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«Le basi? Etica e lavoro ora, trattenere i nostri giovani»


«La tradizione veneta è la base su cui poggia la nostra identità produttiva. Tuttavia, è fondamentale superare la tradizione quando diventa vincolo». Radici ben piantate nel passato ma sguardo rivolto, senza timore, verso il futuro. Paola Carron presidente di Confindustria Veneto Est, sintetizza così la necessità delle imprese del nordest di saper coniugare i saperi e il saper fare che arrivano dalla nostra storia con le gradi sfide che ci attendono nei prossimi anni. Attiva dal 1987 nell’impresa di famiglia, la Carron spa di cui oggi è Consigliere Delegato, Responsabile Commerciale, Responsabile della Sostenibilità, Paola rappresenta con il fratello Diego e le sorelle Arianna e Marta la seconda generazione.

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Il Gruppo Carron è oggi una delle più importanti realtà italiane nel campo dell’edilizia e del restauro, tra le prime venti società leader in Italia per la realizzazione di grandi opere civili e infrastrutturali.

Presidente, da imprenditrice: nella sua azienda cosa rimane dello spirito delle origini?

«Rimane quell’eredità valoriale che nostro padre ci ha trasmesso: rispetto, responsabilità per la parola data, fiducia, dedizione al lavoro. L’etica familiare è rimasta intatta, l’abbiamo fatta evolvere magari in un metodo moderno ma senza intaccarne l’autenticità. Questo filo rosso, un’eredità preziosa, guida ancora oggi ogni scelta strategica e ogni relazione interna ed esterna al Gruppo».

Cosa invece è cambiato con il passare del tempo?

«L’azienda ha saputo evolvere, investendo in competenze e dotandosi sempre di risorse all’avanguardia. Abbiamo introdotto processi innovativi e adottato una governance più strutturata, trasformando l’intuizione originaria in un modello imprenditoriale solido e dinamico, capace di dialogare con scenari e mercati sempre più articolati».

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Quali sono le sfide che dovrete affrontare nei prossimi anni?

«La nostra sfida è consolidare ulteriormente la crescita senza perdere identità e valori fondanti. La diversificazione resta per noi una scelta strategica fondamentale. Dobbiamo continuare a percorrere la strada della sostenibilità, imprescindibile come dimostra il passaggio di Carron Spa a Società Benefit, al pari continueremo a investire in innovazione, formazione e sicurezza. Vogliamo continuare a essere capaci di interpretare i nuovi bisogni di mercato».

Come i cambiamenti del nostro territorio e della società hanno influenzato il modo di lavorare dell’azienda?

«La nostra azienda, certificata per la parità di genere, ha da tempo integrato politiche finalizzate a garantire pari opportunità e a favorire una concreta conciliazione tra vita professionale e familiare. I cambiamenti sociali e del territorio hanno rafforzato questo impegno, spingendoci a sviluppare strumenti innovativi che valorizzano il talento di tutti promuovendo un ambiente inclusivo e sostenibile».

Da presidente di Confindustria Veneto est: cosa deve fare il mondo dell’impresa per affrontare le sfide del futuro?

«Dobbiamo essere sempre più capaci di attrarre investimenti esterni e contestualmente dobbiamo continuare a percorrere la strada della transizione energetica. Per farlo si rende necessario il sostegno delle Istituzioni e del territorio tramite una legge regionale che preveda incentivi stabili, credito d’imposta, una concreta semplificazione. Al pari, per evitare di essere penalizzati rispetto ai nostri competitor, servirebbe rivedere i costi dell’energia e gli strumenti europei oltre che nazionali deputati a sostenere la sostenibilità. Poi, fondamentale, valorizzare il capitale umano: dare priorità alla formazione e rafforzare il legame tra imprese e scuola, per garantire competenze moderne e trattenere i giovani nel territorio. Proprio i giovani hanno un ruolo centrale: portano nelle nostre aziende apertura mentale e familiarità con innovazione e tecnologia, strumenti essenziali per competere oggi».

Nonostante la situazione geopolitica attuale, guarda con ottimismo al futuro dell’impresa veneta?

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«Sì, guardo con fiducia al futuro, pur consapevole delle difficoltà conseguenti all’attuale situazione economica e geopolitica internazionale. Sono tuttavia fiduciosa perché il nostro territorio ha già dimostrato una forte resilienza. Le esportazioni, l’industria manifatturiera e le infrastrutture logistiche restano nostri punti di forza. Se riusciremo a fare sistema, con politiche pubbliche adeguate, possiamo trasformare le sfide in opportunità».

Quando è necessario andare oltre la tradizione e quando invece è importante mantenerla, soprattutto in una regione composta prevalentemente da imprese a controllo familiare?

«La tradizione veneta, i cui punti di forza risiedono in artigianato, comunità ed etica del lavoro, è la base su cui poggia la nostra identità produttiva. Va preservata come valore distintivo, specie nei settori dove il “saper fare” è un marchio riconosciuto. Tuttavia, è fondamentale superare la tradizione quando diventa vincolo. Ad esempio, se ostacola la digitalizzazione, l’adozione di tecnologia o impedisce di reagire alle perturbazioni globali come i dazi, oppure quando non si integra con la sostenibilità ambientale. In questi casi, è necessario innovare: modernizzare processi, creare reti fra imprese, promuovere alleanze di filiera. È questo è particolarmente vero se consideriamo che il nostro territorio è composto per la maggior parte da PMI, molte delle quali a controllo familiare. Come Confindustria Veneto orientale lavoriamo per rendere più semplice a queste imprese l’accesso a finanziamenti, bandi e strumenti di credito, sostenendo il loro percorso di sviluppo. La digitalizzazione e la transizione energetica possono diventare opportunità concrete solo se supportate da incentivi, formazione mirata e adeguata consulenza».

Guardando al passato chi, secondo lei, tra gli imprenditori veneti potrebbe essere un modello anche per il futuro?

«Più che a un singolo nome, guardo a una tradizione imprenditoriale che ha saputo coniugare visione internazionale e radici locali. Penso alla capacità di molte imprese venete di partire dal territorio, valorizzare il saper fare e allo stesso tempo aprirsi ai mercati globali, innovando prodotti e processi. È questo spirito, fatto di coraggio, responsabilità e attenzione alla comunità, che può continuare a ispirarci».

Tra i giovani imprenditori invece c’è qualcuno che, secondo lei, è particolarmente innovativo?

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«Credo fortemente nei giovani imprenditori, in particolare in quelli del Gruppo Giovani di Confindustria Veneto Est: non ho un singolo nome da citare, ma vedo tante piccole e medie imprese guidate da under-40 che stanno sperimentando nuovi modelli: digitalizzazione, sostenibilità, filiere corte, startup che creano valore. Sono loro che possono spingere il cambiamento e dare slancio al futuro del territorio».

 





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