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Data Act, Mariuz (Hogan Lovells): “Una rivoluzione digitale per imprese e cittadini”


Più diritti per gli utenti. Nuovi obblighi ma anche nuove opportunità per le imprese. Il Data Act segna un cambio di passo deciso nel mercato unico digitale ma va ad aggiungersi a un quadro normativo già fitto, per qualcuno una vera e propria “giungla” di regole che comprende anche AI Act e Gdpr.

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Entrato ufficialmente in vigore l’11 gennaio 2024, è diventato pienamente applicabile in tutta l’Unione europea dal 12 settembre scorso. In questo scenario, Gulia Mariuz, partner di Hogan Lovells, spiega a TopLegal come trasformare un tale mosaico normativo così apparentemente complesso in un vantaggio competitivo per le imprese. E perché la compliance non sia solo un vincolo, ma anche uno strumento per rafforzare competitività e fiducia.

 

Spiega la professionista: “Il Data Act è un’iniziativa fondamentale nell’ambito della creazione dello spazio europeo dei dati. Uno degli obiettivi più ambiziosi della strategia europea presentata dalla Commissione nel febbraio 2020. La sua portata è particolarmente incisiva per le imprese e i cittadini europei e stabilisce, tra le altre cose, regole chiare sulla condivisione e sull’utilizzo di dati, inclusi quelli generati dai prodotti connessi, come, ad esempio, automobili connesse o dispositivi per la casa intelligenti, e servizi digitali come reti e server”.

 

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Quindi in concreto cosa significa per le imprese e i consumatori? 

Per le imprese significa nuove opportunità di business e nuovi obblighi di trasparenza: i produttori non potranno più trattenere in via esclusiva i dati generati dai loro prodotti, ma dovranno renderli accessibili anche ad altri operatori, favorendo concorrenza e innovazione. Per i consumatori comporta maggiori garanzie e più diritti digitali: chi usa un dispositivo smart avrà finalmente il potere di decidere come e con chi condividere i dati che quel dispositivo produce, promuovendone la circolazione tra diversi operatori ed evitando il c.d. effetto “lock-in”.

 

Quali sono i primi adempimenti e le principali criticità che le aziende devono affrontare?

Gli adempimenti si fondano su accessibilità, trasparenza e interoperabilità, introducendo un modello di condivisione dei dati che apre nuove opportunità ma comporta anche nuove sfide organizzative, tecniche e legali. Non è un caso che le aree che in questa fase iniziale suscitano maggiore preoccupazione e incertezza per le imprese soggette al Data Act siano la compliance tecnica by design, gli aspetti contrattuali e la gestione della concorrenza. 

L’applicazione del Data Act prevede un’applicazione graduale degli obblighi, corretto?

Esatto, per consentire alle imprese di adeguarsi in maniera efficiente e sostenibile. Tornando alle principali criticità, la compliance tecnica by design prevede che i prodotti e i dispositivi connessi debbano essere progettati per garantire l’accesso ai dati fin dalla fase di sviluppo, rendendoli disponibili in modo semplice, sicuro, gratuito e in formato leggibile automaticamente. Gli aspetti contrattuali prevedono la necessità di rivedere le clausole stipulate con clienti e partner commerciali per escludere profili di abusività e per disciplinare la portabilità dei dati. Infine la gestione della concorrenza: il Data Act introduce obblighi stringenti di trasparenza per assicurare condizioni di accesso ai dati eque e non discriminatorie.

 

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Come cambierà il mercato com l’obbligo di accesso e portabilità dei dati, soprattutto per i produttori di dispositivi IoT? 

Sarà una vera rivoluzione per il mercato digitale. I produttori di dispositivi e servizi IoT (ma non solo: si pensi anche ai servizi di trattamento dei dati, inclusi cloud ed edge) dovranno – by design – garantire che i dati generati possano essere condivisi in modo sicuro, al fine di assicurare la continuità operativa e prevenire fenomeni di lock-in. Tale cambio di paradigma inciderà profondamente sulle dinamiche di mercato: gli utenti acquisiranno un nuovo potere grazie alla possibilità di accedere ai dati generati dai loro dispositivi e di metterli a disposizione anche di soggetti terzi, consentendo loro maggiore libertà nella scelta di servizi di assistenza post-vendita, riparazione o servizi accessori. In questo modo il mercato non solo diventa più competitivo, ma potrà espandersi. Per questo motivo il Data Act introduce clausole contrattuali obbligatorie che facilitino il passaggio del cliente tra servizi di trattamento dei dati e che disciplinano in dettaglio modalità di trasferimento sicure, includendo obblighi informativi per gli utenti e misure di protezione dei dati e del know-how industriale, così da garantire sia la continuità operativa sia la tutela degli interessi economici.

In un quadro normativo sempre più complesso, come state supportando le imprese?

Il Data Act si inserisce in un quadro normativo complesso, affiancandosi, infatti, ad atti normativi esistenti, come il Gdpr, l’AI Act, il Digital Services Act, il Digital Markets Act (solo per citarne alcuni).
Di fatto, le aziende si trovano oggi a doversi orientare in quella che è stata definita una “giungla” normativa, con previsioni spesso di difficile interpretazione e dal coordinamento non sempre immediato. In questo contesto, l’esigenza principale che riscontriamo nei nostri clienti è quella di semplificazione, che questo scenario significa saper identificare in maniera pragmatica gli obblighi applicabili e dotarsi di un sistema di compliance che permetta di rispettare la normativa, cogliendo allo stesso tempo le opportunità strategiche che la stessa offre.

 

Quali servizi legali sono oggi più richiesti, in ambito Data Act?

In questo percorso supportiamo le imprese attraverso un approccio integrato, che comprende attività di analisi e mappatura dei dati, revisione delle clausole contrattuali, definizione di procedure interne e valutazione dei rischi legati alla sicurezza e alla protezione dei dati, nell’ambito di una conoscenza approfondita della industry rilevante. Con specifico riferimento al Data Act, tra i servizi più richiesti in questa fase ci sono il supporto nell’individuare se un operatore sia o meno soggetto alla normativa, la revisione e l’aggiornamento dei contratti, l’assistenza nella gestione dei rischi e la formazione interna.

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