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AI, crollano i lavori entry-level: allarme per i giovani


Anthropic ha pubblicato il terzo aggiornamento dell’Economic Index Report. Dai dati emerge che il 77% degli utilizzi aziendali della piattaforma Claude, tramite API, riguarda l’automazione di compiti, spesso con delega completa. Le aziende non stanno più soltanto sperimentando, ma stanno incorporando l’AI nei processi in modo sistematico e profondo.

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I numeri chiave del report Anthropic

Il dato più significativo è che il 77% delle attività svolte tramite API si configura come automazione, a fronte di circa il 50% registrato tra gli utenti consumer di Claude.ai. Ancora più rilevante è che il 97% dei compiti svolti via API è dominato da schemi automatizzati, a dimostrazione di come le aziende si orientino verso la delega completa piuttosto che la collaborazione.

Nel giro di otto mesi è aumentata in maniera evidente la quota di interazioni “direttive”, passata dal 27% al 39%, segno che cresce la fiducia nel modello e la propensione a lasciargli gestire interi processi senza iterazioni successive.

L’evoluzione verso la creazione automatizzata

Allo stesso tempo si osserva uno spostamento dal debugging alla creazione di nuovo codice: le attività di generazione sono aumentate dal 4,1% all’8,6%, mentre quelle di correzione sono diminuite dal 16,1% al 13,3%, con un saldo netto di oltre sette punti percentuali verso la creazione.

Il report documenta anche variazioni in altri ambiti. Le attività educative sono passate dal 9,3% al 12,4% e quelle scientifiche dal 6,3% al 7,2%, mentre le attività di business e operazioni finanziarie sono scese dal 6% al 3% e la gestione dal 5% al 3%. La funzione di ricerca web ha contribuito a far crescere i compiti di “searching electronic sources and databases” dallo 0,03% allo 0,49% e quelli di ricerca online dallo 0,003% allo 0,27%. Anche i compiti legati allo sviluppo di materiali didattici sono aumentati dallo 0,2% all’1,5%, un incremento di oltre sei volte, e la creazione di documenti multimediali è triplicata, passando dallo 0,16% allo 0,55%.

Le implicazioni occupazionali: rischi per i giovani lavoratori

Sulla base del recente studio di Harvard avevamo mostrato come l’AI stia modificando i criteri di assunzione: le posizioni entry-level si riducono, i criteri diventano più selettivi e si accentua la polarizzazione tra chi ha competenze forti e chi invece rischia di rimanere indietro. Il report Anthropic rafforza questo scenario, se le aziende delegano a Claude i compiti semplici e ripetitivi, viene meno lo spazio formativo per i giovani. L’entry-level ha sempre rappresentato un punto di accesso al lavoro, basato su mansioni a basso valore aggiunto che consentivano di imparare e crescere professionalmente. Se queste mansioni scompaiono perché automatizzate, il rischio è di creare un blocco strutturale all’ingresso nel mercato, con conseguenze gravi sulla mobilità sociale e sulla capacità delle imprese di formare internamente nuove competenze.

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Polarizzazione e divari: la nuova geografia del lavoro

Non tutti i lavoratori saranno colpiti allo stesso modo. Chi possiede conoscenze tacite, capacità di orchestrare l’AI e di adattarsi a nuovi workflow potrebbe diventare più richiesto e vedere crescere i salari, anche perché rappresenta una risorsa in grado di connettere saperi umani e potenza computazionale. Al contrario, chi resta ancorato a competenze facilmente sostituibili rischia di essere marginalizzato e confinato in mansioni di scarso valore.

Questo porta a scenari di polarizzazione, con nuove disuguaglianze generazionali e sociali che potrebbero ampliarsi non solo tra giovani e adulti, ma anche tra settori e territori diversi. In prospettiva, il mercato del lavoro rischia così di dividersi tra una élite in grado di integrare e potenziare l’uso dell’AI nei processi, trasformando la tecnologia in leva per innovazione, produttività, leadership con una massa di lavoratori esclusi o relegati a ruoli residuali, accentuando la frattura tra chi riesce a governare la tecnologia e chi la subisce, con conseguenze profonde sulla coesione sociale e sulle prospettive di mobilità economica.

Divari territoriali e globali

Il report mette in evidenza anche una geografia diseguale. Le economie avanzate tendono a usare Claude in modalità collaborativa, privilegiando forme di interazione e supporto potenziato al lavoro umano, mentre nei Paesi emergenti prevale la delega totale, cioè l’automazione. A Singapore, per esempio, l’uso pro capite è 4,6 volte superiore rispetto a quanto ci si aspetterebbe in base alla popolazione in età lavorativa (secondo l’Anthropic AI Usage Index, che misura l’utilizzo rispetto alla popolazione attiva), mentre in India si ferma a 0,27x e in Nigeria a 0,2x. Negli Stati Uniti, Washington DC registra un tasso di utilizzo 3,82 volte superiore rispetto alla media, seguita da Utah con 3,78x, a dimostrazione di come le caratteristiche locali dell’economia modellino l’adozione. Questa dinamica rischia di ampliare le disuguaglianze globali, rafforzando i Paesi dotati di infrastrutture digitali solide e capitale umano qualificato, e rallentando quelli che invece non riescono a integrare queste tecnologie. In prospettiva, l’AI potrebbe dunque accentuare il divario Nord-Sud, consolidando un vantaggio competitivo nelle regioni più ricche.

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Strategie per il futuro

La sfida per imprese e policy maker è articolata e richiede una visione di lungo periodo.

  • Non basta introdurre programmi di formazione una tantum, occorre un vero e proprio ecosistema di apprendimento continuo che includa università, centri di ricerca, imprese e istituzioni pubbliche. Servono percorsi integrati di reskilling e upskilling che abbraccino competenze tecniche, digitali e trasversali, così da permettere ai lavoratori non solo di usare strumenti di AI, ma anche di comprenderne limiti e implicazioni etiche.
  • Le politiche di ingresso dovrebbero essere riviste in chiave sperimentale: stage e apprendistati potrebbero trasformarsi in laboratori di co-creazione tra giovani e sistemi di AI, dove il valore non sta più nell’eseguire compiti ripetitivi ma nell’imparare a governare la tecnologia.
  • Allo stesso tempo, governi e aziende devono immaginare incentivi e nuovi modelli organizzativi capaci di creare ruoli che non esistono ancora, costruendo filiere in cui l’AI sia leva di crescita inclusiva e non fattore di esclusione. per imprese e policy maker è complessa.
  • Occorre investire in formazione continua e reskilling per accompagnare i lavoratori verso ruoli complementari all’AI, garantendo che l’automazione non significhi esclusione ma evoluzione professionale.
  • È necessario ripensare anche le politiche di ingresso: stage, apprendistati e programmi per neolaureati dovrebbero includere competenze di AI, trasformando l’entry-level da anello debole a palestra per sviluppare nuove capacità digitali.
  • Infine, serve un governo del cambiamento che non si limiti a calcolare i posti persi, ma che immagini e sostenga la creazione di nuovi ruoli, filiere e opportunità in cui l’AI diventa una leva per innovazione e crescita inclusiva.

Verso un nuovo contratto sociale

Il report Anthropic rappresenta un segnale chiaro. Le aziende stanno già usando l’AI in modo sistematico e orientato all’automazione, e questo fenomeno non può più essere ignorato.

La questione centrale è se tale evoluzione porterà a più produttività e opportunità o se rischia invece di produrre nuove forme di esclusione e disuguaglianza. Il futuro del lavoro dipenderà da come governeremo questa trasformazione, dalle politiche che adotteremo e dalla capacità delle imprese e delle istituzioni di guidare la rivoluzione in corso verso uno sviluppo equo e sostenibile.

Non si tratta solo di gestire un cambiamento tecnologico, ma di ridefinire il contratto sociale attorno al lavoro: chi verrà sostenuto nelle transizioni, quali competenze saranno considerate strategiche, quali territori riceveranno investimenti e quali rischiano di restare indietro. In questo senso, la sfida riguarda non solo la produttività ma anche la giustizia sociale, la coesione delle comunità e la capacità di garantire a tutti l’accesso a nuove opportunità create dall’AI.



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