I comuni della regione investono più di tutti in Italia. L’assessore: «La cultura non è soltanto un patrimonio identitario, ma anche una vera e propria industria, capace di generare ricadute economiche»
In Trentino-Alto Adige si investe in cultura e le famiglie spendono per vederla. A dirlo non è un comunicato prodotto dalle due Province autonome, ma i dati dell’ultimo rapporto di Federculture sull’impresa della Cultura, presentato il 13 settembre al teatro Zandonai di Rovereto. La spesa pro capite della regione autonoma per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali è di 172,92 euro. Un valore che potrebbe sembrare poco, ma significa investire quasi 200 milioni di euro e, inoltre, bisogna fare il paragone con le altre regioni: tralasciando la Valle d’Aosta che spende 335,11 euro — ma ha pochi abitanti — dietro al Trentino-Alto Adige il divario è ampio, con Lombardia e Veneto che investono, rispettivamente, 4,06 e 7,06 euro.
Tutela e la valorizzazione della cultura
Anche nella spesa pro capite dei comuni la regione autonoma eccelle e stavolta si posiziona al primo posto: sono 114,9 euro a persona che, in media, i comuni altoatesini e trentini investono per la tutela e la valorizzazione della cultura. Al secondo posto si posiziona il Friuli-Venezia Giulia (103,99 euro) e la Valle d’Aosta (94,26 euro). I valori del Trentino-Alto Adige doppiano le spese di Lombardia (45,34 euro) e Veneto (49,62 euro).
«La cultura non è soltanto un patrimonio identitario, ma anche una vera e propria industria, capace di generare ricadute economiche, occupazione qualificata e attrattività turistica — ha detto l’assessore alla cultura italiana della provincia di Bolzano, Marco Galateo —. In Trentino-Alto Adige la spesa culturale e il turismo culturale sono ai primi posti proprio perché, accanto alla ricchezza storica e artistica, gli operatori territoriali della cultura hanno saputo costruire un ecosistema in cui musei, festival, produzioni artistiche e tradizioni locali dialogano con l’economia e con il tessuto produttivo».
Il ruolo di imprese e fondazioni
La cultura non usa solo soldi pubblici, ma anche i finanziamenti degli enti privati aiutano l’intero settore a crescere e a migliorare. L’aumento degli investimenti da parte di imprese e fondazioni è stato favorito dall’«art bonus», una misura fiscale presente da dieci anni che permette ai privati di contribuire al sostegno del patrimonio culturale dell’Italia, ottenendo in cambio un credito d’imposta pari al 65% delle erogazioni effettuate. Nel 2019, in Trentino-Alto Adige i fondi donati dai mecenati ammontavano a 728.767 euro, mentre nel 2024 si è toccata la cifra di 1.310.220 euro. Un aumento del 79% nel giro di 5 anni. Si tratta comunque di cifre basse rispetto ad altre regioni come Lombardia (quasi 52 milioni di euro) o Piemonte (oltre i 20 milioni di euro). «A livello annuale gli investimenti privati stanno crescendo — ha detto Alberto Bonisoli, direttore del centro studi Federculture —. Finalmente le imprese stanno cominciando a scommettere sulla cultura, una strategia usata per rafforzare il brand». Fino a poco tempo fa, il settore era quasi totalmente finanziato dalle fondazioni, mentre adesso il 47% del budget è dovuto alle aziende.
La spesa delle famiglie
«Ogni euro investito in cultura crea valore aggiunto, stimola l’innovazione nelle imprese creative e contribuisce a rafforzare l’immagine internazionale del nostro territorio», ha affermato Galateo. E il ritorno dell’investimento in cultura si vede nella spesa mensile delle famiglie dove il Trentino-Alto Adige è al primo posto per la quota utilizzata in attività ricreative, culturali e sportive: 152,9 euro, il 4,4% della spesa totale mensile (circa 3.477 euro). A livello provinciale Trento è sopra all’Alto Adige di 3,74 euro (rispettivamente 154,76 euro e 151,02 euro). In Lombardia la spesa si ferma a 135,55 euro, mentre la peggiore regione italiana è la Calabria con 36,25 euro pro capite. «Il dato provinciale è importante — ha detto l’assessora alla Cultura della provincia di Trento Francesca Gerosa —. È un valore congiunto tra sport e cultura, ma sono di fatto due settori in cui investiamo moltissimo e dove, in questi ultimi due anni, abbiamo incrementato le risorse». E ha aggiunto: «Questi risultati ci dicono che forse siamo sulla buona strada. Noi dobbiamo lavorare sia sul piano quantitativo, ma soprattutto sul piano qualitativo, affinché l’offerta culturale, ma anche l’investimento delle risorse, sia adeguata e anche in costante incremento».
I dati
Infine, il rapporto, incrociando dati Istat e Siae — che si basano su indagini statistiche — ha scattato una fotografia della fruizione culturale (persone oltre i 6 anni che hanno partecipato ad un evento almeno una volta l’anno) nelle due province autonome, dove i livelli di partecipazione superano spesso la media nazionale. Bolzano eccelle nel teatro, con il 31,7% della popolazione che ci è andata. Trento si posiziona al terzo posto con il 28,6%, ma nelle visite ai musei ha la percentuale più alta in Italia con il 46,7% (Bolzano al 38,2%). Fanno doppietta nella percentuale di spettatori ai concerti, con Bolzano prima con il 36,8% e Trento seconda con il 28,7%. Dati elevati anche per le visite ai monumenti e la fruizione ai concerti di musica classica. Le due province autonome peccano nel cinema: a Bolzano la percentuale è del 43,2%, mentre a Trento scende al 40,5%. Dati sotto alla media nazionale. Ma il Trentino-Alto Adige si rifà con i dati sulla lettura, dove le persone che hanno letto almeno un libro superano il 50% (la media italiana è del 40%). «La sfida che abbiamo davanti è continuare su questa strada: fare della cultura un settore in grado di generare nuove opportunità, aprendo collaborazioni tra istituzioni culturali, turismo e imprese artigiane e industriali, così da rafforzare insieme identità e crescita economica», ha detto Galateo.
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