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Spazi di coworking, così le città sfruttano spazi vuoti e condivisione: «Un aiuto alle donne con i bambini»


Uffici sotto casa, magari vicini ad asili nido e scuole, pronti per essere occupati e senza dover pensare alle varie incombenze legate alla gestione di uno spazio, dalle bollette alle pulizie, fino ai guasti dell’ultimo minuto: gli spazi di coworking di Mestre sono un volano rispetto alla parità di genere, consentendo alle donne soluzioni più agili per una migliore conciliazione della vita lavorativa e familiare.

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Verso la parità di genere: il caso Mestre

Delle cento aziende che orbitano negli spazi gestiti da Lemon, M9 e Htm, ben 50 sono gestite da donne. «Non solo come azienda», commenta Ilaria Edel Muzzati, titolare di Lemon e gestore degli spazi di coworking di M9 e Htm, «ma anche personalmente come presidente di Impresa Donna della Cna della Città metropolitana, sono molto felice di vedere tante donne impegnate nel lavoro: i Business Center rappresentano spesso il primo luogo in cui molte di loro si avvicinano con coraggio e passione alla libera professione. Se i dati provinciali ci dicono che solo il 20% delle piccole e medie imprese è guidato da donne, la fotografia che scattiamo nei nostri centri è diversa e vede un 50% di realtà al femminile».

Non più, quindi, una sottocategoria ma una fetta di mondo imprenditoriale in crescita che, forse, ha ancora bisogno di essere supportato dai giusti servizi e capito perché, e la presidente di Impresa Donna lo conferma, la presenza femminile nell’imprenditoria e, più in generale, nel mondo del lavoro può essere favorita solo se, di pari passo, vengono garantiti servizi accessibili alla genitorialità e alla prima infanzia.

«I nostri spazi», prosegue Muzzati, «permettono alle donne di diminuire i tempi di percorrenza per andare al lavoro e di potersi occupare esclusivamente alla loro attività, senza pensare alla gestione degli spazi, in questo modo guadagnano tempo e ciò si riflette in una miglior qualità di vita». L’attenzione, però, è rivolta anche a chi non è ancora inserito nel mondo del lavoro, con il business center di M9 che ospita anche corsi di formazione e di italiano per stranieri, pensati soprattutto per le donne e la loro emancipazione.

Arrivano le multinazionali

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L’offerta mestrina, cresciuta negli ultimi due anni, ha permesso di intercettare anche più aziende del territorio che, dopo la pandemia, hanno potenziato lo smart working. Non solo, a Mestre iniziano ad arrivare anche le multinazionali, che fino a poco tempo fa si dovevano appoggiare su Padova. Proprio in questi giorni, conferma Muzzati, Lemon sta chiudendo le trattative con una grossa azienda – il cui nome è ancora top secret – che porterà 30 dipendenti nel business center mestrino. «Il comune di Venezia non è mai stato molto attrattivo, perché mancavano gli spazi giusti. Ora che le strutture ci sono, anche le imprese arrivano».

Il fenomeno dei business traveller

Ad arrivare, però, non sono solo i cosiddetti “lavoratori stanziali”, che risiedono nel territorio e scelgono di appoggiarsi a uno spazio di coworking o che sono impiegati in grandi multinazionali senza una sede vicina, ma anche i business traveller, quei turisti stranieri che combinano le ferie a periodi di lavoro da remoto, contando sugli spazi di coworking.

Proprio per questa particolare tipologia d’utenza, i tre centri che formano un triangolo tra M9, Terraglio e Hybrid Tower, non hanno chiuso nemmeno un giorno durante i tre mesi estivi e il turnover dei lavoratori in vacanza è stato continuo. «Si tratta di persone che vengono per visitare il centro storico ma che alloggiano a Mestre e che, quindi, decidono di venire nei nostri centri. Anche perché, ad oggi, in centro storico non c’è ancora nulla e sicuramente un obiettivo dei prossimi anni sarà capire come interfacciarsi con quella realtà così particolare».

Coworking in crescita anche in Friuli Venezia Giulia

Negli ultimi anni il Friuli Venezia Giulia ha visto crescere in modo significativo l’offerta di spazi di coworking, diventati ormai un punto di riferimento per liberi professionisti, start-up, imprese innovative e lavoratori in smart working. Questi ambienti condivisi non sono semplici uffici a tempo, ma luoghi dove il lavoro individuale si intreccia con il networking, lo scambio di idee e la possibilità di creare nuove collaborazioni.

La regione offre oggi una rete piuttosto capillare di coworking, che spazia dalle città principali fino alle aree più periferiche. A Udine, ad esempio, sono attivi diversi spazi moderni e versatili, pensati per accogliere sia chi ha bisogno di una scrivania per poche ore sia chi cerca soluzioni più stabili per un team di lavoro. Realtà come Spazio35, Sinergie Studio o gli hub legati al mondo dell’innovazione tecnologica offrono non solo postazioni attrezzate, ma anche sale riunioni e ambienti dedicati a workshop e incontri formativi.

A Trieste, città con una forte vocazione internazionale e scientifica, il coworking ha trovato terreno fertile. Qui gli spazi condivisi spesso si integrano con attività culturali e formative, diventando luoghi dove professionisti locali e stranieri possono incontrarsi e sviluppare progetti. Un esempio interessante è il coworking situato nel cuore del centro, ospitato in un elegante palazzo storico che unisce il fascino dell’architettura tradizionale con le esigenze del lavoro contemporaneo.

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Il pordenonese, invece, punta sulla praticità e sulla facilità di accesso: gli spazi nati in questa zona sono spesso collocati lungo le principali vie di comunicazione, pensati per chi deve conciliare mobilità e lavoro. Anche l’area dell’aeroporto di Trieste si è dotata di postazioni di coworking, rivolte a chi viaggia per affari e ha bisogno di una soluzione flessibile senza doversi spostare troppo dal punto di arrivo.

Una filosofia nuova

Un aspetto che caratterizza il coworking in Friuli Venezia Giulia è la varietà delle esperienze proposte. Non si tratta soltanto di trovare una scrivania, ma di entrare in comunità professionali che promuovono la collaborazione e lo scambio. Molti spazi organizzano incontri tematici, seminari e momenti formativi, creando un ambiente dinamico e stimolante che va oltre il concetto di ufficio tradizionale.

La filosofia alla base di queste realtà è chiara: offrire flessibilità, costi sostenibili e un’atmosfera di condivisione. Non ci sono vincoli di lungo termine, e chiunque può scegliere se lavorare poche ore, un giorno o interi periodi, adattando lo spazio alle proprie necessità. Questa impostazione ha favorito la nascita di comunità eterogenee, dove professionisti di settori diversi – dal digitale alla consulenza, dal design all’imprenditoria sociale – convivono e spesso trovano occasioni per collaborare.



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