Energia cara e volatilità: perché intervenire
Negli ultimi anni i costi energetici hanno registrato aumenti vertiginosi, spinti dalla volatilità geopolitica e dai mercati delle fonti fossili. Per le imprese con grandi patrimoni immobiliari, il peso delle bollette è diventato un ostacolo strutturale che spinge sempre più aziende a valutare soluzioni di edilizia green: sistemi capaci di ridurre consumi e CO₂, migliorare la produttività e rafforzare la reputazione aziendale.
Come ha sottolineato a Londra Yetunde Abdul (UK Green Building Council) durante il webinar Spotlight on Buildings organizzato da BusinessGreen con Equans, “l’incentivo è evidente: più efficienza energetica significa risparmio economico, ma anche allineamento agli obiettivi net zero”.
Il punto di partenza è un’analisi approfondita delle operazioni e dei consumi energetici di ciascun edificio. Spesso i problemi non sono visibili in una certificazione energetica standard, ma emergono solo da audit specifici: non solo sistemi HVAC mal regolati (acronimo di Heating, Ventilation and Air Conditioning) ovvero l’insieme di impianti che garantiscono il controllo del clima e della qualità dell’aria all’interno degli edifici, ma anche sprechi estivi, impianti obsoleti. “Serve passare tempo dentro l’edificio per capire davvero dove intervenire”, ha ricordato Kevin Boniface (Equans).
Non esiste una soluzione unica
Non esiste una ricetta valida per tutti. Pannelli solari, pompe di calore, isolamento, doppi vetri, sistemi di accumulo, illuminazione LED, reti di teleriscaldamento, energy management system: ogni edificio richiede una combinazione su misura, calibrata su età, localizzazione, destinazione d’uso, disponibilità di capitale e fondi pubblici.
Le politiche nazionali e locali giocano un ruolo decisivo. In UK, il Public Sector Decarbonisation Scheme ha favorito soluzioni solari e batterie in scuole e ospedali, mentre nuovi fondi come la Heat Network Efficiency Scheme o la Industrial Energy Transformation Fund promettono di sostenere la prossima ondata di retrofit. Il retrofit edilizio è l’insieme degli interventi che si fanno su edifici già esistenti per migliorarne le prestazioni energetiche, la sicurezza, la fruibilità e l’efficienza generale. Al contempo, standard più stringenti su efficienza energetica e future normative edilizie spingeranno ulteriormente la domanda di ristrutturazioni green.
Il nodo dello “spark gap” (differenziale di costo tra elettricità e gas naturale)
Uno dei principali ostacoli resta lo squilibrio tra i costi di elettricità e gas. Finché l’elettricità sarà più cara, le pompe di calore – pur riducendo emissioni – non garantiscono risparmi sufficienti per giustificare l’investimento senza sussidi. Il governo britannico valuta di riequilibrare i costi attraverso una diversa distribuzione delle tasse su bollette elettriche e del gas.
Gli edifici, specie se datati, richiedono manutenzioni frequenti. Per aziende come Radisson Hotel Group, ogni sostituzione di caldaia o impianto rappresenta un’occasione per integrare interventi di decarbonizzazione. “Bisogna farsi trovare pronti con un piano, altrimenti si rischia di scegliere soluzioni facili ma ad alto impatto emissivo”, ha avvertito Joao Dias (Radisson).
Gestione e monitoraggio: i dati come leva
Una volta implementate le soluzioni, la sfida diventa gestire l’edificio in modo efficiente. Sistemi digitali avanzati consentono oggi di ottimizzare in tempo reale consumi di riscaldamento, raffrescamento e illuminazione, anche integrandosi con sistemi di prenotazione alberghiera o uffici. Contratti di performance energetica come quelli offerti da Equans prevedono che, se i risparmi stimati non vengono raggiunti, sia il fornitore a coprire la differenza.
La maggior parte degli edifici che useremo nel 2050 esiste già oggi. Retrofittarli non significa solo ridurre consumi: significa anche adattarli a un clima diverso, fatto di estati più calde, precipitazioni intense, rischio di alluvioni e incendi. Progettare “come prima” non è più possibile: ogni intervento deve guardare alla resilienza, anche se il beneficio economico immediato è difficile da quantificare.
Finanza e incentivi: costruire la sostenibilità economica
OPEX contro CAPEX: la sfida è bilanciare i costi operativi attuali con gli investimenti iniziali. Esistono sempre più mutui e prodotti finanziari legati all’efficienza energetica, oltre a modelli in abbonamento che evitano l’esborso iniziale per hardware costoso. Per grandi patrimoni immobiliari, come campus universitari o catene alberghiere, diventa cruciale presentare modelli economici dettagliati per attrarre investitori.
L’intero webinar Spotlight on Buildings: How to slash energy costs di BusinessGreen in collaborazione con Equans è disponibile on demand sul sito.
Edifici e decarbonizzazione: la sfida italiana tra costi energetici e transizione verde
In Italia come in tutta Europa, l’aumento dei costi energetici dovuto alle tensioni geopolitiche e alla volatilità dei mercati fossili ha messo in difficoltà famiglie e imprese. Con oltre il 40% dei consumi energetici e più di un terzo delle emissioni di CO₂ legati al settore edilizio (dati ENEA), intervenire sul costruito è diventato non solo una questione ambientale, ma anche economica.
Il nostro patrimonio immobiliare è mediamente vetusto: oltre il 60% degli edifici residenziali è stato costruito prima del 1976, quando ancora non esistevano norme stringenti sull’efficienza energetica. È qui che la transizione trova una delle sue sfide più impegnative ma anche più promettenti: trasformare un problema strutturale in un’opportunità di risparmio, innovazione e resilienza.
L’Europa alza l’asticella: la nuova EPBD
A guidare il cambiamento è la nuova direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD), approvata nel 2024. Tra i punti chiave:
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obbligo di zero emission buildings per i nuovi edifici dal 2030 (dal 2028 per quelli pubblici);
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obiettivo di ristrutturare progressivamente gli immobili esistenti, con tappe intermedie entro il 2033;
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introduzione di “passaporti di ristrutturazione” per guidare i proprietari negli interventi più efficaci.
Per l’Italia, dove il settore edilizio pesa per circa il 30% delle emissioni nazionali, la direttiva EPBD rappresenta un’accelerazione significativa.
Gli incentivi nazionali: dal Superbonus al PNRR
La cornice europea si innesta su strumenti già attivi a livello nazionale. Il Superbonus 110%, pur ridimensionato, ha rappresentato un banco di prova: se da un lato ha mostrato il potenziale di stimolo economico, dall’altro ha evidenziato criticità legate a costi, frodi e incertezza normativa.
Il PNRR assegna circa 15 miliardi di euro alla missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, con una quota importante dedicata all’efficientamento del patrimonio edilizio pubblico (scuole, ospedali, edilizia sociale). Accanto a questi strumenti, il Conto Termico e l’Ecobonus restano fondamentali per interventi mirati su pompe di calore, cappotti termici e serramenti.
Come hanno ricordato gli esperti durante il webinar internazionale Spotlight on Buildings, il primo passo resta sempre un audit energetico accurato: solo un’analisi dettagliata dei consumi permette di individuare gli interventi prioritari ed evitare investimenti inefficaci.
Così come in UK, anche in Italia permane lo squilibrio tra il costo del gas e quello dell’elettricità, il cosiddetto “spark gap”. Nonostante gli incentivi, le pompe di calore faticano a garantire un ritorno economico immediato. Le proposte sul tavolo includono la revisione della fiscalità energetica e la riallocazione degli oneri di sistema per rendere l’elettricità più competitiva rispetto al gas.
Il ruolo della finanza sostenibile
La transizione edilizia richiede investimenti significativi. Oltre agli incentivi pubblici, stanno emergendo strumenti di finanza sostenibile: mutui “green” con tassi agevolati per chi migliora la classe energetica della propria casa, fondi immobiliari ESG e modelli di “energy performance contract” che permettono di condividere i risparmi tra fornitore e cliente.
Gli edifici non sono solo luoghi in cui viviamo o lavoriamo: sono il campo di prova della transizione ecologica. Ridurre i consumi significa tagliare emissioni, liberare risorse economiche e migliorare il benessere quotidiano.
Per l’Italia la sfida è duplice: accelerare la ristrutturazione di un patrimonio edilizio tra i più datati d’Europa e sfruttare appieno le opportunità di finanziamento offerte da Europa e PNRR. Il futuro “net zero” passa necessariamente dai nostri palazzi, scuole, uffici e case: un cantiere diffuso che richiederà visione politica, strumenti finanziari e competenze tecniche, ma che può trasformarsi in una delle più grandi occasioni di rilancio per il Paese.
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