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La composizione negoziata come scudo: la Cassazione


La sentenza della Corte di Cassazione n. 30109 del 9 luglio 2025 ha attribuito alla composizione negoziata della crisi d’impresa un rilievo che travalica l’ambito concorsuale. 

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La procedura, se accompagnata dalla relazione positiva dell’esperto e da risultati economici verificabili, può infatti incidere sulla valutazione del periculum in mora e limitare l’adozione di misure cautelari patrimoniali. 

Si tratta di una svolta di grande rilievo, che rafforza la funzione della composizione negoziata come strumento di tutela non solo economica ma anche giuridica. 

Per i professionisti, la decisione apre un terreno nuovo: lo strumento diventa parte integrante delle strategie difensive e manageriali delle imprese in crisi, richiedendo approcci più tempestivi, documentati e multidisciplinari.

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1) Evoluzione normativa e centralità della composizione negoziata

La composizione negoziata è stata introdotta con il d.l. 118/2021, in un momento in cui la pandemia aveva accelerato il numero di imprese in difficoltà e reso evidente la necessità di strumenti più agili rispetto al fallimento o al concordato. 

Confluendo nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII), la procedura ha assunto un ruolo sistemico: consentire all’imprenditore di affrontare tempestivamente i segnali di crisi, con l’assistenza di un esperto indipendente incaricato di agevolare le trattative con creditori e stakeholder.
La novità rispetto agli strumenti “tradizionali” consiste principalmente nella sua flessibilità:

  • accesso volontario;
  • richiesta di misure protettive;
  • mantenimento della gestione aziendale;
  • ruolo cruciale dell’esperto come garante esterno della fattibilità del piano.

Questa disciplina si inserisce nel contesto europeo orientato al principio del fresh start, espresso dalla Direttiva (UE) 2019/1023. 

Oggi la Cassazione, con la sua sentenza, rafforza la funzione preventiva e al tempo stesso ne riconosce gli effetti anche in ambito penale-tributario

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2) Il caso

Il procedimento riguardava un’impresa imputata per reati tributari ai sensi del d.lgs. 74/2000, uno dei principali testi normativi in materia di reati fiscali.

In sede cautelare era stato disposto un sequestro preventivo di beni e disponibilità per oltre 13 milioni di euro, misura funzionale alla successiva confisca del profitto illecito eventualmente accertato. 

Si trattava dunque di una misura particolarmente invasiva, idonea a paralizzare la continuità aziendale e a compromettere le prospettive di risanamento. Parallelamente, l’impresa aveva scelto di avvalersi della composizione negoziata, chiedendo l’ammissione alla procedura e ottenendo la nomina di un esperto indipendente. 

Quest’ultimo, analizzando dati contabili e prospettive industriali, aveva rilasciato una relazione che attestava la plausibilità del piano di risanamento e la presenza di condizioni idonee a mantenere la continuità operativa.

Non si trattava dunque di un mero tentativo dilatorio, ma di un percorso strutturato, con misure protettive già attivate e un riscontro economico positivo. Alla luce di tali elementi, il Tribunale del riesame di Modena aveva ritenuto insussistente il periculum in mora, cioè il pericolo concreto che i beni venissero dispersi o sottratti alla garanzia dei creditori. 

Di conseguenza aveva annullato il decreto di sequestro, riconoscendo alla composizione negoziata la capacità di neutralizzare, almeno in parte, il rischio cautelare. 

La Procura della Repubblica aveva proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che la sola attivazione della procedura non potesse bastare a escludere il pericolo e che le misure cautelari dovessero comunque prevalere a tutela degli interessi erariali. 

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La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza dell’argomentazione del giudice del riesame.
Il principio affermato è di grande rilievo: la composizione negoziata, se avviata in modo serio e supportata da elementi oggettivi (relazioni dell’esperto, documentazione patrimoniale, adesioni dei creditori, primi risultati economici), può costituire motivo sufficiente per limitare o escludere le misure cautelari patrimoniali.

In altre parole, la procedura non è più confinata al ruolo di strumento interno al diritto della crisi, ma assume una funzione trasversale, capace di incidere direttamente sulle valutazioni giudiziarie in sede penale-tributaria

Questo passaggio segna un salto qualitativo importante: da “strumento alternativo” alla liquidazione giudiziale, la composizione negoziata si trasforma in un vero e proprio scudo per la tutela della continuità aziendale, ridisegnando il rapporto tra diritto concorsuale e misure cautelari penali.

3) Implicazioni pratiche per imprese e professionisti

Per le imprese in difficoltà, la pronuncia rappresenta una nuova linea difensiva. 

Se prima la composizione negoziata era percepita come un percorso utile ma incerto, oggi diventa anche un presidio contro sequestri e blocchi patrimoniali. 

Un esempio pratico: un’azienda manifatturiera con debiti IVA rilevanti può attivare la procedura, predisporre un piano sostenibile e coinvolgere i creditori principali.

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Questo dimostra che il patrimonio non è in pericolo di dispersione e può evitare il sequestro. 

Allo stesso modo, una PMI che dispone di contratti futuri ma ha perdite immediate può usare la relazione dell’esperto per mantenere continuità aziendale.
Per i professionisti le implicazioni sono dirette:

  • i commercialisti devono redigere bilanci previsionali e scenari attendibili;
  • gli avvocati devono integrare la procedura nelle strategie difensive penali e tributarie;
  • i consulenti aziendali devono facilitare il dialogo con i creditori, trasformando la crisi in un’occasione di rinegoziazione.

La composizione negoziata diventa così leva gestionale e difensiva, non solo procedurale.

4) Opportunità e criticità della procedura

La sentenza apre a nuove opportunità operative, che meritano di essere colte dalle imprese e dai loro consulenti. 

In primo luogo, si rafforza la tutela della continuità aziendale: evitare un sequestro significa garantire la prosecuzione dell’attività produttiva, preservare la forza lavoro e salvaguardare il valore aziendale. 

Non si tratta di un beneficio astratto, ma di un risultato immediatamente percepibile in contesti nei quali il blocco dei conti correnti o la sottrazione di beni strumentali comporterebbero la cessazione dell’attività. 

Un secondo profilo riguarda la reputazionen dell’impresa nei confronti di banche e fornitori

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L’attivazione della composizione negoziata, accompagnata da una relazione positiva dell’esperto e da un piano di risanamento strutturato, segnala una gestione proattiva della crisi. 

Questo atteggiamento può indurre gli istituti di credito a non interrompere i rapporti e i fornitori a proseguire le forniture, favorendo la stabilizzazione delle relazioni commerciali. 

Terzo elemento è la protezione degli amministratori.

L’avvio tempestivo della procedura, documentato da relazioni e report, dimostra l’adempimento dei doveri di diligenza e correttezza nella gestione della società. 

Ciò non solo riduce il rischio di responsabilità civili e penali, ma può costituire un elemento di difesa in eventuali contenziosi.

Accanto a tali vantaggi, la pronuncia non elimina però le criticità applicative che ancora gravano sulla composizione negoziata. 

La prima riguarda la disomogeneità tra tribunali: non tutti i giudici attribuiscono lo stesso valore alla procedura, e la valutazione del periculum in mora può variarem sensibilmente. 

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Questo elemento riduce la prevedibilità degli esiti e impone ai professionisti di monitorare con attenzione le prassi locali. 

In secondo luogo, persiste l’onere probatorio a carico dell’impresa.

Non basta infatti dichiarare di aver avviato la composizione: occorre fornire una documentazione solida – bilanci previsionali, accordi con i creditori, indicatori finanziari – che dimostri la concretezza del percorso. 

A ciò si aggiunge il tema dei costi professionali. Redigere piani complessi e relazioni approfondite richiede l’intervento di più figure, con un impegno

economico che non tutte le PMI sono in grado di sostenere. 

Infine, esiste il rischio di abuso dello strumento, utilizzato in modo strumentale solo per ottenere la sospensione di sequestri o per guadagnare tempo.

In tali casi, la procedura rischia di perdere credibilità, con effetti negativi anche per le imprese che la utilizzano in buona fede.

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Di fronte a questo quadro, il compito dei professionisti diventa cruciale, è necessario adottare buone prassi che ne rafforzino l’efficacia: predisporre relazioni analitiche e documentate; coinvolgere tempestivamente i creditori per garantire un consenso preventivo; monitorare in modo continuativo gli indicatori di continuità aziendale (liquidità, margini, ordini acquisiti); e produrre report periodici da condividere con l’esperto e gli stakeholder. 

Solo attraverso una gestione trasparente e rigorosa la composizione negoziata può essere percepita come uno strumento credibile e realmente funzionale al superamento della crisi.

5) Prospettive future e ruolo dei professionisti

La Cassazione n. 30109/2025 segna un punto di svolta: la composizione negoziata emerge come strumento trasversale, con effetti non solo concorsuali ma anche penali e tributari.

Questo richiede ai professionisti un approccio multidisciplinare: diagnosi preventiva, piani di risanamento credibili, difesa legale e negoziazione con i creditori devono integrarsi in un unico percorso. 

Per le imprese, la procedura rappresenta una seconda opportunità reale, a condizione che venga avviata tempestivamente e con serietà. 

In prospettiva, è auspicabile un consolidamento interpretativo che riduca la frammentazione applicativa, e un intervento normativo che chiarisca ulteriormente i rapporti tra composizione negoziata e misure cautelari. 

In conclusione, la sentenza amplia gli orizzonti della composizione negoziata, rafforzando la tutela del debitore meritevole ma imponendo maggiore rigore agli operatori. 

Per i professionisti, il messaggio è netto: integrare la procedura nelle strategie di assistenza e difesa non è più un’opzione, ma una necessità per coniugare efficienza procedurale, continuità aziendale e giustizia sostanziale.



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