Se oltre ai Pm ci si mettono anche gli “hedge fund” a decretare giustizia sommaria ai danni del prossimo, siamo fregati.
È la prima riflessione che nasce dall’inedito caso dell’attacco speculativo che ha colpito oggi in Borsa il titolo di Brunello Cucinelli, il “re del cachemire”, l’imprenditore tessile di Solomeo (Perugia) venuto su dal nulla e diventato un leader del made in Italy nell’abbigliamento di lusso. Un report di Morpheus Research, la divisione di ricerche di mercato del noto operatore degli hedge fund, ha scatenato sull’azienda umbra una shit storm in Borsa (letteralmente: “tempesta di merda”) accusandola di quel che stanno facendo da tre anni centinaia di grandi imprese occidentali: aggirare le inutili e fasulle sanzioni europee e americane contro la Russia (inutili perché aggirabili, fasulle perché intanto l’Occidente continua a comprare petrolio russo).
Ma che le sanzioni siano state finora inutili e fasulle, e che centinaia di imprese occidentali le abbiano aggirate, sono solo elementi di contorno che contribuiscono a rendere credibili le accuse, non ad accertarle. E infatti, Cucinelli ha risposto subito con forza e con trasparenza, dati alla mano, al report ribadendo «il pieno rispetto delle regole comunitarie in merito all’attività nel mercato russo. L’incidenza del mercato russo sul nostro fatturato – ha sottolineato lo stilista in una nota – si è ridotta di oltre due terzi rispetto al 2021 risultando oggi intorno al 2 per cento. Il valore delle esportazioni verso la nostra filiale russa è passato dai 16 milioni di euro del 2021 ai 5 milioni euro del 2024; dati questi disponibili ogni anno nel nostro bilancio».
Se questo basti a giustificare un crollo del valore delle azioni del 17,28%, a poco più di 85 euro, dovrebbe valutarlo il mercato, se avesse una testa. Ma non ce l’ha, segue l’emozione, e quindi intanto picchia, per quanto il fondo accusatore sia noto come short seller, cioè come un investitore che scommette al ribasso su un titolo del quale diffonde un report critico.
Soggetti del genere, per carità… agiscono dentro le regole del mercato, ma la loro reputazione non può che basarsi sulla fondatezza delle accuse in nome delle quali attaccano, e il “track-record” di Morpheus è almeno limitato. Ossia: non è che ci abbia azzeccato in precedenti simili. O almeno: non è mai capitato, anche perché è nata quest’anno, ed ha già fatto vari report ipercritici (contro Abacus Global management, Backblaze, Solaris Energy Infrastructures) che hanno scosso i titoli in Borsa ma dei quali non è ancora accertato l’esito…
Tra l’altro Morpheus afferma addirittura che Cucinelli, dopo l’inizio delle sanzioni contro la Russia, avrebbe incrementato le sue vendite a Mosca e di ben il 715%: ma per quale ragione un colosso del lusso che gronda utile netto da tutti i pori, guidato da un personaggio che ormai esce in pubblico ogni mese predicando al mondo come se fosse un santone sincretista – il Jovanotti del made in Italy – la pace e l’amore universale?
Tutto è possibile, per carità: ma saremmo al paradosso, alla pochade, alla farsa. Difficile crederlo.
Altrettanto difficile credere che Morpheus si sia inventato tutto. Ma tra rilevare un difettuccio e lanciare un’accusa gravissima ne corre.
Da segnalare al riguardo un commento di Marco Astorri, ex Ceo di Bio-On, società che nel 2019 aveva subito un analogo attacco da parte di un fondo shortista che ne aveva provocato il crollo in Borsa esattamente come sta avvenendo in queste ore a Cucinelli, ma che si è poi rivelata se non del tutto prevalentemente estranea alle nefandezze delle quali era stata accusata.
Astorri ha voluto esprimere la propria posizione: “La diffusione di informazioni tutte da verificare – e in alcuni casi prive di fondamento – rischia di innescare reazioni emotive nei mercati e gli algoritmi di vendita fanno il resto, affossando il titolo con presunte denunce di illeciti non verificati, compromettendo anni di ricerca, impegno e lavoro, oltre a minare la reputazione presso clienti, fornitori e dipendenti. Chi ha vissuto certe dinamiche sa bene che, a volte, un report può pesare più di anni di bilanci certificati. Il mercato tende spesso a reagire alle percezioni prima ancora che ai fatti, e questo può travolgere anche realtà solide. È importante sottolineare l’immoralità di certi fondi, la cui logica è una speculazione puramente finanziaria, priva di scrupoli, che si maschera dietro presunte intenzioni a difesa della collettività. Un approccio di questo tipo mette il profitto immediato di pochi davanti al valore delle imprese, delle persone e dei territori. Per questo è fondamentale distinguere con prudenza tra accuse fondate e strategie di mercato, se vogliamo proteggere non solo le aziende e gli investitori, ma anche la credibilità stessa del sistema”.
Gli “shortisti” – è vero – possono distruggere, e non sono tenuti a costruire: anzi, più distruggono meglio campano. Affidarsi a loro come “termometri” della virtù delle società quotate è come chiedere a un avvoltoio di dare una mano a salvare un vecchio bue. Per questo il mercato dovrebbe prendere con pinze lunghissime le loro critiche, distinguendo quelle fondate (che, quando lo sono, vanno tenute in considerazione a prescindere dalla simpatia di chi le avanza) dalle accuse faziose, interessate, speculative o anche, semplicemente, esagerate.
Diciamola semplice: no alla giustizia sommaria degli hedge fund, chi per mestiere specula sta dentro le regole ma non deve fare il moralista con nessuno, perché è veramente come quando il bue dà del cornuto all’asino.
Poi, certo, anche un malvagio può giustamente criticare un altro malvagio, ma davvero questa è materia da inquisitori di alto rango, come nelle istruttorie sulle cosche mafiose, e non dovrebbe essere materia da giustizia sommaria di mercato.
Se poi scoprissimo che davvero Brunello Cucinelli è putiniano, beh: allora non ci sarebbe da fidarsi nemmeno della beneficenza della Ferragni… (e in effetti)…
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