Secondo Arval Employee Mobility Survey 2024 la nuova generazione di lavoratori sceglie il posto di lavoro anche in base alle policy sulla mobilità sostenibile
Raggiungere il posto di lavoro in modo sostenibile, oggi, è una priorità per molti lavoratori. Il 62% dei dipendenti a livello europeo – secondo Arval Employee Mobility Survey 2024 – valuta di lavorare per un’azienda se considera opzioni di mobilità sostenibile.
Infatti, per anni la mobilità aziendale è stata ridotta a un semplice aspetto logistico, focalizzato quasi esclusivamente sulla gestione delle flotte auto e sulle “car policy” per i dipendenti. Oggi, questo paradigma è radicalmente cambiato, come ha indagato il white paper di Arval Mobility Observatory, “Il futuro della mobilità: strategie per un approccio connesso, sostenibile e incentrato sui dipendenti“.
Cosa ci dice il report
Il report evidenzia i profondi cambiamenti che stanno rimodellando la mobilità dei dipendenti e ha l’obiettivo di essere uno strumento analitico per fornire alle aziende gli strumenti per anticipare questa trasformazione. La mobilità si sta affermando come una leva strategica cruciale per le aziende che vogliono raggiungere obiettivi di sostenibilità, risparmio sui costi e attrattività per i talenti.
In particolare, sono gli under 35 a spingere il cambiamento, perché il 68% ritiene importante nella sua scelta professionale, l’impegno verso mobilità aziendale sostenibile. Infatti, nel 46% dei casi le aziende modificano le loro politiche di mobilità aziendale, perché sono i dipendenti a chiederlo. Dunque non è più un’opzione, ma una vera e propria necessità competitiva.
Mobilità aziendale sostenibile: fattori di cambiamento
La trasformazione in atto è spinta da una combinazione di fattori ambientali, sociali e normativi. In primo luogo, l’ascesa dei criteri ESG ha reso la sostenibilità una priorità per ogni impresa. Con l’introduzione di direttive come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), le aziende sono obbligate a rendicontare le proprie emissioni, incluse quelle prodotte dagli spostamenti dei dipendenti. Questo rende la gestione della mobilità un elemento fondamentale per la conformità e la reputazione aziendale.
Ben il 36% dei dipendenti in Europa preferirebbe un’auto elettrica o ibrida, e il 40% delle aziende ha già elettrificato parzialmente o totalmente la propria flotta. Questo trend è supportato dall’espansione delle reti di ricarica per i veicoli elettrici e l’evoluzione dei servizi di micromobilità che hanno aperto la strada a un ventaglio di opzioni a basse emissioni, che possono essere integrate in un’unica offerta aziendale.
Valutare la maturità delle mobility policy
Un aspetto chiave del white paper è la Mobility Policy Maturity Matrix, un programma progettato per aiutare le aziende a valutare la loro posizione attuale e definire al meglio la propria strategia di sviluppo. Delinea cinque livelli di maturità: da approcci incentrati esclusivamente sulla flotta a strategie avanzate e completamente integrate con gli obiettivi HR.
“La mobilità non riguarda più solo la gestione della flotta, ma è una leva strategica per i costi della mobilità, la sostenibilità e l’esperienza dei dipendenti” considera Oana Duma, Head of Arval Mobility Observatory del Gruppo Arval.
Oltre la flotta: verso un approccio inclusivo
Il concetto di mobilità aziendale sostenibile dunque, va ben oltre la semplice elettrificazione della flotta. E si traduce nella valorizzazione di una pluralità di mezzi di trasporto:
- Trasporto pubblico: Incentivare l’uso di treni, autobus e metropolitane attraverso abbonamenti o rimborsi dedicati.
- Micromobilità: Offrire servizi di bike-sharing o e-bike aziendali per i tragitti brevi.
- Car sharing e ride-sharing: Promuovere la condivisione di veicoli tra colleghi per ridurre il numero di auto in circolazione.
L’integrazione di queste diverse soluzioni, spesso attraverso piattaforme digitali di Mobility as a Service, rappresenta il futuro: un’app unificata che permette ai dipendenti di pianificare, prenotare e pagare i diversi servizi di trasporto semplifica la vita e incoraggia scelte più ecologiche. In questo contesto la gestione della mobilità non è più compito esclusivo del dipartimento flotte, ma richiede una collaborazione interfunzionale tra risorse umane, sostenibilità e management. In particolare, il 60% dei manager ritiene che la mobilità sia una questione di responsabilità condivisa.
Matrici di maturità
Il whitepaper di Arval Mobility Observatory descrive una “matrice di maturità” che classifica le aziende in base all’evoluzione delle loro politiche di mobilità. Attualmente, la maggior parte delle aziende si colloca tra i livelli 2 basic (che implementano soluzioni di mobilità ma in modo disorganizzato) e 3 standard (con una strategia definita e supportata dal management). Solo il 10% ha raggiunto il livello 4 proficient, che integra la mobilità nella strategia aziendale complessiva.
Casi di successo
Nel report di Arval, viene descritto anche un caso aziendale di successo, quello di IKEA, l’azienda svedese che si è prefissata di ridurre le emissioni di CO2 derivanti dagli spostamenti dei propri dipendenti del 50% rispetto al 2016, entro i prossimi cinque anni. Solo nel 2024, il 95% dei viaggi dei dipendenti IKEA è stato svolto in modo sostenibile. L’impronta climatica è diminuita di 1,1 tonnellate di CO2 equivalente in termini assoluti rispetto al 2023, pari al 5%.
Coinvolgere stakeholder nella strategia di mobilità
Secondo il white paper per un vero cambiamento deve verificarsi un coinvolgimento di tutte le parti interessate: HR, CSR, Finance e Fleet Management, affinché collaborino alla definizione di strategie di mobilità adatte al futuro. E sono tre le dimensioni da considerare, indicate agli stakeholder, per modificare le politiche di mobilità:
- Efficienza dei costi grazie all’ottimizzazione dell’utilizzo del veicolo e a una pianificazione più ragionata.
- Sostenibilità incoraggiando gli spostamenti a basse emissioni di carbonio e sostenendo l’elettrificazione dei veicoli.
- Coinvolgimento dei dipendenti attraverso soluzioni più flessibili.
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