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Legalità, sanità, lavoro. La Calabria secondo Wanda Ferro


LAMEZIA TERME In un panorama politico spesso segnato da tatticismi e ambiguità, ci sono politici che si distinguono per la loro chiarezza, competenza e abnegazione. È il caso di Wanda Ferro, sottosegretario all’Interno e volto storico della destra calabrese, candidata alle elezioni regionali nel collegio centrale della Calabria. Una candidatura annunciata con riconoscenza da Giovanni Donzelli: «Quando l’ho chiamata per dirle, il partito ti chiede di candidarti, non ha detto una parola. Ha risposto semplicemente presente» ci tiene a sottolineare il responsabile nazionale dell’organizzazione di FDI e voce di Giorgia sui territori – all’incontro a Lamezia Terme – che aveva in animo evidentemente di spiegare la  visione della politica di FDI, fatta di lealtà, dedizione e spirito di servizio e di mandare un messaggio chiaro – a chi tra le file di FDI pensa evidentemente di poter disegnare nuovi equilibri a colpi di preferenze – che la leadership di Wanda Ferro sarà un punto fermo del partito in Calabria anche dopo. Ma nonostante il contesto fatto di ritrosie o calcoli personali, Wanda Ferro ha scelto ancora una volta di esserci, senza esitazioni.

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Sottosegretario, quali risultati concreti sono stati ottenuti finora nel contrasto alla ’ndrangheta, non solo in termini di confische o arresti? Ci sono territori o settori in cui, a suo giudizio, la risposta dello Stato è ancora troppo debole rispetto alla forza della criminalità organizzata?

I risultati concreti li raccontate voi stessi ogni giorno, dando conto dello straordinario lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine e dei risultati ottenuti grazie alla determinazione e alla competenza di chi ogni giorno lavora per stroncare le organizzazioni criminali, senza abbassare mai la guardia.   Sappiamo bene infatti che gli spazi criminali lasciati vuoti dagli arresti tendono ad essere presto riempiti, le cosche provano a rigenerarsi con le nuove leve e a riprendersi il controllo del territorio. Per questo è importante non lasciare prendere fiato alla ‘ndrangheta, e soprattutto da parte dello Stato creare un contesto ostile, determinato, agguerrito. È quello che questo governo sta facendo dal suo insediamento, a partire dalla difesa dell’ergastolo ostativo e del carcere duro, ma anche con il continuo rafforzamento degli organici e dei presidi delle forze dell’ordine, che per decenni è stato un tema del tutto trascurato. Per la Calabria c’è una attenzione particolare, qui i vertici delle nostre forze dell’ordine inviano i migliori ufficiali, i migliori investigatori, uomini e donne capaci, competenti e determinati. A questo si aggiunge un impegno straordinario sul controllo del territorio, con il finanziamento di moderni impianti di videosorveglianza nei centri urbani e nelle aree industriali, e sul piano della prevenzione, come dimostrano i protocolli sottoscritti dalla Regione con il Viminale per mettere al riparo gli appalti dei nuovi ospedali dagli appetiti criminali. Sono orgogliosa anche del lavoro portato avanti sul riutilizzo sociale e istituzionale dei beni confiscati. Abbiamo aumentato del 79% la destinazione degli immobili e nei primi sette mesi di quest’anno abbiamo registrato un +23% rispetto allo stesso periodo del 2024. Si tratta di edifici trasformati in caserme e commissariati, terreni messi a disposizione di giovani imprenditori, aziende rilanciate salvando l’occupazione. Ma continuo a ribadire che le mafie si combattono su due fronti: da un lato colpendo patrimoni, strutture, reti di potere criminale; dall’altro, erodendo il consenso di cui ancora oggi godono in alcuni contesti sociali. È qui che diventa fondamentale il ruolo delle realtà territoriali, degli imprenditori sani e onesti, del mondo delle professioni, della scuola, delle associazioni, della stampa. Perché la mafia non si sconfigge solo con le operazioni di polizia, ma con la quotidiana scelta civile di vivere nella legalità, di rispettare le regole, di fare il proprio dovere senza cercare scorciatoie. La risposta dello Stato è forte e determinata. Se c’è un punto su cui è necessario fare di più? Il contrasto alle situazioni di bisogno e di disagio, che consentono alle mafie attivare il proprio welfare per ingrossare le proprie fila e infiltrarsi ulteriormente nel tessuto economico e sociale. Contrasto alla mafia è quindi anche lotta al degrado – come stiamo facendo con il modello Caivano che abbiamo esportato anche alle realtà più difficili della Calabria – e sostegno a chi ha realmente bisogno, garanzia dei diritti, a partire da quelli alla casa, alla salute, all’istruzione. Alla dignità del lavoro, non all’elemosina dei sussidi.

Potete garantire oggi di aver escluso dalle vostre liste, candidati legati a logge massoniche opache o vicine alla criminalità organizzata?

Abbiamo certamente attivato tutti gli strumenti che sono a disposizione dei partiti per evitare questo genere di infiltrazioni nelle liste, acquisendo per ogni candidato tutti gli elementi anche di natura giudiziaria che possono essere conosciuti, e mandando le liste in Commissione antimafia per i controlli. I tempi ristretti della convocazione elettorale, seguita alle dimissioni di Occhiuto, non hanno però consentito di applicare le procedure del codice di autoregolamentazione – da me stessa introdotto in Commissione – che prevedono la trasmissione delle liste provvisorie fino a 75 giorni prima. Nessun partito può dirsi fino in fondo al riparo da situazioni spiacevoli, ma di certo noi riteniamo di avere attivato un anticorpo in più: Fratelli d’Italia non ha messo in lista campioni di preferenze solo per far alzare il dato percentuale, ma abbiamo candidato uomini e donne che esprimono vari settori della società, che hanno un radicamento nel territorio basato sul lavoro e sulla credibilità delle storie personali, e che hanno idee e qualità per dare un contributo alla comunità. Uomini e donne che hanno dato già prova di capacità di governo o che hanno deciso di intraprendere un percorso politico lineare e coerente all’interno del partito.

La sanità calabrese non può permettersi il lusso dell’universalismo astratto. Se pensiamo alla carenza di medici specializzati non si può non tenere conto del definanziamento prolungato della sanità dei governi di centro dx e centro sx nel nostro Paese e dei vincoli imposti in Calabria dal commissariamento al turn over con pensionamenti mai rimpiazzati – che negli anni hanno contribuito a svuotare ospedali e pronto soccorso – lasciando i pochi rimasti sotto pressione – a causare le lunghe liste d’attesa se non la rinuncia alle prestazioni dei calabresi … Ecco qual è il vero ‘cuore’ della sanità calabrese non negoziabile anche in vista di un superamento definitivo del commissariamento?  

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Il cuore non negoziabile è quello della capacità di assicurare il diritto alla salute a tutti i cittadini, soprattutto ai più fragili, agli anziani, a chi rischia di rinunciare a curarsi per ragioni economiche. Questo è un tema che la sinistra sta cercando di cavalcare strumentalmente e anche ripetendo una serie di falsità, ma al quale è la destra a dare risposte concrete. I più pesanti tagli alla sanità pubblica sono stati fatti dai governi di centrosinistra, ma i danni sono stati causati non solo dalla riduzione delle risorse, ma anche da un’incapacità di gestire e programmare che ha portato al disastro attuale. Oggi il presidente Conte gira negli ospedali calabresi per fare campagna elettorale, ma non è venuto a visitarli quando era presidente del Consiglio, e consegnava la salute dei calabresi nelle mani di commissari come Cotticelli che tutti ricordiamo perché giustificava grottescamente i propri disastri. Non dimentichiamo che fino a poco tempo fa la sanità calabrese era in deficit cronico, con i bilanci delle aziende ancora orali, soffocata dai decenni di commissariamenti e blocco del turn-over, ritardi abnormi su ospedali e strutture territoriali. Quindi sappiamo che c’è tanto da fare, ma dobbiamo anche rivendicare che tantissimo è stato fatto. Il presidente Occhiuto ha assunto la responsabilità in prima persona mettendo ordine nei conti, assumendo centinaia tra medici ed operatori sanitari, mettendo un freno allo scandalo dei gettonisti, recuperando progetti fermi da decenni, avviando la costruzione dei nuovi ospedali. Nei prossimi anni bisognerà portare a compimento il lavoro messo in campo dai governi regionale e nazionale per ridurre le liste d’attesa, arginare la migrazione sanitaria, potenziare la prevenzione e la sanità territoriale. Rafforzare la sanità pubblica, ma contando anche sul privato accreditato, che è parte integrante del sistema sanitario nazionale e che con le con le tante eccellenze presenti in Calabria può non solo contribuire ad arginare l’emigrazione sanitaria, ma persino riuscire in determinati ambiti ad invertire i flussi di mobilità. 

La Calabria non può rinunciare agli investimenti necessari per affrontare le sfide della crescita, dell’occupazione e della coesione sociale. Indispensabili per dare prospettive anche ai normal people calabresi che in questa regione vogliono continuare a vivere, a lavorare e investire… Ma come creare un tessuto produttivo che non sia basato esclusivamente sui fondi pubblici o sull’assistenzialismo?

Gli ultimi dati Istat parlano chiaro: per la prima volta dal 2004 l’occupazione nel Mezzogiorno supera il 50%, con oltre 96mila posti di lavoro in più solo nell’ultimo anno. È la prova che le politiche del governo Meloni funzionano e aprono una stagione nuova per Calabria e Sud, che oggi cresce più di molte regioni del Nord. Basta assistenzialismo e sussidi che hanno impoverito la nostra terra: noi crediamo nel lavoro, nel merito e nella crescita. In due anni il centrodestra ha investito sul Sud con misure concrete: Zes Unica, infrastrutture, incentivi all’occupazione stabile. Risultato: più contratti a tempo indeterminato, meno precariato. Con la Zes Unica sono già arrivati investimenti per oltre 160 milioni e creati oltre 500 posti di lavoro. Con il Piano per l’Occupazione della Regione offriamo strumenti concreti: tirocini, voucher, incentivi per imprese che assumono under 35, sostegno all’autoimprenditorialità, digitalizzazione, economia verde. C’è una vera filiera istituzionale tra Regione e governo nazionale che attraverso incentivi, sgravi fiscali, agevolazioni, indirizzi formativi, sta puntando a creare un ecosistema favorevole alle imprese, capace di offrire lavoro e sviluppo in filiere strategiche come agroindustria, turismo, enogastronomia, innovazione. Anche la pubblica amministrazione offre nuove opportunità: la Regione ha avviato un piano senza precedenti di assunzioni tramite concorsi pubblici trasparenti, senza possibilità di interferenze della politica. Un segnale forte di cambiamento che deve incoraggiare e dare fiducia ai giovani, sempre più determinati a costruire qui il loro futuro. I nostri avi hanno costruito e fatto grande l’Italia con il lavoro, con i sacrifici, con il talento e la creatività, certamente non stando sul divano ad aspettare una paghetta di Stato. E sono in tanti, con lo stesso spirito dei nostri nonni, a fare crescere la nostra terra, con l’impegno nell’impresa, nelle professioni, nella ricerca, nelle istituzioni.

Chi legge Corriere sa bene cosa penso delle narrazioni sulla Calabria rassegnate, colpevolistiche e consolatorie mi piacerebbe sentire cosa ne pensate del racconto retorico della terra tradita e martoriata non credete che sia irrispettoso nei confronti di chi questa terra non l ha mai lasciata e la vive ogni giorno nonostante tutto con dignità…

Lasciare la Calabria non deve essere una “fuga”, ma una scelta. E’ sacrosanto decidere di andare altrove per fare nuove esperienze, per accrescere le proprie competenze, per confrontarsi con realtà più stimolanti. Ma dobbiamo lavorare affinché nessuno sia costretto a partire per mancanza di opportunità o per non doversi confrontare con contesti non meritocratici. Abbiamo messo in campo misure per richiamare competenze, ma soprattutto dobbiamo valorizzare chi ha scelto di restare, affrontando mille difficoltà certo, ma investendo sulle proprie capacità, sul proprio talento e sull’amore per la propria terra. E questo possiamo farlo soltanto continuando a cambiare il contesto, valorizzando sempre il merito, il valore, il talento, chiedendo ai giovani di mettersi in gioco perché in Calabria possono esprimere il loro potenziale. A mio avviso il successo più grande di Roberto Occhiuto e della sua giunta è quello di aver cambiato il racconto della Calabria, come già aveva iniziato a fare Jole Santelli: non più terra senza speranza, ma una regione normale, ricca di risorse ed energie positive, spesso capace di essere modello e avanguardia. Chi è rimasto ha creato valore ed eccellenza, e questa nuova immagine di efficienza e modernità genera fiducia quanto e più degli investimenti messi in campo dai governi regionale e nazionale per offrire a chi vuole fare impresa  un contesto competitivo e attrattivo: dalle infrastrutture fisiche e digitali per superare l’isolamento logistico e di competere ad armi pari con altre realtà, all’innovazione tecnologica e digitale, al rafforzamento della macchina amministrativa della Regione, alla gestione trasparente delle risorse, al riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Un lavoro che la Calabria merita di vedere completato. (p.militano@corrierecal.it)

*direttore del Corriere della Calabria

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