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Innovazione digitale nel Life Science: le priorità di investimento


L’ecosistema Life Science sta vivendo una profonda trasformazione, spinta dalle tecnologie digitali.
In questo scenario, sono l’intelligenza artificiale (AI), le app per la salute e le terapie digitali (DTx) a segnare il passo, portando opportunità di personalizzazione, efficienza e sostenibilità.
Tuttavia, il cammino verso l’adozione diffusa è costellato di ostacoli normativi, organizzativi e culturali che l’Italia deve ancora superare per essere realmente competitiva a livello globale.

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Gli investimenti nell’innovazione digitale nel Life Science

La trasformazione digitale sta rivoluzionando l’ecosistema Life Science in modo radicale. Non si tratta semplicemente di introdurre nuove tecnologie, ma di ridefinire completamente il modo in cui vengono sviluppati i farmaci, condotte le sperimentazioni cliniche, gestite le relazioni tra aziende e professionisti sanitari e forniti i servizi ai pazienti.
Questa rivoluzione è guidata da diverse tecnologie emergenti, ma in particolare dall’intelligenza artificiale, che sta diventando il motore principale dell’innovazione nel settore.

Secondo i dati dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, il 90% delle aziende dell’ecosistema Life Science considera l’AI una priorità strategica per migliorare l’engagement con i professionisti sanitari, mentre il 55% la vede come strumento fondamentale per lo sviluppo di nuovi farmaci e il 48% per supportare le sperimentazioni cliniche.
Ma l’impatto dell’innovazione digitale non si limita all’uso dell’AI. Le tecnologie digitali stanno trasformando anche il modo in sono offerti servizi ai pazienti, attraverso app per la salute e terapie digitali, che offrono nuove opportunità per la prevenzione, la gestione delle malattie croniche e il monitoraggio continuo dello stato di salute.

L’intelligenza artificiale per l’innovazione dei processi

L’intelligenza artificiale si è ormai affermata come motore di innovazione nei processi di ricerca clinica.

L’adozione dell’AI, e in particolare di quella generativa, consente di individuare nuovi target terapeutici e generare molecole in tempi e costi ridotti, aprendo scenari di medicina sempre più personalizzata.

Dall’analisi delle startup a livello internazionale che offrono soluzioni di AI nei processi di ricerca clinica emerge che quelle che intervengono in fase di drug discovery ricevono finanziamenti doppi rispetto alla media, segno di enorme interesse e fiducia nelle prospettive di innovazione in questo ambito.
Ma l’AI può essere utilizzata anche nella progettazione e gestione degli studi clinici (il 52% delle aziende farmaceutiche la usa in questa fase), nella redazione automatizzata di documenti amministrativi legati allo studio (59%) e nella farmacovigilanza post-marketing tramite analisi dei real-world data (30%).
Non meno strategico è il ruolo dell’AI per le aziende farmaceutiche nell’engagement dei professionisti sanitari.

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In particolare, l’AI consente di profilare i professionisti sanitari (soluzione presente nel 68% delle aziende), analizzare i medical insight provenienti dagli incontri tra Informatori Scientifici del Farmaco (ISF) o Medical Science Liaison (MSL) e professionisti sanitari (58%), e generare contenuti personalizzati (50%), permettendo di fornire informazioni sempre più mirate ed efficaci.
Anche tra le aziende farmaceutiche cresce la consapevolezza di quanto l’AI possa essere strategica per il business.

Se, da un lato, il 60% utilizza strumenti generici di AI generativa, il 36% ha già investito in soluzioni proprietarie, segno di una maturazione nell’approccio che vede l’AI come leva di trasformazione, non più solo come semplice supporto operativo.

App e terapie digitali: nuove frontiere per prevenzione e cura

Le app per la salute stanno consolidando la loro posizione fra le soluzioni prioritarie di investimento, affiancando cittadini e pazienti nella prevenzione, nella cura e nel monitoraggio continuo delle condizioni di salute.

Le applicazioni più diffuse riguardano stili di vita (39% dei pazienti), controllo di parametri clinici (30%) e aderenza alle terapie (14%).
Il coinvolgimento diretto dei professionisti sanitari nella promozione di queste soluzioni è già significativo: il 41% dei Medici di medicina generale (Mmg) e il 33% dei medici specialisti hanno già consigliato app per tenere sotto controllo i parametri clinici e rispettivamente il 24% e il 31% hanno promosso app per migliorare lo stile di vita.

Anche i farmacisti riconoscono un proprio ruolo, sia nell’educazione all’uso corretto degli strumenti digitali sia come guida nella scelta delle soluzioni più affidabili.

Tuttavia, ancora una percentuale non irrilevante di pazienti (circa il 20%) –
soprattutto tra gli over 65 – resta scettica sull’efficacia e sulla sicurezza dei dati, segnalando la necessità di maggiore formazione e trasparenza.

L’esperienza raccolta con le app è punto di partenza per l’introduzione di soluzioni più avanzate, come le terapie digitali (DTx), cioè “interventi terapeutici mediati da software, con una specifica indicazione terapeutica e progettati per prevenire, gestire o trattare un disturbo medico o una malattia, modificando il comportamento del paziente al fine di migliorarne gli esiti clinici” [1].

Focus su salute mentale, endocrinologia e neurologia

L’offerta internazionale di terapie digitali oggi conta 112 soluzioni commercializzate, con un focus su salute mentale (35%), endocrinologia (22%) e neurologia (9%).

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Cresce il modello di utilizzo “combinato” a terapie farmacologiche (37%), a conferma della direzione verso trattamenti integrati.
In Italia, una delle principali sfide riconosciuta dalle aziende e dai professionisti sanitari è la necessità di definire una chiara cornice normativa, ad oggi assente nel nostro Paese.

Un passo avanti si è concretizzato il 2 luglio 2025, quando la Commissione Affari Sociali della Camera ha adottato un testo base unificato che integra tre precedenti proposte di legge, definendo e regolando le DTx e istituendo un Comitato nazionale presso il ministero della Salute per guidarne l’inserimento nei LEA, sulla base di evidenze scientifiche consolidate.
Nonostante non ci siano ancora DTx approvate e commercializzate in Italia, la propensione a prescriverle tra gli specialisti italiani è già al 45% e sale al 60% tra chi conosce la distinzione fra DTx e semplici App per la salute.

Ciò sottolinea l’importanza della formazione dei professionisti sanitari, che potrebbe aumentare la consapevolezza dei benefici e degli impatti positivi delle DTx.

Le sfide per la trasformazione digitale dell’ecosistema Life Science

In un contesto di elevato fermento dal punto di vista dell’innovazione digitale, il principale ostacolo rimane la complessità normativa, indicata dal 46% delle aziende dell’offerta.

Le regolamentazioni stringenti e in continua evoluzione, spesso non allineate con il ritmo dell’innovazione tecnologica, costringono le aziende a navigare tra normative locali e internazionali complesse (come Gdpr e AI Act).

Il quadro è complicato dalla scarsità di risorse economiche, dalla carenza di personale formato e dalla difficoltà nel calcolare il ritorno degli investimenti in digitale (39%).

Prospettive future

Per affrontare queste sfide, più della metà delle aziende ha istituito funzioni o ruoli dedicati all’innovazione digitale, mentre circa un quarto ha creato team di progetto specifici per singoli ambiti tecnologici.

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La quasi totalità delle aziende coinvolte nella ricerca ha, inoltre, organizzato corsi di formazione per i propri dipendenti sui temi riguardanti l’innovazione digitale.

In particolare, il 78% delle aziende ha formato i dipendenti sul ruolo dell’AI nel settore e il 63% ha previsto corsi specifici per la scrittura di prompt per l’AI generativa.

Coerentemente con le priorità di investimento, sono stati organizzati anche corsi sulle terapie digitali (33%) e sulle app per la salute (30%).
La rivoluzione digitale in atto nel Life Science rappresenta un passaggio imprescindibile verso nuovi modelli di cura, ricerca e gestione della salute pubblica, ma anche una sfida che richiede norme aggiornate, upskilling diffuso, visione strategica e dialogo costante tra aziende, Istituzioni e professionisti.

La rapidità dell’innovazione pone tutti gli attori di fronte alla necessità di agire in modo coordinato, puntando su qualità, sicurezza e centralità del paziente nel percorso di trasformazione.

Note

[1] Testo unificato, adottato come testo base dalla Commissione Affari Sociali, 2 luglio 2025.



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