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Banche, il governo vuole «congelare» i crediti fiscali: Mps rischia minori utili per 300 milioni


di
Massimiliano Jattoni Dall’Asén

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Il governo valuta di rinviare la possibilità di trasformare le imposte differite attive (Dta) in crediti d’imposta, ipotesi che non piace al sistema bancario. Il no dell’Abi, Gros-Pietro richiama la stabilità. Salvini: «Flat tax da estendere»

Nel cuore del dibattito sulla nuova legge di Bilancio si consuma uno scontro che unisce finanza, politica, conti pubblici e mercato: da un lato, il piano ambizioso di Monte dei Paschi di Siena che, con la scalata a Mediobanca, punta a trasformare le imposte differite attive (Dta) in crediti d’imposta come leva per remunerare gli azionisti; dall’altro, l’esecutivo che cerca risorse per coprire spese e sgravi fiscali, contemplando il rinvio (o «congelamento») della possibilità di convertire queste Dta fino al 2027.

Il piano Mps-Mediobanca e il conto da 300 milioni

Monte dei Paschi, guidata da Luigi Lovaglio, ha presentato la propria Offerta pubblica d’acquisto su Mediobanca con l’obiettivo non solo di creare un polo bancario più forte ma anche di sfruttare pienamente il valore delle Dta. Mps conta già su 1,6 miliardi di Dta in bilancio; l’acquisizione di Mediobanca aggiungerebbe altri 1,3 miliardi. Ma se il governo decidesse di rinviare nuovamente la possibilità di trasformare queste Dta in crediti fiscali — cioè di usarle per compensare imposte dovute anziché attendere la loro maturazione — per Mps si profila un calo degli utili attesi che potrebbe aggirarsi intorno ai 300 milioni di euro l’anno. Questo non colpisce solo Siena: tutto il settore bancario a Piazza Affari è scosso dall’ipotesi del rinvio. Ma le azioni di Mps in particolare hanno reagito male quando le indiscrezioni si sono intensificate.




















































Le ragioni del governo: coperture e scontro interno

Il problema è che Roma si trova con il bisogno impellente di reperire risorse per sostenere le misure centrali della prossima manovra: il promesso taglio alle tasse per il ceto medio (sostenuto da FdI e Fi), la flat tax, la pace fiscale e le rottamazioni delle cartelle (molte amate dalla Lega). In questo quadro, mettere in discussione temporaneamente il meccanismo Dta è visto come una leva per recuperare qualche miliardo di euro.

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Tuttavia, la maggioranza è divisa: ci sono perplessità all’interno dello stesso governo su quanto un rinvio delle Dta possa mettere a rischio credibilità finanziaria e appetito degli investitori. Non solo: l’Abi (Associazione Bancaria Italiana) ha già manifestato una contrarietà netta all’ipotesi. Le banche sostengono che un simile provvedimento non solo ridurrebbe gli utili potenziali, ma indebolirebbe il valore atteso delle operazioni straordinarie in corso, tra cui proprio la fusione/sinergia pensata da Mps-Mediobanca. «Avevamo un accordo e adesso vediamo che cosa ci viene proposto», ha sottolineato Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, nel giorno del consiglio direttivo Abi. «Aspettiamo di vedere il governo che scelte deve fare. A noi spetta il compito di fare in modo che l’industria bancaria sia competitiva, è il nostro dovere».

Mercato e analisti: quali rischi

Secondo osservatori come Intermonte, la sospensione «cash» dei crediti fiscali (cioè l’imposto uso immediato delle Dta) implicherebbe un differimento dell’effetto utile, ma non necessariamente una perdita definitiva. Resta però la questione della percezione: investitori e mercati guardano con cautela. Se il governo è azionista di riferimento in Mps ed ha sostenuto la scalata a Mediobanca, qualsiasi segnale di instabilità normativa è visto come un rischio. L’innalzamento dei rendimenti richiesti, le vendite sul titolo Mps in Borsa e la reazione nervosa sul comparto bancario sono già una realtà. «È importante che funzioni bene tutta la struttura economica e sociale del Paese, nella quale le banche sono un pilastro essenziale», ha infatti ricordato ancora Gros-Pietro a margine del comitato esecutivo dell’Abi, richiamando il ruolo del credito anche nei momenti di emergenza, come le sospensioni dei mutui nelle aree colpite da calamità naturali.

La politica risponde: flat tax, Fmi, compromessi

Parallelamente alla tensione sui bilanci delle banche, l’altro fronte è quello fiscale più generale. Il Fondo Monetario Internazionale, nel recente Country Focus sull’Italia, ha indicato tra le sue raccomandazioni anche di eliminare la flat tax oppure di limitarla, specie nelle sue applicazioni più estese. A questa indicazione, Matteo Salvini ha replicato con nettezza: «La cancellazione della flat al 15% per i lavoratori autonomi è l’ultima cosa intelligente da fare. Noi la flat tax la vogliamo estendere». In particolare, si sta valutando di portare la soglia di ricavi/compensi su cui si applica questa aliquota dal livello attuale (circa 85 mila euro) a 100 mila.

Sul fronte parlamentare, invece, si registra un accordo bipartisan sulla risoluzione al Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), che sarà votato oggi in Commissione Bilancio. L’idea è dare più trasparenza agli obiettivi di finanza pubblica, ma anche trovare compromessi interni alla maggioranza per evitare che le tensioni su flat tax, pace fiscale, Dta e coperture compromettano l’approvazione della manovra.

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17 settembre 2025

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