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Confindustria Mantova: dazi, energia e mismatch formativo al centro dell’80ª Assemblea


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CASTIGLIONE – Confindustria Mantova ha celebrato oggi la sua 80ª Assemblea Generale, un traguardo che segna un cammino iniziato nel 1945 e che oggi vede l’associazione rappresentare circa 400 imprese nei diversi settori produttivi. L’evento, dal titolo “Orizzonti” si è svolto a Castiglione delle Stiviere, scelta simbolica che testimonia la volontà dell’associazione di essere presente in tutta la provincia, valorizzando i distretti e le eccellenze diffuse che compongono il tessuto economico mantovano.

La giornata è stata aperta da un talk trasmesso in diretta su Sky, che ha visto la partecipazione del presidente di Confindustria Mantova Fabio Viani, dell’imprenditrice ed ex presidente nazionale dell’associazione degli industriali, Emma Marcegaglia, dell’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco e, in collegamento, dell’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero. È stato un momento di confronto serrato sui grandi temi dell’economia mondiale, a partire dall’impatto dei dazi imposti dall’amministrazione statunitense.

Emma Marcegaglia ha sottolineato come le conseguenze siano già tangibili per il sistema industriale italiano: «Gli effetti dei dazi si stanno già facendo sentire. Parliamo di un impatto che peserà tra 8 e 9 miliardi sui 64 miliardi complessivi di beni che l’Italia esporta negli Stati Uniti. I settori più colpiti sono la farmaceutica, i macchinari e l’auto. A questo si aggiunge la svalutazione del dollaro rispetto all’euro, che pesa ulteriormente sulla competitività. Non è la fine del mondo, ma l’impatto c’è ed è importante. Non possiamo sottovalutarlo. È necessario reagire, ed è fondamentale diversificare i mercati. Solo così potremo superare questa situazione. Chiederemo al Governo e all’Europa di fare di più, serve ad esempio un minore costo dell’energia».

Domenico Siniscalco ha allargato lo sguardo al quadro geopolitico ed economico globale, evidenziando come i dazi siano solo l’aspetto più evidente di un processo già in corso da anni. Secondo l’ex ministro il cambio di paradigma portato da Trump sarà duraturo, e non è cominciato con il cambio della guardia alla Casa Bianca. Trump “ha messo il turbo” a un processo di de-globalizzazione che era già iniziato con la crisi finanziaria del 2008, e che è proseguito con la grande recessione e le crisi più recenti. In questi mesi a pesare non sono stati solo i dazi in sé, ma l’incertezza generata dai loro annunci, che hanno avuto ripercussioni non solo sui prodotti finiti, ma sull’intera catena del valore. Dopo gli accordi del 7 agosto la situazione si è stabilizzata, ma il danno resta evidente. La globalizzazione, così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi decenni, sta lasciando il posto a un mondo più frammentato.

Un’analisi ulteriormente approfondita è arrivata da Elsa Fornero, che ha posto l’accento sugli effetti politici e sociali del nuovo scenario internazionale: Trump rappresenta con la sua azione un fattore di crisi esso stesso, secondo Fornero. “In meno di vent’anni abbiamo attraversato una crisi finanziaria, una grande recessione, una crisi energetica e guerre. Ora ci troviamo di fronte a un paradigma che rischia di distruggere i rapporti di libero mercato, rapporti che sono stati un grande elemento di sviluppo sia per i Paesi più poveri, sia per quelli di più antica industrializzazione come l’Italia”. Il rischio è che prevalga la logica dell’“ognuno per sé”, e in un simile contesto diventa sempre più difficile trovare accordi e costruire cooperazioni.

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Nella sua relazione, il presidente Fabio Viani, ha toccato tutti i grandi temi per le piccole e medie imprese.

In primo luogo Viani ha ricordato come l’export rappresenti una delle colonne portanti della manifattura mantovana (praticamente la totalità delle imprese mantovane effettua esportazioni, secondo le più recenti indagini di Assolombarda), ma al tempo stesso sia oggi esposto a forti turbolenze internazionali. L’inasprirsi delle politiche protezionistiche, la guerra commerciale tra le grandi potenze e le tensioni geopolitiche hanno un impatto diretto sulle imprese che vivono di mercati esteri. Per questo ha chiesto più attenzione da parte delle istituzioni nazionali ed europee, con strumenti di supporto e tutele adeguate. Per dare un’idea di quanto sia importante l’internazionalizzazione, basti pensare che nel mantovano l’export rappresenta il 61% del PIL nei dati 2024.

Altrettanto centrale il passaggio sulla doppia transizione, ambientale e tecnologica. Viani ha sottolineato come le imprese si trovino in una fase di grande trasformazione, spesso con costi rilevanti da sostenere. La sfida è conciliare sostenibilità, innovazione e competitività, evitando che la burocrazia diventi un ostacolo insormontabile. A Mantova, dove la filiera agroindustriale, la meccanica e la chimica rappresentano pilastri economici, la transizione energetica si traduce in investimenti rilevanti: efficientamento degli impianti, installazione di fonti rinnovabili, elettrificazione dei processi produttivi, ma anche adeguamento alle nuove normative europee, sempre più stringenti. Per quanto riguarda la transizione digitale rimangono forti criticità infrastrutturali: il 30% delle aree industriali non supera i 100 Mbps di connessione e la rete elettrica è inadeguata a sostenere la produzione da rinnovabili. Da qui l’iniziativa ConfinHub, strumento lanciato da Confindustria per aiutare le imprese a valutare la propria maturità digitale e la cybersecurity.

Come terzo punto, il presidente ha evidenziato come la collocazione geografica di Mantova sia strategica ma al tempo stesso paradossalmente penalizzata da infrastrutture insufficienti. Mantova è tra le province lombarde con il più basso indice di accessibilità, come segnala Unioncamere Lombardia. Restano irrisolte le questioni legate alla linea ferroviaria Mantova-Milano, al porto di Valdaro e ai collegamenti stradali, considerati fondamentali per la competitività delle imprese.

Ampio spazio anche al nodo del divario tra la domanda di lavoro delle imprese e l’offerta del sistema formativo. Viani ha richiamato con forza la necessità di costruire un ponte stabile tra scuole, università e mondo produttivo, denunciando l’attuale incapacità del sistema di fornire competenze realmente spendibili. Per il 49% delle aziende mantovane c’è difficoltà nel reperire personale qualificato, soprattutto tecnico e digitale. Confindustria ha rilanciato progetti formativi come “Calamita” e il sostegno allo sviluppo dell’Università, puntando su ITS, apprendistato e formazione continua. “Abbiamo bisogno di giovani preparati – ha detto – ma anche di un Paese che sappia valorizzare i talenti e indirizzarli verso i settori produttivi”.

Infine, Viani ha affrontato il tema cruciale della finanza d’impresa. Le PMI, ha spiegato, vivono spesso con difficoltà il rapporto con il sistema bancario, troppo ancorato a logiche di garanzia e troppo poco orientato a sostenere la crescita. Oltre il 30% delle imprese locali segnala difficoltà nell’ottenere finanziamenti, con il rischio che la stretta bancaria aumenti le distanze tra grandi e piccole aziende. Una criticità che, unita all’aumento dei costi energetici e delle materie prime, rischia di frenare gli investimenti in innovazione e tecnologie 4.0.





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