Si è svolto venerdì pomeriggio, a Civitanova Marche, il terzo appuntamento firmato Fondazione Carima sul filone della sostenibilità dal titolo “Mare Superum. Sviluppo sostenibile e tutela della biodiversità marina”. Un tema cruciale e di estrema attualità, al centro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che rappresenta una delle sfide ecologiche più grandi che siamo chiamati ad affrontare.
Si è soliti parlare di “pianeta terra”, ma probabilmente sarebbe più corretto dire “pianeta mare” visto che il 71% della superficie terrestre è coperto dall’acqua e che questa immensa distesa blu costituisce il più grande ecosistema al mondo. L’oceano globale contribuisce in modo determinante a processi chiave: regola il clima, produce ossigeno, custodisce la biodiversità e sostiene intere economie. Oggi purtroppo questo patrimonio ambientale è sottoposto a gravi pericoli: cambiamenti climatici, inquinamento, pesca intensiva e nuove specie aliene stanno mettendo a rischio il futuro dell’Adriatico e di tutti i mari del globo.
Il Presidente Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi, nel dare il benvenuto ai presenti, ha spiegato il senso della tavola rotonda, ossia stimolare un momento di confronto e riflessione sul carattere strategico di questa risorsa naturale, rivolto tanto agli amministratori locali e ai professionisti dei settori agroalimentare, ristorativo e turistico quanto all’intera comunità maceratese, con l’obiettivo di generare coscienza ecologica.
Il difficile compito di riassumere l’importanza dell’ecosistema marino per la salute dell’ambiente e dell’uomo è stato affidato a un “equipaggio” di lungo corso, capitanato da Peppone Calabrese. Ad approfondire l’argomento sono stati infatti professionisti che, in ambiti diversi, hanno a che fare con il mare ogni giorno e gli dedicano la vita con il desiderio di avere un mondo migliore.
Calabrese ha esordito affermando: “Oggi parliamo di sostenibilità e biodiversità, ma io direi anche di cura, perché quello che la Fondazione Carima sta facendo è prendersi cura della provincia di Macerata e in particolare delle generazioni future. Desidero quindi ringraziarla perché non è scontato che si promuovano iniziative per informare e sensibilizzare i cittadini. Qualsiasi cosa facciamo è un atto politico per garantire ai nostri figli di rimanere su questo territorio”.
Il primo contributo è stato di Donatella Bianchi, giornalista e scrittrice, al timone del programma di RAI1 “Linea blu” da trent’anni. Una carriera costruita sulla promozione della cultura marinara, che le è valsa incarichi e riconoscimenti prestigiosi, tra cui quelli di Presidente del WWF Italia, Ambasciatrice della Biodiversità e Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
«Il mare – ha detto – cerco di raccontarlo non come una superficie ma come un volume. Questo volume ci consente di vivere bene: l’aria che respiriamo, la mitigazione di fenomeni estremi, il cibo che mangiamo e molto altro viene mare. In questi 30 anni di “Linea Blu” ho visto il Mediterraneo cambiare completamente. All’inizio quando pescavamo si prendeva una ricchezza di specie ittiche e di biodiversità incredibile. Se io oggi esco sullo stesso peschereccio nello stesso posto pesco plastica e rifiuti e per aumentare la produttività di una battuta di pesca si aumenta lo sforzo e non si dà al mare il tempo di ripopolarsi. Sento che nonostante il lavoro di sensibilizzazione e comunicazione fatto in questi anni non basta. Siamo coscienti che non possiamo tornare indietro e che dobbiamo agire rapidamente. Tutti – dai singoli cittadini ai governi, dalle scuole alle aziende – hanno un ruolo nel proteggere il mare dall’inquinamento, dal cambiamento climatico e dall’eccessivo sfruttamento attraverso scelte consapevoli e azioni concrete».
La parola è poi passata a Roberto Danovaro, docente dell’Università Politecnica delle Marche e Presidente della Fondazione Patto con il Mare per la Terra, considerato tra i più autorevoli scienziati marini a livello mondiale.
“L’umanità non può che guardare agli oceani quando si interroga sul proprio futuro – ha spiegato – perché sono loro a ospitare i servizi ecosistemici che ci consentiranno di vivere meglio e sfamarci, anche tenendo conto che la terra è già sovrasfruttata. Il Mediterraneo è per 1/5 italiano e l’Adriatico è la parte più particolare del Mediterraneo, poiché è una sorta di catino in cui i processi sono diversi. Qui si può vedere oggi ciò che succederà domani nel Mediterraneo e nei mari del resto del mondo. Il futuro del mare è nell’art. 5 della Legge sul Restauro della natura del 2024. La natura ha un valore intrinseco straordinario e, se danneggiata, ci aspettiamo che si rigeneri da sola. Invece, proprio come un’opera d’arte, va restaurata. Si tratta di un nuovo tipo di investimento sul mare per accelerare i tempi altrimenti lunghissimi di rigenerazione. L’azione più urgente per trasformare davvero questo decennio nel decennio del ripristino ecologico e avviare un’economia autenticamente rigenerativa è quindi coinvolgere tutti gli attori, pubblici e privati, che possono investire nel ripristino degli ecosistemi marini e non solo. La tutela di quel che è ancora intatto e il ripristino di quanto è invece degradato sono dunque un nostro interesse, poiché essenziali per preservare la nostra salute e per provare a garantire alle future generazioni un futuro migliore”.
Una presenza istituzionale importante è stata quella del T.V. Chiara Boncompagni, Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Civitanova Marche, che ha illustrato il ruolo e le molteplici funzioni della Guardia Costiera, con un particolare focus sul settore della pesca e sulla realtà civitanovese.
“A Civitanova Marche la pesca non è solo un’attività economica, bensì una parte integrante dell’identità comunitaria. Il porto peschereccio è tra i più attivi delle Marche e il mercato ittico rappresenta un punto di riferimento per la filiera locale e regionale, dando occupazione e sostegno al territorio. Tuttavia questa ricchezza è fragile: quote europee, periodi di fermo biologico e nuove specie aliene mettono alla prova il settore. Pesca sostenibile significa rispettare i tempi di riproduzione delle specie, ridurre l’impatto sugli habitat marini, usare attrezzi selettivi che limitino le catture accidentali, ma anche garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose per i pescatori e riconoscere il valore sociale della pesca nelle comunità costiere. La Guardia Costiera è il punto di riferimento per la sostenibilità della pesca in Italia. Il nostro obiettivo è duplice: da un lato proteggere la biodiversità marina, dall’altro garantire trasparenza, tracciabilità della filiera e condizioni di lavoro corrette. A Civitanova Marche non siamo solo un organo di vigilanza, ma un vero punto di riferimento per i pescatori e il comparto ittico locale, accompagnandolo nel percorso verso pratiche più sostenibili. Il futuro della pesca si costruisce su tre pilastri. L’innovazione tecnologica, con flotte più efficienti e sistemi di monitoraggio avanzati. La sostenibilità appunto, attraverso tecniche di pesca selettive e rispetto degli ecosistemi. La responsabilità sociale, poiché il cambiamento non riguarda soltanto gli operatori del mare. I cittadini hanno un ruolo decisivo: un consumo consapevole, attento alla provenienza e alla qualità del pescato, sostiene le pratiche responsabili e valorizza il lavoro delle comunità locali”.
Sicuramente provocatorio Moreno Cedroni con il suo intervento intitolato “Risotto ai rifiuti di mare”. Chef stellato marchigiano, ritenuto tra i più innovativi della cucina internazionale, è un antesignano del riuso e dell’antispreco in cucina nonché della lotta all’inquinamento da plastica. Su quest’ultimo ha detto: «Il problema della plastica è veramente grande. Una carta di credito corrisponde al peso di microplastiche che ingeriamo ogni settimana e, di queste, le nanoplastiche vengono assorbite dal nostro organismo. Esistono almeno sette isole di plastica immerse nel fondo dei mari, alcune pari all’estensione della Spagna, che sono state generate dalle correnti marine. Ricoperte dalle alghe, vengono mangiate dai pesci e poi arrivano a noi. In cucina abbiamo ridotto al minimo l’uso della plastica, ma sono processi che richiedono tempo e impegno da parte di ciascuno di noi».
Quest’anno Cedroni ha ideato un menù di alta ricerca gastronomica basato sulle spine di pesce, nel quale lo scarto dell’animale diventa la materia prima. «Le spine non sono solo l’architettura del pesce, ma ne custodiscono l’anima più profonda, quindi la spina di ogni pesce plasma il piatto con un sapore unico. Nel menù utilizziamo le spine in diversa maniera, creando salse, infusi, cialde, ganache e persino un impasto per la pasta fresca. Lavoriamo in ottica antispreco da sempre, basti pensare che 20 anni fa abbiamo iniziato un discorso sulla pelle del pesce. Le spine dunque sono la continuazione di questo pensiero sostenibile. Ma il nostro non è stato solo un gioco per ribadire il concetto, al centro della ricerca c’è sempre il gusto».
L’ultimo e toccante intervento è stato quello dell’atleta civitanovese Alessandro Gattafoni, testimonial-paziente della Lega Italia Fibrosi Cistica che, grazie alle sue imprese sportive in kayak, è giunto alla ribalta delle cronache nazionali accendendo un faro sua malattia che in Italia colpisce 6.000 persone.
Le sue parole sono state un messaggio di speranza, coraggio e inclusione, che ha emozionato i presenti: “Al mare non interessano i tuoi problemi. Se sei disabile oppure no. Tratta tutti alla stessa maniera. Così ho avuto l’opportunità di poter uscire allo scoperto e di parlare della mia malattia senza aiuti e senza sconti di qualsiasi genere. Il mare è maledettamente equo, è caos perfetto. La mia più grande soddisfazione è poter competere alla pari con gli altri. Quando è nato mio figlio ero consapevole che non avrei potuto accompagnarlo per tutto il suo percorso di crescita, quindi ho voluto fare qualcosa che fosse un esempio per lui e che poi lo è diventato anche per gli altri”.
Insomma, citando il noto naturalista e divulgatore scientifico britannico David Attenborough, «il posto più importante sulla terra è il mare» e per salvarlo c’è bisogno di un’azione collettiva su scala locale, nazionale e globale. Ciascuno di noi può diventare custode dell’ecosistema marino attraverso buone pratiche e idee innovative. Il mare non è di nessuno, ma è una responsabilità di tutti.
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