La Fiera, con le sue sfide vinte e quelle per il futuro, lo sguardo sull’economia, quella del territorio e quella del Mezzogiorno, con l’impatto del Pnrr e le sue scadenze, i pensieri rivolti a Gaza e all’urgenza della pace. Sullo sfondo, inevitabilmente, la politica, con l’atteso intervento di Emiliano, giunto al termine del suo secondo mandato da presidente della Regione. Per Bari è il giorno della cerimonia inaugurale della 88esima Fiera del Levante.
La Fiera “non è semplicemente un luogo né un’esposizione: è un rito collettivo che scandisce il tempo della nostra comunità, ne racconta la storia e ne interpreta le ambizioni”, dice il sindaco di Bari Vito Leccese dal palco, aprendo la cerimonia. Accanto a lui, in rappresentanza del governo c’è quest’anno il ministro per la Protezione civile e per le Politiche del Mare, Nello Musumeci. E poi il presidente della Regione, Michele Emiliano, la presidente dell’Ente Autonomo Fiera del Levante, Simonetta Lorusso, e il presidente della Nuova Fiera del Levante, Gaetano Frulli.
Leccese: “Su Pnrr il governo apra discussione”
“Per Bari e per la Puglia la Fiera del Levante è il tempo del passato, ma anche del futuro. Un futuro che racconta la determinazione e la capacità di un popolo del Sud che non si arrende alle difficoltà”, sottolinea il primo cittadino nel corso del suo intervento, poi, parlando della storia “di rinascita, di orgoglio e di lavoro” della città e della regione, ringrazia Michele Emiliano: “Insieme abbiamo riscritto il nostro destino, e da terra di periferia siamo diventati centro di innovazione e di crescita”. Poi il sindaco rivolge il suo pensiero a Gaza, “alla Global Sumud Flottilla, diretta verso una nuova frontiera di pace tutta da costruire”. “Bari, città operatrice di pace, città del santo che più di ogni altro incarna i valori del dialogo tra popoli e religioni, mai resterà in silenzio di fronte a un popolo che muore sotto le bombe o per fame”. Poi Leccese passa in rassegna l’anno da sindaco appena trascorso, con le questioni più difficili affrontate, come quella della sicurezza nelle piazze o l’emergenza abitativa: “Qualche settimana fa – ricorda il sindaco – abbiamo destinato 3 milioni e 600mila euro del civico bilancio al contributo alloggiativo per far fronte all’assenza di trasferimenti statali. Un atto dovuto, necessario a dare risposte a migliaia di persone che, senza quel supporto, non potrebbero pagare l’affitto rischiando di non avere più un tetto sulla testa. Stiamo provando a contrastare le povertà, vecchie e nuove, senza colpevolizzare né giudicare chi non ce la fa”. “All’ultimo meeting di Rimini – ha proseguito – la presidente Giorgia Meloni ha annunciato una misura di sostegno alle politiche dell’abitare. Da sindaci, non possiamo che esserne felici, anche se ci piacerebbe interloquire con il Governo per comprendere meglio questo Piano casa e i suoi effetti in termini di sviluppo urbano, e soprattutto, conoscerne il modello di gestione perché non si ripetano gli errori del passato”. Quindi il nodo Pnrr: “Chiediamo al Governo di avviare seriamente una discussione sul futuro delle opere finanziate con i fondi del Pnrr. I Comuni sono i principali attuatori della grande scommessa europea, eppure sono gli enti che più hanno sofferto i tagli imposti al turn over sul personale”. “Abbiamo tanto lavoro da fare ma il tempo della burocrazia non ci è amico. Le semplificazioni introdotte non bastano, e la proroga di cui si discute potrebbe essere l’iniezione di fiducia necessaria ai Comuni che si sono assunti la responsabilità di guidare la trasformazione del Paese. Non chiediamo sconti ma tempo e risorse umane per dar forma a quello che per decenni i cittadini non hanno osato neanche immaginare”. E poi lo sguardo sul futuro prossimo: “Nel 2026 ci piacerebbe anche avere una prospettiva per il dopo Pnrr: negli ultimi 3 anni il Pil è tornato a crescere grazie a questo investimento straordinario, ma è assolutamente necessario aprire un confronto per capire come attrezzarci per affrontare la fase successiva a questa iniezione di risorse senza precedenti nella storia recente del nostro Paese”.
L’ultimo discorso da governatore da Emiliano
Parte invece dallo sguardo sul passato, nel suo intervento, Michele Emiliano, ormai prossimo a lasciare la guida della Regione. Nel suo ultimo discorso da governatore (“per ora”, scherza dal palco) alla cerimonia inaugurale della Fiera, Emiliano ripercorre il lavoro fatto nei suoi vent’anni da amministratore. “Sono stati anni esaltanti, sin dalla prima volta nel 2004”, esordisce il presidente della Regione. “Questi venti anni ci hanno consentito di verificare insieme di cosa siamo capaci e di quello che non siamo riusciti a fare”. “Possiamo dire – prosegue – di avere affermato un nostro modello di governo. Sin dal 2004, quando vincemmo le elezioni di Bari, abbiamo sempre vinto tutto e trasformato la Puglia in un’attrattiva ed interessante regione italiana del terzo millennio”. “Abbiamo scelto un percorso fatto di ascolto e partecipazione, convinti che le decisioni più solide nascano sempre da un lavoro comune. Scrivemmo programmi di governo condivisi dal basso, in forum ai quali partecipavano migliaia di persone e definimmo piani strategici con l’aiuto delle Università e del Politecnico”. Rivendica il lavoro fatto, Emiliano, per la regione ma innanzitutto per il suo partito: “Sulla base di questo patrimonio abbiamo fondato e fatto crescere un nuovo partito, il Partito Democratico che in Puglia si è radicato con maggior forza e intensità rispetto ad altrove e che oggi è il protagonista centrale di quello che è avvenuto e soprattutto di quello che avverrà”. “È così che i dati sullo sviluppo economico, sull’occupazione, sulla sanità, sul turismo, sulla cultura, sulla attrazione degli investimenti, sull’agricoltura, sulla capacità di trattamento delle acque e di gestione della siccità ci hanno assegnato un ruolo guida in tutto il Mezzogiorno”.
La stoccata: “Nostro modello diverso da uomo solo al comando”
Ma il discorso di Emiliano è anche il primo dopo il suo lungo silenzio seguito all’annuncio della candidatura di Antonio Decaro alle prossime regionali. Una discesa in campo per la quale l’ex sindaco di Bari aveva posto come condizione la rinuncia alla corsa per il Consiglio sia da parte di Emiliano che di Vendola. Veto, quello sul presidente di Sinistra italiana, che alla fine è caduto, lasciando invece fuori Emiliano che aveva già accettato di fare un ‘passo di lato’. E il commento di Emiliano, alla fine, arriva proprio dal palco della Fiera, con Vendola e Decaro seduti in platea: “Abbiamo voluto proporre un modello diverso da quello che in passato privilegiava la figura dell’uomo solo al comando che determinava tutto, persino chi dovesse essere il sindaco di un paesino. Leader isolati che, invece di generare fiducia, finivano per alimentare tensioni e spinte contrarie. Noi abbiamo scelto un percorso fatto di ascolto e partecipazione, convinti che le decisioni più solide nascano sempre da un lavoro comune”. “È così che le nostre candidature sono diventate naturali, prevedibili con largo anticipo e vincenti perché investiamo sulle persone anni e anni prima, badando alla loro formazione, guidandole a riconoscersi come parte del processo politico che le ha espresse. Nel 2004 sono ‘nati’ tutti i politici più importanti del centrosinistra odierno”, rimarca il presidente della Regione. Poi il riferimento ancora più diretto a Decaro e alla sua richiesta di ‘discontinuità: “Tutti noi siamo parte di questa storia. La vera discontinuità non consiste nel rinnegare il passato, ma nel saperne valorizzare l’eredità per costruire un futuro ancora più solido”. “Ecco perché – prosegue Emiliano – le profonde dissonanze degli ultimi mesi mi preoccupano. Quello che è successo nelle scorse settimane rimane imperscrutabile, perché non pare legato ad alcun reale tema di natura politica. E tuttavia – reclama ancora il governatore – con la responsabilità di sempre e con l’amore per la propria terra, chi ha avuto più giudizio l’ha usato. Per il futuro dobbiamo assumerci l’impegno che episodi simili non si ripetano più”. “Il metodo democratico che ha guidato il nostro agire in questi anni va preservato. Il vero lascito di questo percorso sta proprio qui, nel metodo partecipato che ci ha permesso di commettere meno errori di chi ci aveva preceduto e di crescere insieme”, dice ancora Emiliano ricordando che “ogni candidatura dovrebbe innanzitutto nascere da un programma solido, frutto di confronto, rispetto e partecipazione, e presentato con trasparenza alla comunità. E permettetemi di dirlo, siamo in colpevole ritardo su questo”. Poi, le parole che, pur nella (ennesima) stoccata, lasciano intendere la schiarita: “Mettiamoci alle spalle queste settimane difficili e contraddittorie, tra tensioni, gesti eccessivi e smarrimento. Dobbiamo ritrovare unità, serietà e senso del limite. Imparare di nuovo ad essere generosi e a mantenere la parola data”. “Per il futuro impegniamoci a chiedere sempre conto di quello che viene preteso, per evitare che le condotte dei singoli sfocino nell’arbitrio”, aggiunge Emiliano prima di tornare a parlare dei traguardi raggiunti dalla Puglia, per poi concludere il suo intervento tra lunghi applausi.
La replica di Decaro
“Non credo di essere il prototipo dell’uomo solo al comando – risponderà poi a margine della cerimonia Decaro ai cronisti che chiedono un commento sulle parole di Emiliano – Del discorso di Emiliano ho preso il riferimento al fatto che siamo in ritardo sulla costruzione del programma, quindi vado a continuare la fase di ascolto” con “la coalizione”.
La Fiera tra obiettivi raggiunti e futuro
A prendere la parola dopo Emiliano è Simonetta Lorusso, presidente dell’Ente Autonomo Fiera del Levante, che nel suo intervento evidenzia i risultati ottenuti dalla Fiera: “Oggi celebriamo questa edizione con la consapevolezza di aver compiuto un cammino impegnativo, sulla feconda storicità del passato. Abbiamo riportato la Fiera su una traiettoria di crescita solida, grazie a una gestione rigorosa”. Sugli obiettivi raggiunti dalla Fiera si concentra anche l’intervento del presidente Frulli: “La Campionaria sta vivendo una nuova primavera – sottolinea Frulli – ci siamo dovuti fermare a 400 espositori, con spazi e infrastrutture adeguate avremmo superato questo numero. Siamo riusciti a qualificare ulteriormente l’offerta sui settori strategici”. “La Fiera del Levante ha rappresentato la porta di collegamento fra Occidente e Oriente, in termini economici, politici, sociali e culturali. Il tema che proponiamo per questa edizione è: ‘Soffia a Levante’. La pace costruisce ponti, il commercio li attraversa. I nostri ponti collegano popoli diversi, attualmente, purtroppo, in guerra fra loro. Quest’anno invochiamo Pace, con un messaggio forte e chiaro:la Fiera del Levante è nata per includere, non chiude, ma apre le porte a imprese e popoli”.
Il ministro Musumeci: “Fiera specchio del sistema economico italiano”
A chiudere la cerimonia è l’intervento del ministro Musumeci, che esordisce portando al pubblico “il saluto sincero” della premier Meloni, ricordando quanto sia “noto” “l’interesse e l’attenzione che lega il presidente del Consiglio alla terra di Puglia”. “Lasciatemi dire – prosegue poi il ministro – che questa 88esima edizione della Fiera del Levante coincide con uno dei momenti più importanti per il Mezzogiorno. I governi non creano occupazione. I governi creano le condizioni perché l’impresa nasca, perché l’impresa cresca e perché l’impresa assuma e produca”. “Credo che la Puglia rappresenti e sintetizzi forse al meglio di qualsiasi altra Regione, le angosce, le preoccupazioni, le speranze, le certezze, la tenacia di questo popolo meridionale. Esattamente come la Fiera di Bari è stata nel tempo, forza, passione e destino del Sud Italia, fino a diventare poi interprete delle ansie e delle certezze di tutto il popolo italiano”, aggiunge. “Sono convinto che ormai la Fiera del Levante sia diventata lo specchio, la sintesi dello stato di salute del sistema economico e imprenditoriale italiano. Soprattutto oggi in una fase di crescita, una fase nella quale si torna a respirare, una fase nella quale gli imprenditori tornano a valorizzare il significato dell’azienda. Ecco – sottolinea – la stabilità del governo è uno degli elementi determinanti della crescita del prodotto interno lordo dell’occupazione e degli investimenti e quindi crescono le esportazioni”.
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