Il Piano per l’industria cyber nazionale appena approvato dall’Acn, è frutto della cooperazione fra l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Mimit, Mur, Maeci e Dipartimento per la Trasformazione Digitale (Dtd).
“L’approvazione del Piano segna una svolta strategica per il settore in Italia”, commenta Pierluigi Paganini, analista di cyber security e Ceo Cybhorus.
“Questo Decreto direttoriale si colloca nel più ampio percorso di trasformazione digitale del Paese, guidato dal Piano Italia Digitale promosso dal Sottosegretario Butti”, spiega Pierguido Iezzi, Cyber BU Director di Maticmind.
Ecco come rafforzare la sicurezza informatica nazionale e quali sono le criticità da affrontare.
Piano nazionale per l’industria cyber: i 3 pilastri
Approvato dall’Acn con Decreto direttoriale prot. ACN 0320700, “il documento sarà il riferimento operativo per la collaborazione tra gli attori responsabili della misura (…). Le amministrazioni coinvolte garantiranno l’attuazione degli interventi con un approccio sinergico e sistemico, in linea con i prerequisiti di sicurezza definiti dall’Acn”, riporta Serafino Sorrenti, capo Segreteria tecnica del Sottosegretario di Stato innovazione tecnologica e transizione digitale, in un post su LinkedIn.
La misura numero 51 del piano di implementazione della Strategia Nazionale di Cybersicurezza 2022-2026 prevede il piano che mette in campo 1,5 miliardi di euro per rendere le startup della cyber security competitive su scala mondiale.
Si tratta di un importante investimento in ricerca, capitale di rischio e internazionalizzazione.
Sostegno all’innovazione e alla cooperazione tra ricerca e industria, sviluppo di startup e Pmi e di nuove competenze sono infatti i tre pilastri del Piano per l’industria cyber nazionale elaborato dall’Acn. L’obiettivo è quello di potenziare l’intero ecosistema industriale tricolore della cyber security.
“Rafforzare l’ecosistema industriale della cyber sicurezza significa”, infatti, secondo Paganini, “dare impulso all’innovazione, sostenere la crescita di imprese, startup e PMI, e sviluppare competenze specialistiche, tutte componenti fondamentali per la resilienza digitale del Sistema Paese“.
Il Decreto direttoriale è una svolta strategica
Il documento strategico, infatti, delinea “azioni, strumenti e fonti di finanziamento” per supportare l’innovazione nell’era dell’AI (offensiva e difensiva), la crescita delle aziende e startup e la formazione per sviluppare competenze nel settore cyber.
Ma il Decreto direttoriale, “non è solo un insieme di misure, ma un tassello della strategia per rafforzare le infrastrutture critiche, come i data center hyperscale, le reti quantistiche, sino ai cavi sottomarini, e costruire un ecosistema industriale che dia alle imprese italiane un ruolo da protagoniste nella competizione globale”, sottolinea Iezzi.
“Il piano è importante perché crea mira alla creazione di un quadro operativo chiaro per lo sviluppo industriale e la formazione cyber in linea con le best practice internazionali”, conferma Paganini.
Le misure nel dettaglio
Le amministrazioni, responsabili della misura 51, assicureranno la messa a terra degli interventi pianificati, in sinergia pubblico-privato, abbracciando un approccio sistemico, “in linea con i prerequisiti di cyber security individuati dall’Acn“, scrive il Mimit.
“La sinergia tra enti pubblici e privati favorisce il trasferimento tecnologico, gli accordi per l’innovazione e diventa elemento di attrazione per fondi per venture capital“, spiega Paganini.
Infatti “questa sinergia è il vero moltiplicatore che può trasformare le startup non solo in lanci di mercato, ma in aziende solide, capaci di diventare lo zoccolo duro della sovranità digitale italiana ed europea”, conferma Iezzi.
Revisione periodica del Piano
Il Piano, inoltre, prevede una revisione periodica, volta “a garantire il suo costante allineamento con le altre attività e misure previste dal Piano di implementazione della Strategia nazionale di cybersicurezza 2022-2026“.
Ma ciò che è interessante è il fatto che “ogni ministero è agente fondamentale del cambiamento su questo piano”, come illustra Iezzi: “il Mimit con politiche industriali e venture capital, il Maeci con la proiezione internazionale e le partnership strategiche, il Mur con ricerca e formazione avanzata”.
La sfida globale delle startup cyber: opportunità e criticità
Nell’attuale fase geopolitica di tensioni globali e conflitti crescenti, occorre superare la logica di intervento, finora basata sulla gestione dell’emergenza, per attivare pratiche di prevenzione, anticipare valutazioni e condividere informazioni, al fine di rendere resilienti i settori vitali (energia, trasporto, sanità eccetera), sempre più sotto attacco e proteggere le infrastrutture critiche.
Anche la Commissione europea invita a gli Stati a coinvolgere i privati e i soggetti economici nei processi di pianificazione e prevenzione, per assicurare la continuità delle attività, minimizzare i rischi di interruzione e consolidare la capacità di risposta cyber su scala europea.
Il Piano va dunque nella direzione giusta. “Lo stesso discorso di Mario Draghi al Parlamento europeo lo ha chiarito con forza: l’inazione mina competitività e sovranità, servono decisioni rapide e coordinate per evitare che l’Europa resti schiacciata tra Stati Uniti e Cina”, avverte Iezzi, citando l’intervento di Draghi a un anno dalla presentazione del suo Rapporto sulla competitività europea.
“Questo Piano è una risposta concreta a quella chiamata: ma la sfida sarà accelerare, integrare e preservare le nostre imprese innovative, evitando che finiscano assorbite da player esteri. Solo così l’Italia potrà contribuire a costruire una vera autonomia strategica digitale europea”, conclude Iezzi.
Criticità da superare
Tuttavia “attendere risultati concreti richiederà tempo e investimenti mirati, mentre le difficoltà maggiori saranno la velocità di innovazione tecnologica e la necessità di coordinamento tra diversi stakeholder pubblici e privati”, mette in guardia Paganini.
Infatti, secondo Paganini, “altri stati stanno muovendosi su piani simili, investendo in poli tecnologici, formazione, accreditamento di fornitori strategici e programmi di sovranità digitale, con obiettivi di rafforzamento delle filiere nazionali e collaborazione europea e globale“.
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