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Vivaldini: «In Europa tutelo Brescia su imprese, agricoltura e infrastrutture»


Un anno a Bruxelles e Strasburgo per difendere le ragioni delle imprese, degli agricoltori e del territorio bresciano. Maria Teresa Vivaldini, eurodeputata di Fratelli d’Italia e sindaca di Pavone Mella, traccia il bilancio del suo primo anno al Parlamento europeo. Tra commissioni e plenarie, infrastrutture e Green Deal, racconta le sfide di un’Europa che non può permettersi di restare lontana dai cittadini.

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Onorevole Vivaldini, ha alle spalle un anno di Parlamento europeo, vissuto dividendosi tra Bruxelles, Strasburgo e il suo ruolo da sindaca. Qual è il bilancio di questa esperienza?

È stato un anno intenso e complesso, ma anche molto stimolante. Dopo tanti anni nell’Amministrazione locale, mi sono trovata immersa in una realtà nuova, con grandi responsabilità. A Bruxelles e Strasburgo i ritmi sono serratissimi: si lavora anche dodici ore al giorno, tra commissioni, votazioni, incontri, triloghi. È un impegno che richiede preparazione e capacità di mediazione, ma che offre anche grandi soddisfazioni. Mi divido con il mio Comune, Pavone del Mella, dove sono al terzo mandato e ho una squadra competente che mi supporta. È faticoso, ma credo di aver già portato risultati concreti, soprattutto su temi strategici come industria e agricoltura.

Quali sono stati i dossier principali a cui ha lavorato?

Seguo quattro commissioni: Itre (Industria, ricerca ed energia), Empl (Occupazione e affari sociali), Imco (Mercato interno e protezione dei consumatori) ed Econ (Affari economici e monetari). Uno dei dossier che mi ha dato più soddisfazione è quello sulle industrie energivore. Ho contribuito con emendamenti che introducono strumenti come il derisking per gli investimenti, la cattura del carbonio, la neutralità tecnologica e il sostegno al nucleare. In plenaria, grazie a un mio emendamento, è stato approvato il «decoupling», cioè la separazione del prezzo dell’energia da quello del gas. Se attuato dalla Commissione e dai governi, sarà un vantaggio enorme per le nostre imprese energivore, ma anche per le famiglie.

Molti cittadini percepiscono l’Europa come distante. Come spiega ai suoi elettori il lavoro che svolge a Bruxelles?

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Capisco chi la percepisce lontana, perché i meccanismi europei sono complessi e non sempre raccontati bene. Il lavoro dell’eurodeputato è fatto di preparazione tecnica, ma anche di relazioni. Ogni dossier passa da alleanze variabili: non ci sono maggioranze fisse come nei parlamenti nazionali. Si costruiscono convergenze trasversali, che possono unire deputati di diversi partiti e Paesi su un obiettivo comune, come accade per agricoltura o industria. È fondamentale saper dialogare, conoscere le lingue, trovare compromessi. Solo così si riesce a trasformare un’idea in un risultato concreto.


In questi mesi la politica estera è diventata centrale, con la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e la politica dei dazi. Quale ruolo deve avere l’Europa?

L’Europa deve ritrovare una sua identità e autorevolezza. Deve porsi come faro delle libertà personali e d’impresa, ma anche come attore geopolitico capace di difendere i propri interessi. Serve rafforzare il legame con gli Stati Uniti, che restano il nostro alleato fondamentale, e nello stesso tempo coltivare un dialogo di pace, che oggi sembra quasi dimenticato. E poi bisogna guardare al Mediterraneo: lì si giocano sfide decisive, dalla sicurezza alla gestione dei flussi migratori, fino all’energia.

Lei siede nel gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR). L’asse politico del Parlamento si è spostato leggermente a destra.

Mi auguro che questo riequilibrio serva a cambiare rotta. Le politiche ideologiche del Green Deal hanno pesato sulla nostra economia. La sostenibilità ambientale è un obiettivo sacrosanto, ma deve andare di pari passo con quella economica e sociale. Non possiamo mettere in ginocchio le imprese e le famiglie. Fratelli d’Italia, con la delegazione più numerosa in ECR, lavora proprio per riportare l’Europa alla concretezza: meno burocrazia e più attenzione ai problemi reali.

Veniamo a Brescia: le imprese manifatturiere del territorio sono tra le più competitive d’Europa, ma rischiano penalizzazioni dalle regole europee. Cosa si può fare per loro?

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Il comparto manifatturiero bresciano è un’eccellenza italiana. Per sostenerlo serve investire in innovazione digitale, tecnologie avanzate, intelligenza artificiale. Ma occorre farlo con gradualità. Non possiamo imporre tempi impossibili e punire chi non riesce a rispettarli. Decarbonizzare non significa delocalizzare: se i costi diventano insostenibili, le aziende si spostano altrove, in Paesi che non hanno le nostre regole. L’Europa deve evitare questo errore.

E sul fronte dell’agricoltura, che è sempre stato un suo cavallo di battaglia?

Vengo da una famiglia di agricoltori e so quanto sia un lavoro difficile. La Pac (Politica agricola comune) deve restare centrale e non essere ridotta o fusa con altri fondi. L’agricoltura non è solo economia: è sovranità alimentare, cultura, tradizione, sicurezza del cibo. Va difesa dalla concorrenza sleale: non è accettabile che arrivino prodotti da Paesi che non rispettano le nostre regole su fitofarmaci, qualità o diritti dei lavoratori. Senza reciprocità non c’è concorrenza leale.

Parliamo di infrastrutture. Quali sono le priorità per Brescia e la Lombardia?

Le infrastrutture sono decisive per la competitività. Seguo da vicino i lavori della Tav, che deve integrarsi con le reti locali. La verifica dei tempi di completamento dell’alta velocità e della realizzazione delle infrastrutture necessarie per la sua integrazione con il territorio, come la stazione del Garda e sul fatto che la linea storica della ferrovia veda la riapertura delle vecchie stazioni e l’adeguamento di quelle ancora aperte, nonché la costruzione di nuove, in modo da costituire una sorta di linea metropolitana, almeno tra Brescia e Verona. Serve anche la quarta corsia dell’A4, indispensabile per il tratto Brescia-Verona, oggi congestionato. Non solo, ho proposto un progetto per alleggerire la Gardesana occidentale con gallerie che liberino il lago dal traffico, migliorando viabilità e turismo. Il Lago di Garda è il terzo ambito turistico d’Italia e ha un oggettivo problema di collegamenti e trasporti che incide sia sulla qualità del turismo, che della vita di chi ci abita e su tutto l’ambiente. Il primo tema su cui sicuramente occorre intervenire, e per il quale mi sono già impegnata, è quello di trovare i fondi – circa 900 milioni – per realizzare quell’opera, che è la variante tra Toscolano e i Tormini, con le relative uscite in corrispondenza dei singoli paesi. Può essere realizzata per lotti funzionali e questo può agevolare il reperimento di fondi europei. Per questo chiederò una mano al commissario europeo Raffaele Fitto a cui presenterò un progetto dettagliato.

Un capitolo a parte riguarda l’aeroporto di Montichiari. Qual è la sua posizione?

Al momento è destinato soprattutto al cargo, ma credo che Brescia meriti anche voli passeggeri. Orio al Serio è saturo, i cittadini sono esasperati e il traffico aereo è eccessivo. Montichiari potrebbe diventare un’alternativa utile per l’economia e per il territorio. Non è competenza diretta dell’Europa, ma credo che con la collaborazione di tutti si possa arrivare a un rilancio.

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Su quali dossier intende concentrarsi nei prossimi mesi?

Ho chiesto di lavorare sul riciclo delle materie prime, in particolare acciaio e metallurgia. Sono relatrice su due dossier di Omnibus 4, che riguardano il sostegno alle imprese di media dimensione. Sono realtà che rischiano di soffrire più delle grandi, come sottolineato anche dal rapporto Draghi. Vanno aiutate a restare competitive, con meno oneri amministrativi e più strumenti di crescita.


Lei viene da una tradizione centrista cattolica e oggi è in Fratelli d’Italia. Rifarebbe questa scelta?

Assolutamente sì. In Fratelli d’Italia non mi è stato chiesto di rinnegare la mia storia. Giorgia Meloni ha aperto il partito e io ci sono entrata senza dover cambiare identità. Lavoro con libertà e con la consapevolezza di avere strumenti concreti per incidere. Essere nel primo partito d’Italia, guidato da una leader riconosciuta in Europa e nel mondo, significa poter portare avanti obiettivi concreti per i cittadini.

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