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Tecnologia ed innovazione dei processi produttivi


N.B

: Si parla di spionaggio industriale qualora il trasferimento tecnologico avvenga tramite

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forme illecite, dunque si verifica un furto tecnologico.

7. Organizzazione del lavoro

Fino al ventesimo secolo organizzazione del lavoro e gestione aziendale non furono oggetto

di studi approfonditi: il concetto dell’organizzazione della produzione è emerso solo

gradualmente per rispondere alle necessità che si presentavano. Per lungo tempo i

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proprietari-dirigenti affrontarono l’organizzazione seguendo ogni volta un’impostazione ad

hoc ed apprendendo dall’esperienza pratica (learning by doing).

Rapido excursus:

A partire dal Medioevo si assiste alla crescita dell’artigianato e con la crescita delle città alla

nascita delle corporazioni. I lavoratori iniziarono ad essere suddivisi in artigiani e lavoratori a

giornata (odierna distinzione tra operai specializzati e manovali). Data la rapida crescita

della popolazione l’artigiano non fu più in grado di far fronte al fabbisogno di beni e così nel

diciottesimo secolo nacquero le manifatture (mantenevano la tecnica artigianale ma con

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suddivisione del lavoro). Con lo sviluppo degli stabilimenti industriali sorgevano problemi più

complessi e l’impegnativo compito di gestire la fabbrica cominciò ad essere oggetto sempre

di maggiore attenzione → nel 19 secolo attività economiche, frazionate e complesse.

Adam Smith

Il primo approccio teorico alla gestione aziendale comparve con che teorizzò

studiando una fabbrica di spilli, in merito ai benefici sulla produzione dati dalla divisione del

lavoro: suddividendo ogni attività di manifattura in piccole fasi distinte e specializzando i

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lavoratori nelle singole fasi, ovviamente la produzione aumentando il livello raggiungibile da

un lavoratore che avesse seguito tutte le fasi di un medesimo prodotto. Da qui poi il principio

innovatore del 19 secolo che diede luogo alla prima rivoluzione industriale : la macchina a

vapore che convertiva il calore il lavoro senza ricorrere alla forza degli uomini o degli

animali→ macchine sempre più precise, che consentivano di sfruttare materie prime fino ad

allora difficilmente lavorabili, rapide ed infaticabili.

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Ovviamente però non si era ancora capace di trasferire a distanza l’energia prodotta dal

vapore e la necessità di realizzare grandi volumi di produzione poneva il problema della

distribuzione del lavoro sulle macchine che poteva avvenire in due modi: utilizzare macchine

universali alle quali il lavoratore avrebbe sostituito parti diverse di volta in volta oppure

macchine specializzate trasferendo il pezzo semilavorato da una macchina all’altra nelle

varie fasi (a seconda opzione è la più conveniente in termini di produttività del capitale

investito). Con riguardo invece al lavoratore la prima soluzione ne faceva un lavoratore

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totale simile all’artigiano che gestiva tutta la trasformazione del singolo pezzo da

semilavorato a finito, nel secondo caso il lavoratore si identifica invece con una mansione

relativa ad un segmento del ciclo produttivo.

Il modello organizzativo di questa prima fase si basa sulla divisione molecolare e orizzontale

del lavoro: un operaio professionale coordina piccoli gruppi di lavoratori dopo averli

addestrati e ovviamente gode di una indiscussa autorità, competenza ed abilità

professionale che gli deriva dal suo livello gerarchico→ capo operaio.

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7.1 Taylorismo

Agli inizi del 20 secolo Si parte con una nuova fase dell’organizzazione della produzione del

lavoro nota come organizzazione scientifica del lavoro o taylorismo che durerà fino a tutti gli

anni sessanta. L’idea fondamentale di Taylor era che i lavoratori producessero molto meno

di quanto avrebbero potuto e che, se i lavoratori avessero ricevuto opportuni incentivi

salariali per produrre secondo le loro capacità, il risultato sarebbe stato il miglioramento della

produttività dei profitti e dei salari cancellando il conflitto tra padrone e lavoratore. I punti

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caratteristici del modello organizzativo di Taylor erano:

3

-​ la marcata divisione verticale del lavoro eseguito tramite netta separazione delle fasi

di progettazione esecuzione e controllo

4

-​ la divisione orizzontale del lavoro cioè l’ulteriore frammentazione delle fasi di

progettazione esecuzione e controllo

-​ la progettazione accurata delle posizioni di lavoro e dei movimenti degli operatori in

modo da renderli il più possibile funzionali all’avvio alla conduzione delle macchine

operatrici→ciò include la divisione del lavoro in tre livelli: tra uomini, tra macchine, tra

uomini e macchine

-​ la struttura del compenso esclusivamente economico essenzialmente correlato alle

quantità prodotte ( poi alla base dei vari sistemi di cottimo)

-​ il controllo gerarchico e centralizzazione della maggior parte delle decisioni

-​ la selezione della manodopera con metodi scientifici che veniva preparata ed istruita

-​ la necessità di rapporti di stima e collaborazione tra direzione e manodopera

Il principe innovatore di Taylor non è di tipo tecnologico ma di tipo amministrativo

organizzativo basato su una concezione ingegneristica della gestione aziendale→ il

fondamento è infatti la divisione orizzontale e verticale del lavoro studiata nei dettagli e nei

suoi tre livelli, nella convinzione che un’attività è tanto più efficace, efficiente e controllabile

quanto più risulta programmabile.

Con delle rigide prescrizioni (come fare prodotto migliore, quando, quante volte, in quanto

tempo ed in che modo) si tende ad annullare la discrezionalità del lavoratore che diviene

solo un anello della catena produttiva.

7.2 Fordismo

La catena di montaggio viene perfezionata da Ford e diviene uno degli strumenti sulla base

del quale si afferma il lavoro di produzione e di montaggio. Gli strumenti di lavoro

aumentano il grado di automatismo incorporato e rispondono in maniera prefissata

meccanicamente alle svariate richieste del processo produttivo. Ford delinea il processo

manifatturiero come un flusso unitario in cui l’attività standardizzata dei lavoratori si integra

con le lavorazioni svolte da macchine fortunatamente dislocate in modo da minimizzare le

distanze e facilitare il procedere della produzione. Gli strumenti organizzativi e automatismi

assumono gran parte delle funzioni e dei meccanismi di lavorazione: l’operatore Dunque

esegue attività parziali, di servizio e controllo della macchina→ aumenta il lavoro a catena e

diminuisce il lavoro individuale così il capo operaio perde tutte le caratteristiche professionali

e l’operaio semplice è un ingranaggio della macchina. perno di tutta l’organizzazione è il

3 prevede la creazione dei livello gerarchici della struttura organizzativa e la definizione di

ruoli con diverso grado di potere e di responsabilità.

prevede la creazione di nuclei specialistici, che sviluppano proprie tecniche.

4

capo reparto ( gerarchicamente sopra al capo operaio) che rappresenta l’organizzazione

centrale con mansioni tecniche di produzione. Il processo produttivo diventa così un

ingranaggio formato da uomo e macchine, Tale da consentire La diminuzione del tempo di

lavoro richiesto. La nuova organizzazione ovviamente influì anche sui costi che diminuirono

mentre aumentava la paga.

In conclusione il principio di Taylor ossia dell’organizzazione scientifica ha aperto la via al

principio di sostituzione cioè alla progressiva sostituzione del lavoro umano con le macchine

in un numero crescente di attività .

Ma perché il lavoratore non si ribella per la nuova condizione di alienato? Ovviamente

perché è mosso unicamente dal desiderio di guadagno economico e si diffuse poi il concetto

di “lavoro per il benessere” che prometteva programmi di compartecipazione ai profitti,

miglioramenti fisici dell’ambiente di lavoro, possibilità di istruzione, case confortevoli ecc.. →

una strategia che da un lato ricorre a diversi incentivi sulla paga per aumentare la

produttività ed i profitti.. dall’altro riprometteva di migliorare l’esistenza del lavoratore.

Approfondimento R&S

La ricerca può essere definita come “complesso delle attività creative intraprese in modo

sistematico allo scopo di accrescere l’insieme delle conoscenze”, e si distingue in:

-​ ricerca di base

-​ ricerca applicata

-​ sviluppo sperimentale

-​ attività innovativa industriale

Il processo innovativo che sia determinato da esigenze dell’ambiente economico (demand

pull) o che sia una conseguenza dell’avanzamento tecnologico (technology push), è

dinamico e rafforza l’impresa.

Ci sono due modelli principali per condurre lo sviluppo:

-​ il modello lineare, dove l’innovazione procede in modo sequenziale attraverso le fasi

della ricerca di base → la R&S rappresenta una condizione essenziale per attivare il

processo innovativo→ modello che non riesce a rappresentare il processo innovativo

che riguarda innovazioni rivoluzionarie o di rottura

-​ il modello a catena, dove l’innovazione può esserci anche senza ricerca come

avviene nelle imprese che innovano modificando, ricombinando e adattando

conoscenze disponibili al proprio interno o nel più ampio panorama scientifico.

Le risorse umane costituiscono l’elemento centrale→ qualità e quantità del capitale umano

di un paese sono strettamente legate al livello civile e culturale, ma anche alla crescita

economica. Il sistema ricerca in generale è articolato in tre sottosistemi:

-​ le università (ricerca di base:teorica)

-​ gli enti e le agenzie nazionali di ricerca (incentivano e sostengono tramite risorse

finanziarie pubbliche)

-​ i laboratori industriali (sviluppo)

-​ importanti sono poi i Ricercatori

8. Smart City e Società 5.0

Il concetto giapponese di Società 5.0 non si rivolge solo all’Economia, ma anche, e

soprattutto ai Cittadini, promuovendo quindi l’idea di una Società Smart: dove l’Information

Technology e l’Intelligenza Artificiale andranno a delineare il profilo di una nuova società

super-intelligente. Una smart city è un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più

efficienti con l’uso di soluzioni digitali a vantaggio dei suoi abitanti e delle imprese: si parla

dunque di strategia di intervento urbano che consentono la digitalizzazione tramite modelli di

5

smart city e diffusione ICT .

Giappone, Corea, India, Malaysia, Hong Kong sono state le prime città a sperimentare una

smart city e hanno come obiettivo quello di poter diffondere altre città intelligenti.

→ Il Giappone fu la prima città a speri





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