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“Prato non si arrende alla prova dell’Europa”


La tradizione e il patrimonio storico del distretto tessile alle prese con le novità in arrivo dall’Europa con regole sull’economia circolare, con la transizione digitale e con la propria credibilità, messa a dura prova dall’altro distretto, quello che affonda le sue radici nell’illegalità, come dimostrano gli ultimi episodi di sfruttamento lavorativo e di violenze. Un dato di fatto, quest’ultimo, a fronte del quale si erge quel distretto che fa fatica a smarcarsi dalla crisi, ma che non rinuncia a pensare al futuro. Ne parliamo con Francesco Marini, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord.

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Il Distretto di Prato è un modello storico di economia circolare. Secondo lei, quali sono oggi i fattori più critici per rafforzare questo modello in chiave contemporanea?

“Oggi il primo fattore critico riguarda le nuove regole europee sull’economia circolare. È fondamentale che chi scrive queste norme tenga conto dei modelli esistenti e dialoghi con gli operatori del settore. Il know-how di un distretto come Prato è una risorsa preziosa: se non viene valorizzata, si rischia di creare danni sul piano occupazionale e di tradire la finalità stessa dell’Europa, che dovrebbe incentivare l’industria attraverso la circolarità. Altro aspetto chiave è la costruzione di partnership con i brand su progetti condivisi: può essere un grande valore aggiunto per accelerare la ricerca e sviluppare nuove tipologie di riciclo”.

Come vede l’equilibrio tra la tradizione manifatturiera e l’innovazione tecnologica nel futuro del “Made in Prato”?

“L’heritage del distretto è la base da cui partire. L’innovazione passa anche attraverso la tecnologia, che in alcuni segmenti della filiera è leva indispensabile per migliorare le performance ambientali e ottimizzare le produzioni. In altri casi l’innovazione è più legata al design e allo stile. Per questo considero un errore il freno posto negli ultimi anni al credito d’imposta su ricerca e innovazione: nel nostro settore, infatti, ricerca significa soprattutto design, e non possiamo permetterci di trascurarlo”.

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“Spesso basta aprire le porte delle aziende per far capire che lavorare nel tessile è bello. Lo vedo con i ragazzi che fanno stage da noi: arrivano curiosi, con voglia di imparare, e scoprono un mondo affascinante. Rispetto alla moda, il tessile può sembrare meno attrattivo, ma iniziative come ’È di moda il mio futuro’ di Confindustria Toscana Nord dimostrano che possiamo orientare studenti e studentesse, coinvolgerli in progetti concreti e far emergere le opportunità reali di questo settore”.

Quanto conta oggi investire in tracciabilità e certificazioni per rafforzare la credibilità del distretto?

“Non si può più prescindere da tracciabilità e certificazioni. La trasparenza dei processi è diventata fondamentale, così come la responsabilità sociale. Sono richieste precise dei nostri clienti, a cui vogliamo dare risposta. Certo, occorre semplificare burocrazia e processi, e unificare gli standard: è uno degli obiettivi su cui Confindustria Moda nazionale sta lavorando”.

La transizione energetica è un passaggio obbligato. Quali strumenti ritiene indispensabili per rendere le imprese più competitive in termini di costi e sostenibilità?

“Più che di transizione energetica, parlerei di competitività sull’energia, anche verso alcuni Paesi del bacino mediterraneo. Il nostro Paese parte da uno svantaggio notevole, frutto di anni di arretratezza nella ricerca e nella sperimentazione di nuove tecnologie. Penso in particolare al nucleare di seconda generazione, che potrebbe dare una prospettiva di medio-lungo termine. È una questione di sistema Paese: non possiamo limitarci a guardare cosa fanno gli altri, dobbiamo scegliere una direzione e sostenerla. Nel frattempo, sono fondamentali bandi e incentivi che aiutino le imprese a investire in efficientamento energetico e competenze per fare dei piani interni di decarbonizzazione”.

Il distretto si doterà nel 2026 dell’hub tessile: una infrastruttura importante.

“L’hub tessile sarà un progetto fondamentale per il territorio. Potrà ribadire quanto l’economia circolare sia centrale a Prato e aprire nuove possibilità di riciclo e ricerca. È un argomento all’ordine del giorno anche all’interno della nostra associazione. È importante creare i presupposti affinché si faccia ricerca e sviluppo su nuove tecnologie del riciclo e per migliorare le performance di quelle esistenti”.

Quanto conta oggi raccontare il tessile non solo come industria, ma come cultura e identità di un territorio?

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“A Prato il tessile è cultura. Sempre più spesso le aziende affiancano progetti culturali alle attività produttive: penso ad esempio al Museo del Tessuto – con il Supporter Club – o al Centro Pecci che promuove attività molto interessanti che possono essere veicolo di comunicazione culturale per le aziende del distretto. Un altro esempio è l’iniziativa che abbiamo lanciato come Marini Industrie, il premio di arte contemporanea Art is Coming dedicato a giovani artisti under 35, per realizzare un’opera site-specific che incarni i valori aziendali”.

In un mercato globale in cui la sostenibilità è un driver competitivo, quali leve può usare Prato per consolidare il proprio ruolo di laboratorio europeo d’eccellenza?

“Prato è sempre stata all’avanguardia, una città estremamente contemporanea. Abbiamo sempre fatto ricerca, ma forse non l’abbiamo capitalizzata abbastanza. Oggi la sfida è mettere insieme innovazione, capacità di gestione e comunicazione. Solo così potremo consolidare il ruolo del distretto come laboratorio europeo d’eccellenza nella sostenibilità e, forse, misurarne le performance”.

Che cosa ne pensa della recente approvazione a livello europeo dell’EPR?

“L’EPR è una cornice più ampia entro cui i singoli Stati dovranno costruire la propria normativa. Il decreto italiano dovrà adattarsi alle specificità nazionali e noi dobbiamo insistere perché valorizzi la manifattura. Può essere un’opportunità per sostenere quelle realtà industriali che oggi si trovano in difficoltà su alcune fasi del riciclo. Se scritto bene, l’EPR può portare benefici concreti all’intera filiera nel medio periodo”.

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