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E-Novia, l’IA incontra l’hardware con un’azienda italiana


In Italia poche realtà incarnano l’incontro tra IA e hardware come E-Novia, società milanese quotata su Euronext Growth Milan e definita spesso come una enterprise factory. La sua missione è chiara: creare imprese a partire da tecnologie proprietarie, combinando ricerca universitaria, design meccatronico e software di intelligenza artificiale. Ciò che la distingue non è solo la capacità di generare prototipi, ma la volontà di portarli sul mercato confezionandoli dentro startup e scale-up autonome. Questa strategia ha dato vita a un portafoglio eterogeneo che copre robotica collaborativa, mobilità elettrica, dispositivi indossabili e sistemi di monitoraggio industriale, tutti con un tratto comune: l’IA fisica, o Physical AI, cioè l’integrazione nativa fra algoritmi e sistemi meccanici.

Il concetto di Physical AI non è un’etichetta di marketing, bensì un vero paradigma. Significa sviluppare sistemi ciber-fisici in cui sensori, attuatori e modelli di machine learning interagiscono in tempo reale, rispettando vincoli di latenza e sicurezza che vanno ben oltre il cloud. E-Novia presidia ogni fase: dall’ideazione del sistema alla prototipazione, dall’ingegnerizzazione fino alla costruzione della società che ne farà la commercializzazione. È un approccio che consente di passare dall’innovazione accademica al prodotto industriale, evitando il destino di tanti prototipi italiani rimasti chiusi nei laboratori.

La struttura stessa di E-Novia riflette questa vocazione: non un semplice centro di ricerca, ma un venture studio capace di individuare bisogni industriali concreti, trasformarli in progetti tecnologici e infine creare imprese con un proprio management, governance e capitalizzazione. Questo modello consente di far crescere tecnologie ad alto rischio in un contesto protetto, fino al momento in cui diventano scale-up appetibili per partner industriali o per il mercato dei capitali.

Le aziende nate sotto il marchio E-Novia

Tra i casi c’è Smart Robots, un sistema che utilizza visione 3D e intelligenza artificiale per analizzare in tempo reale il lavoro degli operatori in una linea manuale di produzione. L’algoritmo riconosce le azioni, sincronizza i movimenti con i cobot e riduce errori e rilavorazioni. È l’esempio lampante di come la Physical AI possa aumentare la produttività senza sostituire l’essere umano, ma integrandosi con lui.

Altro esempio concreto è Blubrake, azienda che ha realizzato un sistema ABS invisibile per biciclette elettriche, integrato nel telaio e capace di prevenire blocchi e ribaltamenti improvvisi. Qui la sensoristica avanzata incontra il controllo algoritmico, dimostrando come l’IA possa incidere direttamente sulla sicurezza della mobilità urbana. La tecnologia, nata sotto l’ombrello di E-Novia, è poi maturata fino a diventare oggetto di acquisizione da parte di un grande gruppo, mostrando la capacità della factory di generare valore industriale e finanziario.

Un’altra creatura di rilievo è Weart, specializzata in guanti indossabili che restituiscono feedback tattili realistici. La startup ha sviluppato dispositivi come il TouchDIVER, capaci di simulare texture e resistenze per applicazioni nel training, nella teleoperazione e nella prototipazione virtuale. È un caso di hardware intelligente che estende i confini della realtà aumentata e virtuale, rendendo l’interazione più naturale e immersiva.Mobilità autonoma, meccatronica avanzata e infrastrutture intelligenti

Tra le imprese più note spicca YAPE, nata come robot per consegne urbane e oggi evoluta in una piattaforma software vehicle-agnostic. La sua Autonomy Platform integra percezione, localizzazione e pianificazione dei percorsi, con un approccio mapless che la rende flessibile per contesti diversi, dall’agricoltura al mining. In questo caso, il valore non sta tanto nel veicolo quanto nello stack cognitivo che lo rende autonomo, dimostrando come l’IA integrata nell’hardware possa diventare un asset scalabile in mercati internazionali.

L’applicazione della Physical AI non si ferma alla mobilità. Con Tokbo, E-Novia ha dato vita a sistemi di bulloni intelligenti dotati di sensori capaci di rilevare carichi, vibrazioni e deformazioni. Questo consente di monitorare lo stato di ponti, viadotti e strutture critiche, abilitando la manutenzione predittiva e riducendo i rischi di guasti improvvisi. È un esempio paradigmatico di come l’intelligenza artificiale integrata nell’hardware possa migliorare la sicurezza pubblica.

Sul fronte più tecnico e sportivo, e-Shock presidia il campo della meccatronica applicata all’automotive e al motorsport. L’azienda sviluppa centraline elettroniche, algoritmi di controllo e software capaci di gestire in tempo reale dinamiche complesse di veicoli e robot mobili. Qui la Physical AI diventa sinonimo di prestazioni estreme e affidabilità in contesti dove ogni millisecondo conta.

Una quotazione che ha aperto nuove sfide

Dal 2022 E-Novia è quotata a Piazza Affari, scelta che ha portato visibilità ma anche esposizione ai vincoli della finanza pubblica. I bilanci 2024 hanno registrato ricavi attorno agli 8 milioni di euro ma anche una perdita, frutto di svalutazioni e di una selezione più severa dei progetti da portare avanti. La società ha risposto avviando una ristrutturazione che ha previsto nuovi manager, strumenti finanziari come il bond convertendo 2025-2028 e una semplificazione della struttura delle controllate.

Alcune società del portafoglio, come Blubrake e Zehus, hanno completato il loro percorso entrando in gruppi industriali più grandi, altre sono state ridimensionate o accantonate. L’obiettivo dichiarato è concentrare risorse e capitale umano su quelle iniziative dove l’azienda può costruire un vantaggio competitivo sostenibile, soprattutto nei settori della mobilità intelligente, della manifattura avanzata e delle infrastrutture critiche.

La traiettoria di E-Novia sarà un banco di prova per capire se il modello italiano del venture building applicato al deep tech è replicabile e scalabile. Se la fase di ristrutturazione porterà stabilità economica, l’azienda potrà consolidarsi come hub europeo per l’IA fisica, attrarre capitali internazionali e rafforzare il legame tra ricerca e industria. In caso contrario, resterà comunque come esperimento pionieristico che ha tentato di trasformare la retorica sull’innovazione in un ecosistema tangibile di imprese.



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