Ci sono gli acceleratori o gli incubatori, realtà che “covano” le idee prima ancora che diventino startup, ci sono poi i venture capital tradizionali, fondi chiusi che investono nelle varie fasi di crescita di una neonata realtà imprenditoriale, e poi ci sono gli Startup Studio o Venture Builder, un’organizzazione che crea e sviluppa startup agendo come fondatore o co-fondatore, detenendo una quota considerevole di capitale di queste nuove imprese ed esercitando un’influenza significativa sul loro sviluppo.
Oltre 50 realtà in un comparto in crescita
Ebbene quest’ultima forma di investimento nelle giovani imprese è ancora un settore giovane, ma in rapida crescita: stando infatti al “Report sugli Startup Studio e Venture Builder Italiani 2025” del Politecnico di Torino, con il team Social Innovation Monitor (SIM), e InnovUp, in Italia lo scorso anno operavano 56 Startup Studio e Venture Builder, concentrati soprattutto in Lombardia (45%), Lazio e Piemonte (36%), per 490 addetti.
Il comparto ha generato nel 2023 un fatturato complessivo di oltre 30 milioni di euro su un campione di 43 realtà analizzate su 56, per una media di 545,33 mila euro.
Solo nell’ultimo triennio (2022–2024), evidenzia sempre la ricerca guidata dal prof. Paolo Landoni, sono state infatti valutate oltre 4mila idee imprenditoriali, con una percentuale in crescita del 67% dal 2022 (anno in cui sono state valutate 999 idee di progetti imprenditoriali) al 2024 (per un totale di 1.674) e condotti più di 190 progetti. Di questi negli ultimi tre anni sono state co-fondate circa 145 nuove startup, di cui circa 80 nel solo 2024, in crescita di più del 120% dall’anno precedente, a testimonianza della capacità del modello di trasformare con successo idee in imprese innovative. Inoltre, le startup supportate hanno raccolto complessivamente oltre 41 milioni di euro di finanziamenti.
«Gli Startup Studio e i Venture Builder adottano un modello di business relativamente nuovo e molto promettente per il panorama dell’innovazione italiana», ha spiegato Paolo Landoni, Direttore scientifico della ricerca, Politecnico di Torino e Social Innovation Monitor, perché «hanno caratteristiche ibride tra incubatori, acceleratori e Venture Capital che li rendono un utile attore complementare dell’ecosistema imprenditoriale. In particolare, possono dare un contributo importante per aumentare il numero di nuove startup e gli investimenti early stage complessivi».
Da InnovUp una proposta di regolamentazione
I dati sono stati presentati in un incontro alla Camera dei Deputati e nell’occasione InnovUp ha presentato durante l’evento un position paper su Startup Studio e Venture Builder con proposte di riforma normativa.
Nonostante infatti il ruolo crescente degli Startup Studio – e considerando la giovane età del comparto -, il modello non gode ancora di un riconoscimento formale nel quadro normativo italiano. Il position paper elaborato da InnovUp evidenzia dunquela necessità di integrare gli Startup Studio nella legislazione sulla filiera dell’innovazione, istituendo una nuova categoria di “Startup Studio certificati”, che si possa affiancare a quella di incubatori e acceleratori certificati, al fine di garantire al Paese di dotarsi di un’infrastruttura stabile e competitiva per lo sviluppo dell’imprenditorialità innovativa, al pari delle migliori esperienze internazionali.
Nel dettaglio il pacchetto di misure legislative e fiscali proposto dall’associazione include fra le altre l’istituzione di un Registro Nazionale degli Startup Studio, simile alla sezione speciale del Registro delle Imprese dedicata agli incubatori o acceleratori certificati, che nelle intenzioni dei proponenti garantirebbe maggiore trasparenza e faciliterebbe l’accesso a risorse pubbliche e private, oltre a rafforzare il ruolo degli Startup Studio nella filiera italiana dell’innovazione, e l’integrazione dell’Articolo 29-bis, Comma 1, del Decreto-Legge 18 ottobre 2012 (Il Decreto crescita 2.0), n. 179, aggiungendo dopo le parole “di organismi di investimento collettivo del risparmio che investano prevalentemente in start-up innovative” le seguenti: “e altre società che investano prevalentemente in imprese start-up innovative”, al fine di ampliare la platea dei soggetti che possono beneficiare delle agevolazioni fiscali per gli investimenti in startup innovative, includendo società diverse dagli OICR.
Tra le proposte c’è anche quella di deroghe mirate alla normativa vigente, in particolare la possibilità per gli Startup Studio di detenere partecipazioni superiori al 25% nelle startup innovative senza perdere il diritto agli incentivi fiscali, alla luce del loro peculiare modello di business che li vede co-founder delle startup; la possibilità di costituire nuove imprese anche tramite operazioni straordinarie (fusioni, scissioni, cessioni di ramo d’azienda) nell’ambito di un processo di validazione imprenditoriale e l’esenzione da alcune cause di esclusione previste per altri investitori.
Ma anche l’introduzione di meccanismi di co-investimento pubblico-privato e l’estensione degli incentivi fiscali alle imprese corporate che investono negli Startup Studio certificati, prevedendo crediti d’imposta analoghi a quelli già riconosciuti per investimenti diretti in startup innovative.
«Gli Startup Studio e Venture Builder stanno dimostrando di essere un motore essenziale per la nuova imprenditorialità italiana, capaci di generare posti di lavoro qualificati, attrarre capitali e accelerare l’innovazione – ha cimmentato Giorgio Ciron, direttore di InnovUp. Perché possano esprimere pienamente il loro potenziale serve un quadro normativo chiaro, che ne riconosca il ruolo e ne sostenga lo sviluppo. Per questo suggeriamo l’istituzione di un Registro Nazionale e misure concrete che rafforzino la capacità dell’Italia di competere a livello internazionale».
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