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Porto di Livorno, crescita amica del territorio


Enzo Raugei, presidente della Compagnia portuale di Livorno (Cpl)

«I porti rappresentano sempre di più una risorsa strategica per il commercio mondiale e per i singoli Paesi, questa è un’evidenza consolidata. Gli spazi fisici e le altre premesse necessarie a creare in Italia strutture ulteriori, più ricettive e performanti, è un elemento che rappresenta una criticità di carattere ambientale generale»: è sicuro della sua visione Enzo Raugei, presidente della Compagnia portuale di Livorno (Cpl), che ha da poco acquisito il 5% della Terminal Darsena Toscana S.r.l. (Tdt), controllata dal Gruppo Grimaldi, acquisendo anche un’opzione per salire al 10%.

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Una mossa strategica che candida la Cpl a condividere un progetto di sviluppo potenzialmente straordinario, con grandi e positivi impatti per il territorio.

Presidente Raugei, approfondisca l’analisi: le strutture portuali sono risorse scarse e preziose, giusto?
Si, soprattutto in una situazione come l’Italia. Per cui pur vivendo un momento in cui le questioni geopolitiche mettono un po’ a repentaglio il libero scambio, con la campagna di dei dazi aperta dagli Usa, dobbiamo comunque tener presente che il livello di interrelazione degli scambi globali è arrivato a un punto in cui non può incepparsi, semmai rivedere equilibri e proporzioni, ma procedere comunque.

Quindi la questione delle reti portuali, delle aree retrobanchina, e in generale della logistica intermodale nei porti rappresenta un elemento fondamentale per chi guarda allo sviluppo futuro.

E voi come Compagnia vi siete prenotati un ruolo di condivisione delle strategie di Grimaldi…
Sì ma voglio farle un ragionamento che parte da lontano, e ricostruisce la storia della nostra crescita e la nostra visione strategica. Siamo nati nel ’47 dall’unificazione delle singole compagnie portuali, all’epoca divise per merci, e fino al 94 ha abbiamo  goduto del “privilegio” della riserva del lavoro portuale, ossia quella norma per la quale qualsiasi tipo di merce  veniva movimentata nel porto, doveva per legge essere gestita dalla Compagnia lavoratori portuali.

In quel periodo di fatto la Compagnia rappresentava il porto, non c’era l’Ente Porto come a Genova, c’era l’Azienda Mezzi Meccanici che gestiva le gru di banchina e alcuni immobili/piazzali del porto. La Compagnia ha da sempre guardato allo sviluppo del porto, la “calata Alto Fondale” l’ha pensata e promossa la Compagnia, così come lo stesso terminal Darsena Toscana.

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Nel 94, con l’avvio della legge di riforma dei porti 84/94 la legge diede la facoltà alla Clp di scegliere il ruolo da esercitare: se il mero lavoro di collocazione del personale o dedicarsi all’impresa ruolo a metà tra l’erogazione dei servizi e le scelte imprenditoriali.

Nei porti vengono introdotte le  concessioni, si creano dei terminal veri e propri, le imprese potevano operare con proprio personale e dunque la Clp si trasforma in una società di diritto civile , scelse  la forma giuridica della cooperativa, operando ai sensi dell’articolo 21 provvisorio, per poi migrare verso servizi previsti di cui all’articolo 16 e acquisendo contemporaneamente partecipazioni nelle varie società terminaliste di cui all’articolo 18: Darsena Toscana, Terminal Ltm ro-ro, Tco rinfuse, la Cilp multipurpose, fornendo a tutti questi terminalisti le attività di imbarco e sbarco delle merci, in questo modo riusciva a garantire occupazione per i propri lavoratori.

Negli anni successivi il profilo imprenditoriale della Compagnia è progressivamente cresciuto con la realizzazione del Livorno Reefer Terminal (frutta esotica a temperatura controllata) e come non ricordare la costituzione di Faldo, il mega hub dedicato all’automotive, secondo in Europa per dimensioni dopo Bremerhaven. Fu una crescita dinamica e esponenziale.

Quanti eravate e quanti siete?
Nella fase di maggior assorbimento di mano d’opera siamo arrivati a 2400 risorse, quasi tutti “camalli”, direi il 90%, e i dipendenti amministrativi. Oggi come Cpl ex articolo 16 siamo 200, altri 100 lavorano alla partecipata Cilp, circa 10 in altre società e nella stessa Tdt.

Partecipiamo insieme alle altre imprese del porto, all’articolo 17 (comma 5), per gestire la mera prestazione interinale alle varie imprese portuali che ne fanno richiesta. Inoltre ogni altro terminal ha i suoi dipendenti, In tutto, nel porto oggi operano circa 1.100 risorse. 

Ecco: a valle di questa storia importante, che futuro vede per Livorno, che indubbiamente sente la concorrenza della vicina Genova?
Genova è senza dubbio un punto di riferimento per storia e dimensioni. È il centro dello shipping nazionale dove operano broker marittimi, agenti e spedizionieri storici. Hanno sede armatori e terminalisti di grandi proporzioni anche internazionali. Livorno ha grandi vantaggi, essendo baricentrica rispetto al Mediterraneo.

È logisticamente centrale rispetto alla rete portuale nazionale ed è dotato di  grandi spazi retroportuali e un progetto importantissimo, la Piattaforma Europa, un grande terminal contenitori e insieme un terminal ro-ro, adeguati a quelle che sono esigenze odierne e future. Un piano di sviluppo davvero grande. Livorno ha saputo mantenere tutte le sue eccellenze. Ed è già il primo porto ro-ro d’Italia, uno dei primi per barco e sbarco per auto nuove  e prodotti forestali.

E le infrastrutture sono adeguate?
Attualmente il terminal contenitori leader è la Darsena Toscana. Che però ha limitazioni dimensionali e di fondale. Per questo occorreva una nuova, grande infrastruttura, che sarà Darsena Europa, progettata per le performance dimensionali adeguate ai nuovi vettori full container, i fondali andranno dai -16 ai -20 metri. È stata posata la prima pietra per le opere a mare proprio in luglio, per il primo accosto di una nave si prevedono 4-5 anni di lavori. 

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E veniamo al vostro accordo con il Gruppo Grimaldi…
Abbiamo  acquisito il 5% della Tdt, ossia del Terminal Darsena Toscana, appunto attraverso un’alleanza strategica col Gruppo Grimaldi. Del resto, eravamo stati tra i soci fondatori del terminal  Tdt, fin alle sue origini  poi con la maggioranza acquista da fondi di investimento preferimmo uscire pur garantendoci la fornitura dei servizi al Terminal.

I fondi sono notoriamente speculativi, mentre la nostra società guarda alle strategie di lungo respiro; l’acquisizione di Tdt da parte del Gruppo Grimaldi dà secondo noi quelle garanzie di crescita e investimenti che sono essenziali per il futuro. Incontrarci e condividere questa politica è stato un attimo.

Siamo anche orgogliosi che il gruppo Grimaldi ci consenta di entrare in CdA: vuol dire che credono in un nostro contributo alla crescita dell’azienda e alla nostra esperienza locale. Siamo un’azienda molto equilibrata, abbiamo fatto una forte politica di risanamento, ceduto asset, reinvestito nel core business, abbiamo un organigramma molto solido, CdA  e management di provata esperienza.

Col gruppo Grimaldi  abbiamo sempre avuto ottimi rapporti, sin dagli anni ’70. E con l’ingresso in Tdt abbiamo colto un’opportunità in cui crediamo molto. Da operatore portuale ho apprezzato molto l‘avvento del Gruppo Grimaldi a Darsena Toscana, perché l’azionariato tutto finanziario che c’era prima non aveva la stessa attenzione allo sviluppo industriale. Si è subito visto il cambio di marcia in termini di programma di investimenti e manutenzioni in macchinari e mezzi.  

E per Darsena Europa?
I giochi sono tutti da fare, per ora c’è una manifestazione d’interesse di Aponte con altri soci locali, e una proposta organica e asseverata – anzi, un’istanza vera e propria per la costruzione e la gestione dei primi due moduli della piattaforma – fatta appunto da Tdt.

Diciamo che l’obiettivo della piattaforma Europa sarà raggiungere la movimentazione di 1-1,2 milioni di contenitori, ma è ancor più importante aprire rotte dirette con il Far East, che oggi con l’attuale limite dimensionale di Darsena Toscana non è possibile.

Però anche già oggi la Darsena Toscana sta nel frattempo crescendo molto, ha recuperato traffico rispetto al 2023/2024. Il terminal ha risentito di un anno di sostanziale fermo commerciale relativo a tutto il 2023, che si è riflesso nel 2024, per l’attesa del verdetto dell’Agcm. 

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Temete l’impatto dei dazi?
Un contraccolpo ci sarà, anche il 15% si farà sentire. Speriamo che il contraccolpo sia minimo e che il mercato reagisca bene. Credo che fissato l’accordo con maggiori dettagli, ora ancora mancanti, i traffici tenuti in stand-by da alcuni operatori per il timore di un 30% e oltre riprenderanno e l’export tornerà a beneficiarne.

Ho qualche timore rispetto all’export del vino verso gli Stati Uniti; noi operiamo quali partners operativi con il leader nazionale dell’export e anche un 15% potrebbe generare una flessione. Livorno è un hub di questa merceologia potendo contare  sulla produzione di eccellenze regionali (pensiamo a Bolgheri) e non solo.

Ma l’ottimismo non manca; personalmente ritengo che l’ottimismo sia una delle prime caratteristiche che un’azienda deve avere per fare bene il proprio mestiere, magari questa situazione stimolerà l’attenzione anche verso altri mercati, fino ad oggi meno considerati, generando altre opportunità.



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