Scatta una nuova stagione di incentivi per chi intende sostituire l’auto inquinante con un veicolo a zero emissioni: contributi robusti, regole rinnovate e un portale digitale che semplifica la procedura, con un occhio di riguardo anche alle piccolissime imprese.
Le principali novità introdotte dal decreto
La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo firmato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha messo nero su bianco parametri innovativi rispetto ai precedenti schemi di ecobonus. La misura, alimentata da un plafond di 600 milioni di euro, concentra le risorse esclusivamente sui veicoli privati di categoria M1 alimentati esclusivamente a energia elettrica, purché il prezzo di listino non superi i 35.000 euro. Si tratta di un cambio di rotta significativo, pensato per favorire soprattutto gli abitanti dei centri urbani e delle aree di pendolarismo limitrofe.
Al cuore del provvedimento, inoltre, c’è la scelta di ancorare l’entità del contributo al reddito misurato tramite ISEE, introducendo così un elemento di progressività che mira a rendere l’incentivo più equo. Chi decide di rottamare un vecchio mezzo a combustione e sostituirlo con un’elettrica potrà ricevere fino a 11.000 euro, mentre le persone con indicatori reddituali superiori accederanno a cifre minori. Con questo meccanismo il governo intende concentrare il sostegno sulle fasce che, senza un aiuto pubblico, avrebbero maggiori difficoltà a sostenere la spesa.
Requisiti specifici per cittadini e cittadine che vivono nelle aree urbane funzionali
Il beneficio è rivolto a residenti di quelle che il decreto definisce “aree urbane funzionali”, vale a dire città vere e proprie insieme ai comuni che gravitano nell’orbita del pendolarismo quotidiano. Questa scelta, oltre a sostenere la diffusione dei veicoli elettrici, punta a ridurre l’impatto ambientale nei contesti dove la qualità dell’aria paga dazio al traffico intenso. Per ottenere l’aiuto economico è indispensabile presentare la prova della rottamazione di un’auto di categoria anteriore ad Euro 5, condizione irrinunciabile sancita dalla norma.
Sul fronte economico, il contributo massimo di 11.000 euro spetta a chi presenta un ISEE particolarmente contenuto, mentre per gli scaglioni successivi le cifre scendono progressivamente. L’incentivo viene erogato direttamente come sconto in fase di acquisto, evitando così la trafila dei rimborsi. In questo modo si garantisce immediatezza al vantaggio economico e si rafforza il messaggio, indirizzato in primis alle famiglie con disponibilità limitate, che la transizione ecologica può e deve essere anche socialmente inclusiva sin dall’avvio, come dimostrano le cifre.
Sostegno alle micro imprese e veicoli commerciali
La politica di transizione verde non si esaurisce con le famiglie: il decreto dedica un capitolo anche alle micro imprese, riconoscendo loro la possibilità di acquistare fino a due mezzi elettrici di categoria N1 o N2. In questo caso non si parla di percentuali simboliche, bensì di una riduzione di prezzo pari al 30 per cento sul costo d’acquisto, fino a un massimo di 20.000 euro complessivi. L’obiettivo è rendere conveniente la sostituzione dei veicoli commerciali più vetusti, spesso responsabili di emissioni elevate nei tragitti urbani.
Anche per le imprese il voucher sarà erogato attraverso la stessa piattaforma predisposta dal Ministero. Il titolare dovrà inserire il preventivo del concessionario e, sulla base di quella cifra, il sistema calcolerà automaticamente lo sconto spettante. Una volta generato il buono, ci saranno trenta giorni di tempo per confermarlo presso il venditore; trascorsi i quali la somma tornerà disponibile nel plafond residuo. Una tempistica serrata, pensata per evitare prenotazioni fittizie e garantire che le risorse vengano effettivamente utilizzate in tempi.
Procedura digitale per la richiesta del bonus
Tanto i privati quanto le aziende troveranno nella nuova piattaforma informatica lo snodo decisivo dell’intera operazione. Il percorso si apre con la registrazione dell’utente, cui seguono l’inserimento dei dati anagrafici, il caricamento dell’attestazione ISEE o, per le imprese, della visura camerale, e la compilazione di pochi campi relativi alla vettura scelta. Una volta completati questi passaggi, il sistema genera in automatico un codice voucher univoco associato al richiedente e calcolato in base ai parametri previsti dal decreto, senza alcun costo aggiuntivo.
Il codice ottenuto va poi presentato al concessionario scelto, che provvederà a validarlo in tempo reale attraverso il medesimo portale, trasformando lo sconto teorico in una riduzione immediata sul contratto d’acquisto. Se entro trenta giorni la procedura non si conclude, il voucher decade, liberando i fondi per altri potenziali beneficiari. Tale meccanismo di rotazione rapida intende assicurare la piena e tempestiva utilizzazione dei 600 milioni stanziati, prevenendo l’accumulo di richieste non finalizzate e garantendo equità nell’accesso alle risorse per tutti.
Tempistiche e disponibilità delle risorse
Benchè il decreto sia già operativo, la finestra per l’invio delle domande non è ancora stata aperta: il MITE comunicherà a breve la data esatta di avvio, che farà da spartiacque tra l’attesa e la possibilità concreta di prenotare il contributo. Il consiglio per i potenziali beneficiari è di preparare in anticipo la documentazione necessaria, dall’attestazione ISEE al certificato di rottamazione, in modo da essere pronti non appena il sistema andrà online e le prenotazioni diverranno possibili per ogni interessato.
Dei 600 milioni messi a disposizione, una quota significativa è destinata a esaurirsi rapidamente in virtù dell’elevato interesse manifestato dai potenziali acquirenti e dalla relativa diffusione dell’offerta di modelli elettrici sotto i 35.000 euro. La tempestività, dunque, sarà decisiva. Vale la pena ricordare che, qualora una prenotazione scadesse senza concludersi, la somma tornerà immediatamente disponibile, assicurando così un ciclo continuo di riallocazione delle risorse e aumentando le chances di accesso per chi arriva in una fase successiva di questa procedura.
Accessori aggiuntivi sulle auto aziendali e impatto fiscale: i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate
Parallelamente all’entrata in vigore degli incentivi, l’Agenzia delle Entrate ha diffuso una circolare che affronta un tema spesso trascurato: la tassazione degli optional installati a spese del dipendente sui veicoli aziendali concessi in uso promiscuo. L’amministrazione finanziaria precisa che il valore di tali accessori, non essendo incluso nelle tabelle ACI utilizzate per calcolare il benefit, non modifica l’imponibile da sottoporre a ritenuta. In pratica, la spesa resta a carico del lavoratore senza generare vantaggi fiscali o penalizzazioni ulteriori per nessuno.
La conseguenza operativa è chiara: le somme versate direttamente dal dipendente per navigatore, sensori o altri equipaggiamenti extra devono essere trattenute dal suo stipendio netto, ma restano estranee al calcolo del fringe benefit. Si evita così il rischio di conteggi errati che avrebbero potuto accrescere la base imponibile, con ripercussioni sul prelievo fiscale e contributivo. Per le aziende si traduce in una gestione semplificata, mentre per i lavoratori significa poter personalizzare il mezzo senza temere sorprese in busta paga future.
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