Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

crescita fiacca e riforme urgenti


Contabilità

Buste paga

 


Il Fondo mette in guardia: senza produttività, partecipazione e rigore nei conti non si va da nessuna parte.

Italia tra resilienza e fragilità: l’analisi del fondo

Il Fondo Monetario Internazionale ha acceso i riflettori sull’Italia e il quadro che emerge è fatto di luci e ombre. Lone Christiansen, capo missione dell’istituzione di Washington, nel focus pubblicato il 16 settembre 2025 ha riconosciuto la resilienza dell’economia italiana in un contesto internazionale incerto, ma ha avvertito che i nodi strutturali stanno diventando un freno quasi insormontabile.

Le parole sono state chiare: “La crescita di lungo periodo è limitata da bassa produttività, carenza di professionisti qualificati, invecchiamento e declino demografico”Lone Christiansen. Una fotografia che rispecchia dati noti ma che, ripetuta dal Fondo, assume un peso politico e internazionale.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Nel 2024 l’Italia aveva registrato un incremento del Pil dello 0,7%, trainato soprattutto dagli investimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Anche il mercato del lavoro aveva mostrato dinamismo, con più contratti a tempo indeterminato e un tasso di occupazione salito al massimo storico. Ma nel 2025 lo scenario cambia: la crescita scende allo 0,5%, con un miglioramento stimato solo allo 0,8% nel 2026.

Le cifre della crescita: numeri troppo bassi per reggere il confronto

Lo 0,5% del 2025 appare ancora più modesto se confrontato con altri Paesi europei. La Spagna si attesta attorno all’1,6%, la Francia all’1,1% e perfino la Germania, nonostante la frenata industriale, registra uno 0,7%. L’Italia si ritrova così nella parte bassa della classifica, segnale che la resilienza di cui parla l’Fmi non basta a invertire una tendenza di lungo periodo.

Il nodo centrale è la produttività del lavoro, stagnante da oltre vent’anni. Ciò significa salari reali più bassi, minore competitività e minore capacità di attrarre investimenti esteri. Senza una spinta all’innovazione e alla qualità del capitale umano, il divario rischia di allargarsi.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Conti pubblici: l’avanzo non basta, serve disciplina

Il Fondo ha riconosciuto il “buon risultato fiscale” del 2024, con un avanzo primario dello 0,4% del Pil. Un segnale incoraggiante, certo, ma giudicato insufficiente. La traiettoria suggerita da Washington è drastica: raggiungere entro il 2027 un avanzo primario del 3% del Pil, così da stabilizzare il debito.

Il problema è che il debito italiano resta enorme: circa 135% del Pil nel 2024. E, come osserva Christiansen, “i tassi di interesse sul debito supereranno la crescita economica”Lone Christiansen. Tradotto: il costo del debito aumenterà più rapidamente della ricchezza prodotta. In queste condizioni, la riduzione del rapporto debito/Pil diventa una missione quasi impossibile senza misure aggiuntive.

Non a caso il Fondo invita a rivedere il sistema delle agevolazioni fiscali: eliminare quelle considerate inefficienti, come alcuni regimi a favore delle assunzioni, e soprattutto mettere mano al regime forfettario dei lavoratori autonomi, giudicato troppo generoso e disincentivante alla crescita dimensionale delle imprese.

Trasforma il tuo sogno in realtà

partecipa alle aste immobiliari.

 

Demografia e lavoro: la sfida che non può essere rinviata

Se i conti pubblici sono un macigno, la questione demografica è la crepa che rischia di far crollare l’edificio. La popolazione italiana in età lavorativa si restringe e le proiezioni indicano un ulteriore calo nei prossimi dieci anni.

Il Fondo sottolinea che senza un aumento della partecipazione femminile al lavoro e senza politiche di immigrazione più selettive e mirate, la forza lavoro diminuirà in maniera drammatica. Il tasso di occupazione femminile resta ben sotto la media europea.

Non solo: anche le competenze risultano carenti. La quota di laureati nella fascia 25–34 anni è inferiore alla media Ue. Una forbice che si traduce in meno innovazione, meno produttività, meno crescita.

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

Innovazione: il grande assente

L’analisi dell’Fmi è netta anche sul fronte dell’innovazione: l’Italia non ha “abbastanza leaders nel campo dell’innovazione”. Mancano grandi aziende capaci di imporsi a livello globale e startup con tassi di crescita comparabili a quelli delle omologhe europee o americane.

Molte piccole imprese restano intrappolate in un sistema che le disincentiva a crescere. Gli incentivi fiscali, pensati per sostenerle, finiscono per bloccarne l’evoluzione: conviene rimanere piccoli, invece di scalare dimensioni e mercati. Eppure l’innovazione è la chiave per colmare il gap di produttività: l’adozione diffusa di tecnologie digitali e intelligenza artificiale può aggiungere crescita aggiuntiva al Pil nel medio periodo.

Le riforme possibili: cosa chiede davvero l’fmi

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

Il Fondo non si limita a fotografare i problemi, ma indica soluzioni precise:

  • Rafforzare la produttività attraverso investimenti in innovazione, ricerca e digitalizzazione, soprattutto delle piccole imprese.
  • Allargare la base occupazionale, con politiche che favoriscano l’occupazione femminile e giovanile, servizi per l’infanzia e programmi di formazione continua.
  • Consolidare i conti pubblici, con maggiore disciplina fiscale, razionalizzazione della spesa e riduzione di regimi speciali poco efficienti.
  • Sfruttare fino in fondo il PNRR, accelerando i cantieri su infrastrutture, scuola e trasporti.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Un pacchetto di riforme così concepito, osserva Christiansen, potrebbe portare tra il 2025 e il 2050 a un incremento della crescita media annua compreso tra 0,1 e 0,4 punti percentuali. Poca cosa nell’immediato, ma nel lungo periodo farebbe la differenza.

Tra prudenza e preoccupazione

Economisti e osservatori hanno accolto con prudenza le raccomandazioni. La linea che emerge è coerente: senza riforme strutturali, il Paese rischia di restare inchiodato a una crescita dello zero virgola.

L’ex ministro dell’Economia Carlo Cottarelli ha ribadito che “non esiste crescita senza un forte aumento della produttività. Possiamo difendere i conti pubblici quanto vogliamo, ma senza innovazione resteremo fermi”Carlo Cottarelli.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

La scommessa dell’Italia

L’Italia si trova davanti a un bivio storico. Da una parte, i segnali incoraggianti del 2024 — avanzo primario positivo, occupazione record, attuazione del PNRR — mostrano che la capacità di reagire esiste. Dall’altra, i problemi strutturali richiedono un cambio di passo immediato: senza produttività, senza più donne e giovani al lavoro, senza conti pubblici sostenibili, la crescita resterà al palo.

Il Fondo non usa giri di parole: il tempo sta finendo. Se l’Italia non affronterà ora queste sfide, rischia di trovarsi nel 2030 con un debito insostenibile, un mercato del lavoro troppo piccolo e un sistema produttivo incapace di competere.

La domanda non è se riformare, ma quanto coraggio politico servirà per farlo davvero.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta