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A Ozieri la Cisl rilancia il tema della partecipazione dei lavoratori – Report Sardegna 24


La legge sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, approvata lo scorso maggio dal Parlamento “è la leva che può consentire alla Sardegna di affrontare spopolamento, bassi redditi, transizioni ecologica e digitale, trasformandoli in occasioni di sviluppo e di coesione sociale”. Così il segretario generale della Cisl sarda, Pier Luigi Ledda, ha aperto stamane a Ozieri i lavori del convegno Dare forma alla partecipazione: connessioni per il tempo che viene’, iniziativa promossa per “proseguire il percorso, avviato da tempo dal sindacato, di dare forma alla partecipazione e fare il punto sulla possibilità, anche nella realtà sarda, di mettere insieme le forze tra istituzioni, imprese, lavoratori e parti sociali per affrontare le difficili sfide che si presentano”. 

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Alla presenza del segretario confederale nazionale Cisl Ignazio Ganga, del vicepresidente della Regione, Giuseppe Meloni, della parlamentare di FdI e vicesindaca di Ozieri Barbara Polo, del presidente del Consiglio regionale, Piero Comandini, del vescovo di Ozieri, monsignor Corrado Melis, del direttore generale della Fondazione di Sardegna, Carlo Mannoni, Ledda ha ricordato che la legge nasce dalle “quasi 400.000 firme raccolte in tutte le regioni, nei luoghi di lavoro e nelle piazze, che la CISL ha promosso e accompagnato con determinazione”.

Il segretario ha, quindi, fatto un rapido excursus sulla situazione economica, sociale, occupazionale che vive la Sardegna: un tasso di occupazione che si aggira intorno al 57,7%, contro una media nazionale del 62%. La disoccupazione resta al 12%, con quella giovanile che supera il 30%. Il reddito medio da lavoro nell’isola – ha sottolineato Ledda – è di circa 19.200 euro lordi annui, contro i 22.500 euro della media nazionale. Il reddito medio familiare è poco sopra i 23.300 euro, ma con fortissime disuguaglianze tra le città e le zone interne”. Ancora, “quasi un ragazzo su quattro tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora e non segue percorsi di formazione. È un capitale umano enorme che rischia di restare ai margini, un potenziale che invece dovrebbe essere il motore dello sviluppo.” Per quanto riguarda il sistema produttivo, “il 70% delle imprese sarde ha meno di 10 addetti. Il turismo cresce, ma resta concentrato in pochi mesi l’anno. L’industria tradizionale – energia, chimica, metallurgia – vive da anni incertezze e ristrutturazioni”.

Nel “dare forma alla partecipazione”, per la CISL un ruolo decisivo spetta alle istituzioni regionali. “La Regione non deve essere solo legislatore – ha affermato Ledda –, ma facilitatore di partecipazione e, allo stesso tempo, soggetto essa stessa impegnato nella partecipazione. Questa impostazione non è teoria, ne abbiamo esperienze recenti, come il protocollo sulla sanità, il confronto per arrivare a un protocollo regionale sugli appalti, l’impegno a sostanziare con una dotazione finanziaria nella prossima manovra di bilancio l’attuazione del Patto di Buggerru sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che deve diventare un pilastro permanente di ogni politica regionale. Ci sono poi i tavoli sull’industria e sull’energia e il progetto del telescopio Einstein: un investimento di ricerca e tecnologia che può trasformare l’isola in polo internazionale della scienza e dove la partecipazione sarà decisiva, per legare università, territori, imprese e comunità locali. La Regione ha l’opportunità e la responsabilità di aprire e sostenere i tavoli permanenti di partecipazione: non più concertazione difensiva, ma co-progettazione preventiva”.Accanto alle istituzioni, un ruolo centrale è affidato anche alle imprese.“La Sardegna – ha sottolineato Ledda – ha un sistema produttivo fragile ma radicato nei territori, e proprio qui la partecipazione può diventare un fattore competitivo. Coinvolgere lavoratrici e lavoratori nelle scelte strategiche significa migliorare la qualità, aumentare la produttività, favorire la formazione continua e rafforzare la sicurezza. Abbiamo già esempi positivi: cooperative agroalimentari che crescono grazie alla condivisione, esperienze nel turismo che valorizzano comunità e lavoratori, progetti nelle rinnovabili che distribuiscono valore nei territori. Senza la partecipazione attiva delle persone non c’è vera innovazione né futuro condiviso. È questa la strada che la CISL intende percorrere insieme alle imprese, per fare della Sardegna un laboratorio di sviluppo partecipato e inclusivo”. Ed è proprio in questa direzione che la CISL Sarda propone di pervenire quanto prima alla sottoscrizione di un Patto per il lavoro e lo sviluppo della Sardegna: uno strumento indispensabile per dare stabilità, prospettiva e concretezza alle politiche di crescita e di coesione della nostra terra, mettendo al centro la partecipazione come metodo e come responsabilità condivisa.

Spunti al dibattito sono arrivati dal direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii, intervenuto su ‘Partecipazione, fiducia, futuro: l’Italia e la Sardegna che si muove e quella che si ferma’, e Marco Lai, direttore del Centro Studi Cisl di Firenze, così come dalle esperienze nelle rispettive realtà aziendali raccontate da Anna Maria Busia, consigliera di amministrazione di Abbanoa, Giovanni Mocci, amministratore unico di ARST e Ritto Rauggi, direttore Risorse umane di Sella&Mosca, nel corso della tavolo rotonda moderata dalla giornalista de La Nuova Sardegna Rachele Falchi.

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Le conclusioni sono state affidate al segretario nazionale Ignazio Ganga: “la partecipazione – ha detto – era connaturata negli esordi e nell’intuizione originale che portò alla nascita della CISL. I lavoratori erano già protagonisti, allo stesso piano e senza logica di inferiorità, come scriveva Vincenzo Saba, che oggi celebriamo con orgoglio. La partecipazione è pertanto un insieme di dinamiche che hanno una forza dirompente e generativa. La CISL nella sua storia è anticipatrice, per promuovere nuove stagioni sindacali e del lavoro. Per i lavoratori a cui si è bloccato l’ascensore sociale, serviva una grande azione, là democrazia economica e quindi la partecipazione è stata ed è la strada”.



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