Paese: il ruolo strategico dell’idroelettrico per l’Italia» — al quale ha contribuito anche l’assessore trentino Mattia Gottardi — si evidenzia l’importanza strategica del settore. Una forza che è concentrata soprattutto tra Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige: nelle tre regioni c’è il 58,5% della potenza installata in Italia. E visto che la Penisola è il terzo produttore dietro a Norvegia e Francia, questo pone le tre aree tra le più importanti d’Europa.
Dal 2022 l’oro bianco è diventata anche una delle infrastrutture strategiche definite dal Golden Power, il potere esercitabile dal governo per salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in settori strategici. Inoltre, come viene evidenziato dallo studio, l’acqua che genera energia potrebbe essere un mezzo centrale per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e aiutare i territori: gli impianti fungono da ammortizzatori naturali contro il rischio idraulico e valorizzano l’uso dell’acqua svariati campi, ad esempio quello irriguo o industriale. Anche perché, con il calo costante delle precipitazioni, gli invasi sono una risorsa che può garantire un costante approvvigionamento.

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Gli obiettivi 2050

Ma questo comparto è centrale anche per raggiungere la neutralità carbonica al 2050: «L’idroelettrico rappresenta quasi il 20% della produzione elettrica del Paese, e al 2024 è la prima Fonte di Energia Rinnovabile di generazione elettrica (45,8%) — ha detto Valerio De Molli, managing partner e Ceo di Teha —. Anche nei prossimi anni, il settore manterrà la sua strategicità per la transizione e la sicurezza energetica italiana, nonostante l’importante crescita del solare e dell’eolico». Un impianto idroelettrico emette circa 26 tonnellate di anidride carbonica per ogni gigawattora. Il petrolio emette 735 tonnellate mentre il gas naturale 500 tonnellate.

Il nodo norme

Ma l’idroelettrico resta un comparto fragile perché a livello nazionale nel 2029 l’86% delle concessioni scade. Una condizione che è un unicum in Europa, come affermato nel documento di Teha: «Permane una significativa frammentazione normativa nella gestione delle concessioni idroelettriche. L’Italia è l’unico Paese Ue che ha introdotto procedure competitive non solo per l’assegnazione di nuovi diritti d’uso delle derivazioni, ma anche per le riassegnazioni delle concessioni esistenti. Tale impostazione espone il Paese a un contesto di non reciprocità, poiché la maggioranza degli altri Stati europei continua a privilegiare approcci più protezionistici, mantenendo la gestione delle concessioni in capo agli attuali operatori attraverso rinnovi diretti o meccanismi che consentono il prolungamento delle concessioni senza ricorrere a gare».

La quarta via

Sul tema in Europa ognuno va per conto proprio ed è proprio questo che lamentano le società nostrane, alle quali a volte è stato impedito di partecipare a gare di concessione in altri Paesi comunitari. Per questo motivo si va contro la richiesta dell’Antitrust e si privilegia la cosiddetta «quarta via». Una fase di gara «normale», è spiegato da Teha, porterebbe con sé molteplici rischi: si potrebbe perdere il know-how acquisito nel corso degli anni, con anche danni per la discontinuità nella gestione idrica. Inoltre, i criteri usati per le gare mettono in primo piano l’offerta economica e non gli investimenti o il prezzo finale al cliente. «L’utilizzo della “quarta via”, cioè della riassegnazione delle concessioni a fronte di un piano mirato di investimenti, permetterebbe di sbloccare da subito fino a 16 miliardi di euro aggiuntivi di investimenti (40,8 miliardi entro il 2049 al posto dei 24,8 miliardi con le gare, ndr), creando fino a 20.800 posti di lavoro aggiuntivi, con un anticipo di almeno 6 anni rispetto agli scenari previsti dall’attuale normativa, salvaguardando inoltre i posti di lavoro attualmente impiegati nel settore», hanno spiegato Salvatore Bernabei, Ceo di Enel Green Power, e Nicolò Mardegan, direttore delle relazioni esterne di Enel.

Il piano di Dolomiti Energia

In sostanza, si ridurrebbero i tempi e le società potrebbero iniziare con gli investimenti per ammodernare il settore. Dolomiti Energia non ha nascosto di aver già pronto un piano da oltre un miliardo di euro per ammodernare il settore. È stato stimato che, a fronte di 100 euro di investimento diretto, si genererebbero 116 euro di valore aggiunto (diretto, indiretto e indotto) nell’intera economia. Secondo un altro studio di Teha, in Trentino-Alto Adige sono potenzialmente realizzabili nuovi impianti di pompaggio tradizionale con un totale di potenza di 1.267 megawatt. Qualora non si optasse per la «quarta via», il settore crede che una valida alternativa sarebbe il partenariato pubblico-privato. «Questa modalità prevede l’avvio di un processo competitivo basato su un progetto industriale proposto da un soggetto privato — è spiegato nello studio —. In tal modo la Pubblica Amministrazione verrebbe sgravata da questo lavoro e sarebbe agevolata nella selezione delle proposte, con una possibile accelerazione dei tempi». «Solo attraverso una governance chiara, trasparente e lungimirante sarà possibile valorizzare appieno il contributo strategico dell’idroelettrico al futuro energetico del Paese», hanno detto in conclusione Bernabei e Mardegan.



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